Giorgia Meloni dirotta in Albania 36.000 migranti l’anno. Che fine faranno le persone LGBTQIA+ in fuga dai paesi omobitransfobici africani?

L’accordo bilaterale si presenta come un’apparente mostruosità giuridica, che viola norme nostrane e convenzioni internazionali. "Una vergogna che l’Italia non merita", il commento di Arcigay.

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Giorgia Meloni dirotta in Albania 36.000 migranti l'anno. Che fine faranno le persone LGBTQIA+ in fuga dai paesi omobitransfobici africani? - Giorgia Meloni e Edi Rama - Gay.it
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Il pasticciaccio brutto di piazza Montecitorio. Nella giornata di ieri Giorgia Meloni ha tirato fuori dal cappello un coniglio chiamato Albania, al fianco del Primo Ministro della Repubblica d’Albania Edi Rama. La premier ha annunciato un protocollo d’intesa tra Roma e Tirana per dirottare in Albania 3000 immigrati al mese intercettati dalle proprie navi militari.

Si parla di 36.000 migranti l’anno, da spedire in due aree diverse, ovvero il porto di Shengjin e Gjader. Sarà il nostro governo a realizzare a proprie spese strutture di ingresso e accoglienza temporanea, per espletare celermente le procedure di trattazione delle domande di asilo o eventuale rimpatrio. Ma le domande irrisolte sono assai più delle risposte eventuali. L’accordo bilaterale si presenta infatti agli occhi del mondo come un’apparente mostruosità giuridica, che viola norme italiane e convenzioni internazionali.

L’UE ha immediatamente chiesto “pieno rispetto del diritto comunitario e internazionale”, riguardante soprattutto la concessione del diritto d’asilo, che si applica solo alle domande presentate sul territorio di uno Stato membro, ma non al di fuori di esso. L’Albania, ad oggi, non fa parte dell’Ue.

Che fine faranno i migranti LGBTQIA+ in fuga dai paesi omobitransfobici africani? Meloni ha assicurato che saranno escluse da questo “dirottamento” verso l’Albania le categorie vulnerabili, come donne incinte e bambini, senza specificare chi possa effettivamente rientrare all’interno della cosiddetta categoria “vulnerabili”. In sostanza, verranno “dirottati” sono uomini maggiorneni.

Lo scorso marzo è sbarcata in commissione alla Camera dei deputati una proposta di legge di modifica ai Decreti Sicurezza per cambiare l’articolo 19 relativo al divieto di espulsione e di respingimento, che ad oggi specifica come non si possa disporre “l’espulsione o il respingimento verso uno Stato in cui lo straniero possa essere oggetto di persecuzione per motivi di razza, di sesso, di orientamento sessuale, di identità di genere, di lingua, di cittadinanza, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali o sociali, ovvero possa rischiare di essere rinviato verso un altro Stato nel quale non sia protetto dalla persecuzione“.

Giorgia Meloni dirotta in Albania 36.000 migranti l'anno. Che fine faranno le persone LGBTQIA+ in fuga dai paesi omobitransfobici africani? - proposta di legge migranti - Gay.it

 

La proposta di legge n. 162 voluta dalla destra di governo e attualmente ancora in discussione prevede la soppressione delle parole “di orientamento sessuale, di identità di genere“. In questo modo le persone LGBTQIA+ perseguitate nel paese di origine non potrebbero ottenere protezione speciale in Italia. Orientamento sessuale e identità di genere resterebbero soltanto nel caso di asilo politico.

L’accordo albanese, presentato in fretta e furia, bisognoso di passaggio in parlamento, sotto gli occhi della commissione europea e subito criticato dalle opposizioni, potrebbe quindi vedere i migranti LGBTQIA+ in fuga dall’omobitransfobia dirottati in un Paese che ad oggi ha ancora 21 articoli del codice penale contro le persone LGBTQIA+, pur essendo l’omosessualità depenalizzata dal 1995. Nella sezione 6 del Codice Penale albanese, che riguarda i “crimini sessuali”, c’è distinzione tra relazioni “sessuali” e “omosessuali” quando si tratta di classificare una serie di crimini legati al sesso, un’anomalia che non fa altro che stigmatizzare ulteriormente gli albanesi LGBTQIA+.

Il governo Meloni, nella distrazione generale, continua la sua politica di disprezzo per le persone migranti, cercando di spedirle cinicamente in Albania, distante dagli occhi degli italiani, fuori dall’unione europea, lontano dalle nostre coscienze“, ci ha detto Alberto Nicolini, segreteria nazionale Arcigay con delega ai migranti. “Già in Italia è difficile ottenere servizi di accoglienza di qualità e controllati, figuratevi la concezione dell’umano che ha un governo che paga un paese estero per tenersi 40.000 persone come se fossero merci indesiderate. Non si nominano le persone LGBTQI+ tra le categorie vulnerabili, ma anche se fosse così non cambierebbe nulla: sfido chiunque di noi a immaginare di far coming out rinchiuse in un casermone, in mezzo a connazionali intrinsi di pensieri omotransfobici, in un paese, l’Albania, in cui le persone LGBTQI+ vivono nascoste, perennemente derise in strada come in tv, in cui i pride devono essere scortati, in cui le associazioni faticano anche solo ad esistere. Questo accordo è una vergogna che l’Italia non merita“, ha concluso Nicolini.

La Premier ha detto che saranno escluse le categorie vulnerabili, come donne incinte e bambini, noi chiediamo che siano inserite anche le persone lesbiche, gay e trans in particolare, che nei paesi di provenienza sono a rischio di vita, così come negli hotspot dove sono a rischio di violenze omotransbifobiche. Il rischio è che si voglia usare l’Albania per rimpatriarli in Paesi non sicuri come la Tunisia, dove gli LGBT+ ed i dissidenti politici sono a rischio di vita“, ha commentato Fabrizio Marrazzo, Portavoce Partito Gay LGBT+, Solidale, Ambientalista, Liberale.

Con questo accordo Giorgia Meloni cerca di deportare migranti in Albania“, ha sottolineato Mario Colamarino, presidente del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli da noi contattato. “Vuole lavarsi le mani, evitando di risolvere questioni più urgenti. Dove c’è un’emergenza sposta spesso l’attenzione su altri temi. In questo caso sposta le persone in un altro Paese. Ha detto che escluderà da questa deportazione le persone fragili, ma chi rientra in questa categoria? Che fine faranno le persone LGBTQIA+ migranti? Noi al circolo di cultura omosessuale ci occupiamo da tanti anni di questo, le aiutiamo, abbiamo un gruppo ad hoc, ci occupiamo di formazione nel lavoro e di sostegno. È un tema a cui siamo molto legati e anche per questo motivo siamo chiaramente preoccupati. Speriamo che l’Unione Europea vigili su questa mossa dell’Italia. In commissione alla Camera si sta ancora discutendo se eliminare la protezione speciale delle persone LGBTQIA+ migranti che vengono in Italia. Ecco perché siamo preoccupati che in questa categoria di persone ‘fragili’ a cui Meloni ha fatto riferimento non rientrino anche i nostri fratelli e sorelle LGBTQIA+. L’Europa deve farsi sentire. L’Italia non può diventare come l’Ungheria e la Polonia. Di recente sono stato impegnato con ILGA e EPOA e quello che si percepisce da parte di tutti è la grande paura verso l’Italia, rispetto al tema dei diritti civili. L’Italia viene ormai paragonata ad Ucraina, Ungheria e Polonia. Questa realtà ha creato solidarietà e fratellanza da parte di tutte queste associazioni verso l’Italia. Stiamo pensando ad una grande incontro internazionale, più avanti, a Roma, dove fare il punto sui diritti LGBTQIA+“, ha concluso Colamarino.

Elly Schlein, segretaria del Pd, ha parlato a Radio Capital di un accordo che parrebbe “in aperta violazione delle norme di diritto internazionale e di diritto europeo“.

Riccardo Magi di +Europa ha definito “spaventoso” l’accordo tra Italia e Albania, parlando di “una sorta di Guantanamo italiana, al di fuori di ogni standard internazionale, al di fuori dell’Ue” e “senza che possa esserci la possibilità di controllare lo stato di detenzione delle persone rinchiuse in questi centri”.

Stiamo superando persino i molto discutibili accordi per il contenimento dei migranti tra l’Ue e la Turchia o la Tunisia o quelli ancora peggiori con la Libia”, ha commentato la deputata Pd Laura Boldrini. “Qui si tratta di uno scambio di basso cabotaggio tra un governo che vuole entrare nell’Ue e uno che ha un disperato bisogno di trovare una via d’uscita da un totale fallimento. Un accordo che non promette assolutamente nulla di buono. Che assomiglia più all’ennesima mossa propagandistica sulla pelle dei migranti più che a qualcosa di vagamente sensato“.

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