HIV, sondaggio shock di Gay.it: il 30% dei votanti non fa mai o quasi mai il test

Solo una persona ogni 20, un numero incredibilmente basso - è a conoscenza del proprio stato sierologico.

HIV, sondaggio shock di Gay.it: il 30% dei votanti non fa mai o quasi mai il test - test hiv 2 - Gay.it
3 min. di lettura

Siamo ormai lontani dai tempi in cui l’HIV era al centro dell’immaginario comune: se alla fine degli anni ‘80 la DC Comics pensò addirittura di far morire a causa dell’AIDS Robin, il compagno di Batman, oggi l’attenzione è scesa. E i contagi sono saliti.

Solo nei primi 9 mesi del 2016 ci sono stati 74.962 nuovi casi sul territorio europeo, come affermato nell’ultimo rapporto sull’HIV dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità). Se di per sé il contagio da HIV è affrontabile con la medicina, uno dei problemi collegati è la diagnosi tardiva, che arriva spesso quando il sistema immunitario risulta compromesso. Come coraggiosamente raccontato in una lettera ai lettori da Jonathan Bazzi, ha scoperto di avere l’HIV quando il suo corpo ha iniziato a denunciare la presenza del virus, dunque, anni dopo l’aver contratto il virus. Per questo fare spesso il test HIV è l’unico modo per poter affrontare efficacemente il virus.
Abbiamo chiesto ai lettori di Gay.it ogni quanto eseguissero il test HIV e i risultati sono, ahimè, molto preoccupanti.

Il 30% degli intervistati non fa mai il test HIV, o quasi mai. Senza voler arrivare a consigliare di fare il test ogni volta che si ha un rapporto sessuale, o ogni mese (esagerando) come affermato dal 4%, sarebbe opportuno eseguire il test con regolarità. Le due risposte più scelte dagli intervistati lascerebbero intendere che il test venga eseguito per il 25% ogni anno e per il 23% ogni sei mesi. Solo l’11% ha risposto di tenere un ritmo auspicabile, ovvero ogni tre mesi, periodo finestra entro il quale il virus può manifestarsi. L’8% dichiara di eseguire il test ogni 2 anni.

Tirando le fila: il 38% di chi ha risposto non ha alcuna idea del proprio stato sierologico attuale (assumendo che chi ha risposto di eseguire il test ogni due anni non abbia ricevuto i risultati 3 mesi prima rispetto al nostro sondaggio), il 48% viene a conoscenza del proprio stato sierologico una o due volte l’anno e solo il 14% – una persona ogni 20, un numero incredibilmente basso – è a conoscenza del proprio stato. Volendo evitare gli allarmismi, il fare il test ogni 3 o 6 mesi è da ritenersi adeguato, dunque il 40% circa. Aggiungendo che chi ha risposto al sondaggio sia più sottoposto a queste tematiche, la prospettiva, allargando lo sguardo sulla popolazione, è disastrosa.

Queste risposte vanno certamente contestualizzate e relativizzate: tra chi risponde ci sarà una quota di persone che non esegue il test poiché si trova in una coppia chiusa (quindi, non aperta ad esperienze sessuali con terzi), così giustificando la non necessità di indagare la presenza del virus. La cinica realtà, purtroppo, ci insegna che chi applica questo ragionamento sta ignorando di correre in ogni caso il rischio di entrare in contatto con l’HIV o con le altre MTS (Malattie Trasmissibili Sessualmente). Per quanto la fiducia sia un pilastro della coppia chiusa, nulla assicura che la o il proprio partner non possa avere rapporti non protetti o a rischio con altre persone, portando all’interno della coppia la reale possibilità di contagio. Se non nel caso più che comune che, semplicemente, il proprio partner fisso non abbia mai eseguito prima alcun test HIV, o abbia mentito, seppure abbia probabilmente fatto sesso occasionale non protetto almeno una volta nella propria vita, come dichiarato dal 68% dei lettori di Gay.it. In buona sostanza: chiunque abbia rapporti sessuali non protetti, con una persona fissa o con persone differenti, corre sempre e comunque il rischio.

Nel sesso bisogna essere consapevoli dei rischi per la salute, dunque, e fare il test HIV tutti e spesso, ogni tre mesi se possibile. Poiché, per quanto sembri contraddittorio, è più rischioso fare sesso col proprio partner che non conosce il proprio attuale stato sierologico, piuttosto che fare sesso con una persona con HIV e con viremia bassa (livello del virus nel sangue e conseguente capacità di contagio).

Una delle armi per sconfiggere l’HIV è il test, ma non solo. Bisogna combattere il preconcetto, sbagliato, che l’HIV sia una questione per chi ce l’ha. Come dichiarato recentemente in una intervista da un attivista sierocoinvolto, lo stigma contro le persone sieropositive non fa altro che aumentare la diffusione del virus, poiché il terrore di scoprire di esserlo fa sì che le persone eseguano il test HIV raramente, se non mai. D’altronde, come raccontato davanti a una telecamera da alcuni ragazzi, chi si dichiara sieropositivo viene spesso insultato ed emarginato. Questo clima non fa altro che rendere il virus più forte, aumentare la capacità di diffondersi e, inoltre, essere dannoso, poiché la paura dello stigma spinge le persone a non fare il test HIV e, nel caso di contagi non sotto controllo, correre rischi per la propria e altrui salute. Sconfiggiamo lo stigma contro le persone HIV+ e facciamo tutte e tutti il test!

https://www.gay.it/gay-life/news/hiv-aids-settimana-prevenzione-test-hiv

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Gianluca Laporta 4.12.16 - 0:27

Dio santo. L'unico modo per combattere l' Hiv e affrontare il virus è il preservativo. Ma vi fa schifo nominarlo negli articoli ? Lo dice la parola stessa p r e s e r v a t i v o . VI preserva dal virus. Il test vi fa sapere che siete HIV+. Magari riuscirò a curarmi meglio e prima ma sarò sempre Hiv+. La vera salvezza dal virus HIV ( e dall' aids dopo ) non è farsi il test ogni 6 mesi ma al principio sarebbe avere rapporti SEMPRE protetti col preservativo sia con fidanzati che con partner occasionali e poi fare almeno due test all'anno.

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