Quattro anni dopo il Leone d’Oro, il Golden Globe, il DGA e i due Oscar vinti con La forma dell’acqua – The Shape of Water, Guillermo del Toro torna finalmente al cinema con La Fiera delle Illusioni – Nightmare Alley, candidato a 8 Critics’ Choice Awards tra cui miglior film e miglior regia, in odore di pioggia di nomination Academy e in uscita il 27 gennaio nelle sale italiane distribuito da The Walt Disney Company Italia.
Nuovo adattamento cinematografico del romanzo del 1946 Nightmare Alley scritto da William Lindsay Gresham, già portato sul grande schermo nel 1947 da Edmund Goulding, La Fiera delle Illusioni è un seducente noir d’altri tempi, ambientato nell’America degli anni ’30, da poco uscita dalla Grande Depressione e pronta ad entrare in Guerra contro la Germania di Adolf Hitler. Un Paese che vede il proprio celebrato ‘sogno’ disintegrarsi tra le proprie mani.
Indiscusso protagonista Stanton “Stan” Carlisle, interpretato da un ipnotico Bradley Cooper, giovane, bello, ambizioso e misterioso truffatore vagabondo scivolato all’inferno. Non si conosce il suo passato, nè da dove venga. Un giorno questo fascinoso e spietato manipolatore si presenta in un circo di creature deformi, con l’intenzione di arricchirsi, di puntare al mondo intero, al successo, dopo aver appreso/rubato i trucchi del mestiere ad un ex mentalista alcolizzato. Stan punta a truffare l’alta società newyorkese degli anni quaranta, dopo aver soggiogato la virtuosa Molly e affabulato una misteriosa psichiatra, con la quale pianifica un imbroglio ad un miliardario magnate. Assai pericoloso…
Un mondo popolato da mostri, quello pennellato con straordinaria maestria da Guillermo del Toro, a fine 2022 atteso su Netflix con una nuova versione dark e in stop motion di Pinocchio. L’imbonitore Cooper, che si conferma ancora una volta attore poliedrico, di rara bravura e tendenzialmente sottovalutato, è un uomo spaventoso, privo di umanità, con intercambiabili maschere che vanno ad illuminare un volto segnato da avidità, aridità e malvagità. Ma attorno a lui ruotano figure ugualmente terribili, travolte da follia e degrado. Il regista di Cronos dipinge un’America nera, nerissima, in cui pioggia e neve si alternano senza mai lasciar spazio a cieli nitidi, dove la disperazione umana trionfa su tutto, senza cedere terreno a qualsivoglia traccia di speranza.
Nightmare Alley è un melodramma e al tempo stesso un thriller, un noir con venature horror, un film di spettri e rimpianti, con un brutale protagonista che ispira repulsione, pietà e attrazione, in un’intelaiatura da b-movie d’altri tempi da 60 milioni di dollari di budget. Registicamente sontuoso, con ricche scenografie anni ’40 e sgargianti colori che infiammano ombre, La Fiera delle Illusioni si dipana lentamente tra segreti mai svelati e misteri volutamente taciuti. Uscito negli USA con un divieto ai minori di 17 anni non accompagnati da adulti per la presenza di “scene sanguinolente e violente, contenuti sessuali, scene di nudo e linguaggio volgare”, Nightmare Alley, primo film scritto da Del Toro con sua moglie Kim Morgan, gioca costantemente con l’imbroglio e l’apparenza, tra sensi di colpa mai sopiti e sfrenate ambizioni, mentre l’America devastata dalla Grande Depressione prova a rialzarsi.
Al fianco di un Bradley Cooper da Oscar, magnetico “contadino dai denti dritti” assolutamente convinto di poter sconfiggere persino il fato nascondendosi dietro un costume da sensitivo, si fa strada un’indecifrabile Cate Blanchett, a caccia della sua terza statuetta Academy, con Toni Collette, Willem Dafoe, Richard Jenkins, Rooney Mara, Ron Perlman e David Strathairn a completare un cast perfettamente calibrato.
Centratura che il film fatica a trovare con la sua ultima parte, la più complessa nel bilanciare colpi di scena e verità nascoste, in un intreccio narrativo che lontanamente ricorda Shutter Island di Martin Scorsese, a cavallo tra realtà e finzione, pazzia, dolore e tragedia. Anche se ambientato tra la fine degli anni ’30 e l’inizio degli anni ’40 del secolo scorso, Nightmare Alley riesce con credibilità a prendere a picconate il capitalismo odierno, la cieca sete di successo che inesorabilmente porta a catapultarci verso gli inferi sfuggendo al lieto fine, ribaltando quel falso mito da sempre chiamato “sogno americano”. Qui visto come autentico incubo ad occhi aperti.
Voto: 7.5
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