Noor Salman, moglie dell’uomo che ha ucciso 49 persone nel gay club Pulse di Orlando, ritiene di non avere un giusto processo.
Dopo la morte dell’attentatore di Orlando, Omar Mateen, le indagini dell’FBI si sono concentrate sulla moglie Noor Salman, accusata di aver ostacolato la giustizia e distrutto prove del suo coinvolgimento nell’attentato.
Mateen è stato l’autore del massacro del gay club Pulse nel giugno 2016, uno dei più gravi attentati avvenuti negli Stati Uniti e il più grave tra quelli che hanno colpito la comunità LGBT. L’uomo era stato ucciso dalle forze di sicurezza giunte sul luogo.
Secondo l’istanza presentata dall’avvocato della donna, il processo in un tribunale della Florida sarebbe viziato da un’ampia copertura mediatica a lei sfavorevole e pregiudizievole, pertanto ha richiesto lo spostamento del procedimento in un’altra corte, che sia imparziale.
Il giudice federale Paul Byron ha però respinto la richiesta: “La preminenza della copertura mediatica non inficia necessariamente il giudizio e l’imparzialità dei giurati. L’obiettività non richiede ignoranza”.
Secondo il New York Times, Noor Salman, che si è dichiarata estranea alle accuse, “avrebbe potuto salvare le vittime del marito”. Sul luogo del gay club Pulse, la città di Orlando e la proprietaria hanno accordato la costruzione di un memoriale in ricordo dei defunti.
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