Un attacco omofobo, premeditato e mirato alla Muccassassina. Non hanno dubbi, al Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli di Roma sulla natura dell’incendio che la scorsa notte ha quasi distrutto la discoteca Qube di via di Portonaccio. "I vetri del piano terra sono antisfondamento – ci spiega al telefono Andrea Berardicurti, della segreteria politica del Mieli -. Da quello che si intuisce, devono avere tantato di sfondarli senza riuscirci e, a quel punto, hanno fatto entrare il liquido infiammabile da sotto le tre porte e poi hanno appiccato il fuoco che ha sviluppato un calore sufficiente a incrinare i vetri. Sotto una delle porte, però, il pavimento è inclinato, c’è lo scivolo per i disabili: da lì il liquido deve essere tornato indietro e con esso le fiamme che si erano sviluppate. Questo deve averli indotti alla fuga".
Ed è solo un caso se, per questa volta, non parliamo di vittime. "Il Qube è chiuso e in ristrutturazione da due mesi – continua Berardicurti – e gli operai lavorano fino a tardi. L’ultimo era appena uscito dal locale e si era fermato in un bar vicino per mangiare un panino quando ha sentito un gran trambusto provenire dalla discoteca. Erano le 22.30 circa. Immediatamente sono stati chiamati i vigili e i pompieri che sono accorsi sul posto per domare l’incendio".
Ma perché non c’è alcun dubbio su chi fosse il destinatario di un attacco così grave?
"Fuori dal Qube c’è scritto solo ‘Muccassassina’, non c’è la pubblicità di altre serate – risponde ancora Berardicurti -. I proprietari, con i quali abbiamo ottimi rapporti, non hanno mai avuto minacce o intimidazioni da parte di nessuno e l’unica serata particolare, per così dire, è quella della Muccassassina ogni venerdì. In più, da due mesi il locale è chiuso, ma tutti a Roma sanno che lì si svolgono le nostre serate ormai da anni. Il clima di assoluta e fanatica insofferenza nei confronti della comunità lgbt degli ultimi mesi ha fatto il resto. Non ci stupirebbe scoprire che questo attacco è una risposta delle frange più estreme della destra romana che non hanno gradito le dichiarazioni di condanna, nei confronti dell’aggressione di qualche giorno fa al Gay Village, e di impegno in favore di una legge contro l’omofobia, rilasciate da molti esponenti del centrodestra, Alemanno in testa".
La zona dove si trova il Qube, per altro, non è nuova a episodi di intolleranza di questo genere. Da qualche tempo ha sede a Casalbertone, quartiere confinante con Portonaccio, il Circolo Futurista, organizzazione frequentata da giovani di estrema destra. Non sono mancate, negli ultimissimi anni, le denunce di attacchi a giovani appena usciti da feste svoltesi nel quartiere con tanto di ‘dedica’ ("Queste sono da parte dei fascisti", sarebbe stato detto a due ragazzi malmenati proprio fuori dal Qube) e perfino il pestaggio ai danni di attivisti del Mieli a colpi di spranghe e catene. Insomma, un clima tutt’altro che sereno.
Il Qube inizierà la sua normale attività invernale solo a metà settembre, mentre l’appuntamento con la Muccassassina è per la seconda quindicina di ottobre, quindi, dicono al Mieli "non c’è un pericolo immediato per i frequentatori dell’evento". Qualcosa, però, si dovrà pur fare per prevenire altri attacchi omofobi in città e non solo. "La nostra opinione – spiega Berardicurti – è che le telecamere siano un deterrente umile. Il problema non sono i 100 metri intorno a questo o a quel locale, ma è il clima di intolleranza diffuso e generalizzato. La telecamera rischia di spostare il problema a qualche metro di distanza. Chiederemo al Questore e al Prefetto un più accurato controllo territoriale, ma non con ronde e telecamere. Piuttosto, quello che serve è una più massiccia presenza di forze dell’ordine che però, dal canto loro, hanno subito forti tagli ai finanziamenti e sono costrette a lasciare le macchine dei parcheggi perché non ci sono i soldi per mandarle in giro a presidiare il territorio".
Infine, la segreteria politica del Mieli, ci tiene a ritornare sull’incontro di ieri con il sindaco di Roma. "Abbiamo molto apprezzato le dichiarazioni di Alemanno – sottolinea ancora Berardicurti -: le parole erano quelle giuste da dire in una situazione come questa. Vorremmo però ricordare che quando lo stesso Alemanno ha avuto modo di appoggiare e votare le legge contro l’omofobia in Parlamento non l’ha fatto e che adesso gli si stanno ritorcendo contro la sua campagna elettorale e i cavalli di battaglia usati per farsi eleggere, il tema della sicurezza in primis"
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