Perché tuttə amano Paul Mescal

Non avrà vinto un Oscar, ma trionfa nel cuore di chiunque.

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PHOTOGRAPHED BY RYAN PFLUGER (The HOLLYWOOD REPORTER)
PHOTOGRAPHED BY RYAN PFLUGER (The HOLLYWOOD REPORTER)
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Foto: RYAN PFLUGER (THE HOLLYWOOD REPORTER)

Ogni anno un attore ci fa innamorare più degli altri: non è solo il bello di turno, ma qualcuno che semplicemente esistendo sullo schermo ci imbambola come una cotta tra i banchi di scuola.

Paul Mescal, nello specifico, è l’equivalente del ragazzo gentile al bancone che ci serve il caffè tutte le mattine, di cui non sappiamo nulla ma nella nostra testa è già padre dei nostri figli. Solo che a differenza del barista, è sulle copertine di tutto il mondo.

Se ancora non sapete chi è, provate a digitare il suo nome su qualunque barra di ricerca, da TikTok a Twitter, e vi ritroverete catapultatə in una spirale d’adorazione generale, meme, fancam, screencaps, e tempeste ormonali senza via d’uscita.

Classe 1996 e originario di Maynooth in Irlanda, è comparso nel 2019 in tv in uno spot per salsicce e oggi a 26 anni è tra i più giovani attori a ricevere una nomination come migliore attore agli Oscar 2023 (aggiungendosi alla cricca composta da Orson Welles, James Dean, Heath Ledger e Ryan Gosling).

Nel 2020 è arrivato il colpo di fulmine: esordisce sul piccolo schermo in Normal People, riadattamento televisivo dell’omonimo best-seller di Sally Rooney, stracciando il cuore a chiunque.

Non è solo l’ennesima storia d’amore e non siamo davanti l’ennesimo bello e impossibile: il suo Connell è un giovane uomo eterosessuale che nel giro di otto episodi si spoglia silenziosamente di testosterone, si mette a nudo e crolla insieme a noi, donandoci uno dei personaggi maschili più vulnerabili, onesti, e vivi degli ultimi anni.

Mescal è così bravo che si fatica a pensare che sia diverso dal suo personaggio: davanti i riflettori, sembra il ragazzo timido che vorrebbe scomparire in un angolo e non si vergogna a dire che va in terapia.

Al tipico divo hollywoodiano, ha l’aria di uno capitato per caso alla festa e non vede l’ora di andarsene.

All’arroganza tipica dei maschi che vogliono essere protagonisti a tutti i costi, Paul Mescal sembra uno che preferirebbe restare in silenzio ad ascoltarti. E cosa c’è di più sexy al mondo?

Perfettamente a suo agio in scene di sesso esplicito, nudi frontali, e momenti di ruvida fragilità, per Mescal la mascolinità può essere espressa in mille modi diversi.

Paul Mescal e Frankie Corio in 'Aftersun' (2022)
Paul Mescal e Frankie Corio in ‘Aftersun’ (2022)

Non sarà un caso, che ad oggi si è prestato solo allo sguardo di registe donne: dall’esordio sul grande schermo in La Figlia Oscura di Maggie Gyllenhaal al drama God’s Creatures di Saela Davis & Anna Rose affianco Emily Watson.

Fino alla pellicola che l’ha catapultato sul red Carpet del Dolby Theatre: Aftersun – diretto e scritto da Charlotte Wells, regista trentacinquenne e queer – è un videoricordo di 101 minuti, un’eulogia sussurrata così potente da sentirla nelle ossa.

Nei panni di un padre troppo giovane e fragile per sostenere il peso del tempo e l’amore di una figlia, l’interpretazione di Mescal fa un male cane e ci rimane incollata addosso.

A tutto questo si aggiungono i dietro le quinte insieme a Frankie Corio (fenomenale attrice 13enne che nel film interpreta sua figlia) gli sketch su TikTok con la sorella, le foto in shorts a giro scroto, il red carpet insieme alla mamma, e i social che lo chiamano principessa del popolo.

L’universo di Paul Mescal è una fiaba reale che ci viene facile romanticizzare, inclusa quella storia d’amore con la cantautrice Phoebe Bridgers, che volente o nolente, ne ha amplificato quell’allure da film indie, canzoni tristi, e romanzi di formazione.

Ma questo è solo l’inizio: lo vedremo presto innamorato di Andrew Scott in Strangers e in una relazione impossibile con Josh O’Connor sullo sfondo della Seconda Guerra Mondiale in The History Of Sound, oltre che nei panni del gladiatore più famoso del mondo, nel secondo capitolo del classico di Ridley Scott.

Non sappiamo ancora se l’ascesa al successo di Paul Mescal ne manterrà intatto quel fascino che ci imbambola davanti lo schermo. Tanto vale arrenderci a questa tranvata, finché dura.

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