Michael Stipe sul binarismo di genere: “Nel ventunesimo secolo stiamo riconoscendo le zone grigie”

Nel presentare la personale I have lost and I’ve been lost but for now I’m flying high, Stipe esplora anche le trasformazioni sociali nel concetto di identità.  

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Michael Stipe – ex frontline dei R.E.M. – fa il suo debutto nel mondo delle arti visive. 

Nella personale “I have lost and I’ve been lost but for now I’m flying high” (ho perso e mi sono perso ma per ora volo alto), aperta dal 4 gennaio al 16 marzo alla Fondazione ICA di Milano, il filo conduttore è la vulnerabilità. Una finestra sull’evoluzione creativa di Stipe, che nel presentarla esplora anche le trasformazioni sociali nel concetto di identità.  

Sto riconoscendo nel mio lavoro e nella mia vita che uno dei miei punti di forza, o uno dei miei superpoteri come performer e musicista, come artista, come figura pubblica, molto pubblica, come attivista, è la mia vulnerabilità le donne lo sanno da sempre e ora gli uomini si stanno mettendo al passo. Ma è chiaro che nel ventunesimo secolo, per me, stiamo riconoscendo le zone grigie. Stiamo considerando le sfumature come una parte molto importante di tutto, che il mondo non è diviso in bianco e nero o maschio e femmina”.

Il suo coming out era arrivato nel 1994, al picco della popolarità dei R.E.M. Nel 2011, aveva poi dichiarato di essere “gay all’80%”, rifiutando però qualsiasi etichetta. In un’intervista del 2022 rilasciata al New York Times – occasione per annunciare l’inizio del suo nuovo percorso artistico – Stipe aveva nuovamente condiviso riflessioni personali sul proprio background e sulla sua identità.

Fin da giovane mi sono considerato un outsider. Sono queer e l’ho capito molto presto. Ero in una famiglia di militari che raccoglieva le sue cose e traslocava di continuo, per cui avevamo un modo di vivere diverso dalle altre persone. Ero diverso e mi attirano persone che sono diverse. In effetti il termine ‘outsider’ non mi piace”.

I have lost and I’ve been lost but for now I’m flying high

Curata da Alberto Salvadori, I have lost and I’ve been lost but for now I’m flying high offre una panoramica eclettica delle opere di Stipe, ed è un viaggio visivo che riflette la capacità unica dell’artista di trasmettere attraverso le sue opere visive la stessa voce iconica, calda e malinconica.

Secondo quanto riferito dall’artista, l’esibizione include una varietà di medium artistici: fotografie, copertine di libri, ceramiche, opere audio, installazioni e sculture.

Stipe ha rivelato di aver tratto ispirazione da figure eminenti del mondo dell’arte, come lo scultore rumeno Constantin Brancusi, noto per le sue forme pure ed essenziali, e l’artista italiana Marisa Merz, le cui opere si inseriscono nella tradizione dell’Arte Povera.

Una fusione interessante tra l’approccio innovativo delle Avanguardie storiche del Novecento e la sensibilità contemporanea di Stipe, che evidenzia anche la sua abilità nell’interpretare e reinventare influenze artistiche variegate.

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