U = U, sentenza storica, assolto un uomo accusato di aver trasmesso l’Hiv: se non è rilevabile non si può trasmettere

L'incredibile narrazione della stampa che continua ad utilizzare un linguaggio che incita allo stigma.

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Hiv sentenza Bari su U uguale U Gay.it
Hiv sentenza Bari su U uguale U Gay.it
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Il 23 febbraio il tribunale di Bari ha assolto con formula piena un uomo di 56 anni che era accusato di tentate lesioni personali gravissime per aver avuto un rapporto sessuale senza preservativo con una donna senza dirle di essere Hiv positivo.

Il tribunale ha giudicato che «il fatto non sussiste» riconoscendo che grazie alla terapia antiretrovirale efficace, oggi le persone con l’Hiv non possono trasmettere il virus per via sessuale, anche in caso di rapporti non protetti. In poche parole il tribunale ha sancito il principio di U=U.

Per essere precisi, la notizia è questa:

Un uomo con HIV dell’Abruzzo è stato accusato di tentate lesioni gravissime dopo aver avuto rapporti non protetti con una donna di Bari. Dopo sei anni di indagini e processo, è stato assolto dal Tribunale di Bari in base all’evidenza scientifica che conferma la sua condizione di undetectable equals untransmittable (U=U), ossia incapace di trasmettere il virus. Questo è il primo caso in Italia in cui U=U è riconosciuto come motivo di assoluzione, aprendo un importante precedente giurisprudenziale. La sentenza solleva interrogativi sul trattamento delle situazioni di sesso non protetto tra partner e sottolinea l’importanza di adottare un approccio diverso, evitando narrazioni giornalistiche stigmatizzanti e disinformative. La legge non obbliga le persone con HIV a dichiarare il proprio stato, ma condotte penalmente rilevanti possono essere contestate solo se non vengono prese misure adeguate per proteggere il partner. La prevenzione dell’HIV riguarda tuttə, con l’obiettivo di proteggere lə altrə e sé stessə.

È così da anni, anche se nella percezione collettiva sono ancora in molti a non saperlo. È la più grande rivoluzione dell’ultimo decennio nell’ambito dell’Hiv, ma rimane un’informazione ancora principalmente diffusa tra gli addetti ai lavori. Proprio per questo, le associazioni che si occupano di Hiv, a settembre 2023 hanno lanciato una campagna dal nome U=U, impossibile sbagliare.

Sul sito dedicato, è possibile trovare tutte le informazioni riguardanti questo importante traguardo scientifico, sostenuto da studi solidissimi, che è il fondamento per scardinare decenni di stigma e persecuzione nei confronti delle persone che vivono con Hiv.

Perché si, questa storia rappresenta la perfetta parabola di un paese privo di ogni conoscenza riguardante le buone pratiche di safer sex e senza cultura della salute sessuale, ma subito pronto a condannare una persona con Hiv come l’untore di turno, soltanto perché chi ha l’Hiv in fin dei conti, se l’è andato a cercare (vedi il nostro sondaggio di un anno fa ndr), perché l’Hiv si prende principalmente con il sesso, e il sesso è qualcosa che deve rimanere nell’ombra o istituzionalizzato solo nei rapporti stabili.

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Cos’è la PrEP >

Oggi, grazie a U=U, sappiamo che il rischio di trasmissione in caso di rapporti sessuali per una persona che segue regolarmente la terapia e ha carica virale non rilevabile è Zero. Zero che non ammette nessun se e nessun ma, uno di quei pochi casi nella medicina in cui non ci sono dubbi, ma soltanto certezze. La certezza di poter vivere la vita sessuale in libertà senza nessuna possibilità di mettere in pericolo lə propriə partner sessuali.

Fa male, da addetto ai lavori, vedere come la narrazione di questa storia nella maggior parte dei media, sia ancora condita di stigma e discriminazione nei confronti di chi vive con l’Hiv.

Perché le persone con Hiv non devono confessare (cit.) per forza a nessuno il proprio stato sierologico.

Omettere il proprio stato sierologico non vuol dire nascondere (cit.) qualcosa, non è un atteggiamento ambiguo (cit.), è solo un modo per proteggersi, visto il peso sociale dello stigma e la paura di azioni sconsiderate dovute all’ignoranza e alla mancanza di educazione alla sessualità delle persone.

Dalle parole riportate da una certa stampa intorno alla sentenza di Bari, sembra che l’immaginario generale sia ancora che le persone con Hiv, quelle povere persone malate e anche un po’ scorrette, possano essere accettate solo se non fanno sesso (cit. aveva consumato rapporti sessuali non protetti con una donna pur consapevole della sua sieropositività) altrimenti vengono subito viste come maniaci untori che vogliono spargere il virus.

Campagna U = U

E questo avviene riportando la notizia che racconta che la Legge ha detto che U è uguale a U e non c’è nessuna colpevolezza ad essere positivi al virus, a prendersi cura della propria salute e vivere liberamente la propria sessualità, con U=U non si è un pericolo, si è esattamente come tutte le altre persone.

Carə colleghə, vi lancio un appello, è ora di cambiare questa narrazione. Se non volete farlo per le persone che vivono con Hiv, fatelo almeno per voi stessə, per lə vostrə figliə: la scelta delle parole è importante, le parole fanno male e falsano il racconto.

Il sesso è bello, l’Hiv esiste. Non è giudicando o facendo finta che sia qualcosa non ci riguarda che il mondo diventerà migliore – e magari, un domani, senza Hiv.

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