In Italia è noto soprattutto per il coming out del luglio scorso , ma il giornalista statunitense Anderson Cooper della CNN negli Usa è una celebrity, soprattutto per gli show televisivi di infotainment “Anderson Cooper 360” e “Anderson Live”. Cooper è un reporter intrepido, autore del bestseller “Dispatches from the Edge” in cui racconta le sue esperienze in giro per il mondo fra guerre e carestie, milionario (è figlio dell’ereditiera Gloria Vanderbilt, oggi quasi novantenne, e del suo quarto marito Wyatt Emory Cooper), ex modello segnato nell’adolescenza dalle morti del padre cardiopatico e del fratello suicida raccontate con toni commoventi nei suoi articoli. Sabato scorso, all’Hotel Marriott Marquis, ha ricevuto dalle mani di Madonna , il premio Vito Russo alla cerimonia di consegna dei 24esimi Glaad Awards, tradizionali riconoscimenti destinati a personalità e prodotti dello show business significativi per la rappresentazione positiva della comunità lgbt. In particolare, il Vito Russo Award, che deve il suo nome all’attivista gay fondatore della Glaad nel 1985 e autore del cinesaggio cult “Lo schermo velato”, è assegnato a chi ha fornito il miglior contributo nella lotta contro l’omofobia.
“Ho avuto così tante benedizioni nella mia vita – ha detto emozionato Cooper – ed essere gay è sicuramente una delle benedizioni più grandi. Mi ha permesso di amare ed essere amato e aiutare ad aprire la mia testa e il mio cuore in modi che non avrei mai immaginato. La capacità di amare il prossimo, amare un’altra persona, è secondo me uno dei più grandi doni di Dio e ringrazio Dio ogni giorno per consentirmi di dare e condividere l’amore con le persone della mia vita: la mia famiglia, i miei amici e il mio compagno Benjamin (Benjamin Maisani, n.d.r.). Grazie mille, e grazie per essere qui”.
“So bene di non essere all’altezza di Vito Russo – ha continuato il giornalista -. Lessi “Lo schermo velato” quando frequentavo le superiori: mi aprì gli occhi su come il cinema e i media ci hanno rappresentato per tante generazioni, in modo superficiale e per nulla scrupoloso, danneggiandoci tutti. Vito Russo è stato un eroe. Un eroe come Harry Hay e Frank Kameny, Audre Lorde, Sylvia Rivera. Eroi sono anche Larry Kramer e Peter Staley (attivista di ‘Act Up’, n.d.r.) e sono molto felice che Peter sia qui questa sera. Se mi trovo qui stasera è proprio grazie a quanto loro, insieme a molti altri, hanno fatto per noi. Per quanto hanno detto, per quanto hanno lottato, per i loro arresti e licenziamenti, per le botte, i lividi e il sangue che hanno versato”.
“Come persona omosessuale – ha aggiunto Cooper -, mi sembra importante ricordare che tutti noi facciamo parte di una comunità la cui storia è stata per troppo tempo ignorata e dimenticata. Una comunità i cui personaggi sono stati per troppo tempo ridicolizzati o travisati. Una comunità che, nonostante tutto questo, ha trovato il modo di amare, di ridere e di prendersi cura gli uni degli altri. Una comunità che è riuscita a rimanere in piedi, a puntare sempre più in alto e a renderci finalmente visibili”.
Gli altri Glaad Awards, scelti dai novecento membri dell’omonima e potente associazione lgbt, sono stati assegnati a pioggia in una infinità di categorie – e si trattava della prima premiazione: ne seguiranno altre due, il 20 aprile a Los Angeles e l’11 maggio a San Francisco. Dal miglior reality, andato a “The Amazing Race”, una sorta di “Pechino Express” esteso a tutto il mondo, vinto dalla coppia gay di “The Fabulous Beekman Boys”, alla migliore serie, il telefilm musicale “Smash”, passando per il miglior doc, “How To Survive a Plague” sull’Aids. Ma sono stati premiati anche il miglior articolo lgbt, la miglior intervista, il miglior giornalista, eccetera.