La Corte Suprema degli Stati Uniti ha definitivamente cancellato la legge contro le drag queen voluta e difesa dal governatore della Florida Ron DeSantis, candidato alla Casa Bianca tra i repubblicani. DeSantis si era appellato alla Corte a maggioranza repubblicana nella speranza di un colpo di coda, visto e considerato un tribunale distrettuale aveva già definito incostituzionale la sua legge. Si tratta dell’ormai celebre Protection of Children Act, firmata a maggio da DeSantis e bloccata dal tribunale distrettuale a giugno.
La legge avrebbe consentito allo Stato della Florida di revocare le licenze commerciali di qualsiasi luogo che avrebbe permesso ai minori di assistere a spettacoli drag, anche se accompagnati dai genitori, nonché di emettere multe da $ 5.000 e $ 10.000 contro i locali ritenuti colpevoli. Hamburger Mary’s, bar e ristorante di Orlando noto per i suoi camerieri in abiti drag, aveva citato in giudizio la legge, vincendo. Il Protection of Children Act, aveva certificato un tribunale distrettuale, avrebbe rappresentato una minaccia alla libertà di parola protetta costituzionalmente con il Primo celebre emendamento.
Ora il punto, definitivo, firmato Corte Suprema. I giudici conservatori Brett Kavanaugh e Amy Coney Barret si sono uniti ai giudici più di sinistra della Corte nel respingere la richiesta della Florida, mentre Samuel Alito, Neil Gorsuch e Clarence Thomas hanno votato a favore del ricorso. Sebbene la Corte Suprema non abbia ancora rilasciato alcuna dichiarazione ufficiale sulle motivazioni alla base della sentenza, i giudici conservatori Kavanaugh e Barrett hanno sottolineato come la decisione presa sia figlia della precedente sentenza del tribunale federale, che mirava a impedire l’applicazione della legge contro il bar Hamburger Mary’s, piuttosto che sull’eventuale incostituzionalità della legge.
Per Ron DeSantis, già in difficoltà nei sondaggi contro Donald Trump nella corsa alla candidatura repubblicana alla Casa Bianca, una sonora sconfitta. In pochi anni il governatore ha tramutato la Florida in un inferno per i diritti LGBTQIA+. La tristemente celebre legge Don’t Say Gay, che vieta di nominare l’omosessualità nelle scuole, l’attacco alle drag queen e alle persone transgender, la guerra alla Disney che è già costata un investimento da un miliardo di dollari. La Human Rights Campaign ha diramato un comunicato ufficiale sconsigliando alle persone LGBTQIA+ di partire per la Florida, proprio a causa delle leggi omotransfobiche volute dal presidente. “Chi visita la Florida dovrebbe unirsi a noi e alzare la voce contro scelte politiche pericolose. Chi invece ha scelto un’altra parte del mondo per lavorare, andare a scuola o in vacanza, deve dire a chiare lettere perché non è venuto qui”, ha tuonato Kelley Robinson, presidente dell’organizzazione.
Anche la NAACP, ovvero la più antica associazione pro diritti civili degli States, ha denunciato le politiche di DeSantis come “apertamente ostili rispetto agli afroamericani, in generale alle persone di colore e alle persone LGBTQ+”. Noncurante delle critiche, DeSantis, cristiano cattolico con 3 figli e un’ex conduttrice tv come sposa, ha proseguito sulla strada delle leggi omotransfobiche vietando l’assistenza ai minori per l’affermazione del genere, vietando alle persone trans l’utilizzo del bagno se non corrispondente al sesso loro assegnato alla nascita. Pochi mesi fa la Florida ha approvato una delle leggi più restrittive d’America contro l’aborto, ora vietato dopo le prime sei settimane di gravidanza.
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