Anna Dello Russo non ha bisogno di presentazioni. Celebre stylist di Vogue Italia negli anni d’oro del magazine diretto da Franca Sozzani, direttrice de L’Uomo Vogue e di Vogue Japan, anima creativa dietro le quinte di numerosi brand italiani e, da quando il web ha rivoluzionato il fashion system, una delle più seguite e acclamate fashion icon dei social network.
Abbiamo incontrato Anna durante la Milano Fashion Week appena conclusa, per parlare con lei dell’impatto che la moda ha sul costume e di come essa anticipi, rilanci e amplifichi alcuni grandi messaggi di inclusione e progresso sociale, perché, per dirla proprio come spiega Anna nell’intervista video di questa pagina, “la moda si muove dove si muove il sociale”.
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INTERVISTA ANNA DELLO RUSSO
LA MODA E I SUOI MESSAGGI:
GENDERLESS, FEMMINILE E BODY POSITIVITY
MODA E ANTICIPAZIONI
La cosa bella della moda è che se vuoi leggerla a livello superficiale, puoi parlare di gonnelle e colori, se invece vuoi andare in profondità, ce n’è per tutti. Devi leggere tra le righe e capire le sue anticipazioni, perché la moda all’inizio è sibillina, non la capisci nell’immediato, ma poi svela l’arcano ed è bellissimo. Se vuoi restare in superficie e leggere il messaggio di frivolezza, la moda c’è, c’è anche per quello, sia chiaro. Ma se vuoi andare oltre, scendere in profondità, la moda ti insegna moltissimo.
CAMBIANO LE LEADERSHIP
Chi prima arriva a catturare un trend e a proporlo, si prende tutto. Ecco perché nella moda inaspettatamente cambiano con tanta rapidità le leadership. Magari tu hai pensato per anni a un concetto di moda, poi però arriva un giovane più sveglio di te nel catturare quel concetto e comunicarlo e puff… ti scippa la borsetta.
LA MODA GIOCA SOPRA AL SOCIALE
La moda riflette e riverbera ciò che sta succedendo, se la moda oggi arriva a dei concetti di emancipazione fortissimi, è perché insieme ad essa si sta muovendo il sociale. Non è che la moda si sveglia al mattino e si mette a combattere il razzismo, è un magma che si muove sotto, e la moda ci gioca sopra.
IL GENDERLESS ARRIVA DAGLI ANNI ’90
Io sono nata con il genderless. Negli anni ’90 il genderless era il nous, e forse sembrava un vezzo virtuoso, ma in verità era già una proclamazione bella e buona, prendete Jean Paul Gaultier, faceva sfilare i suoi ragazzi musa in tacchi a spillo o guepiere. O ancora, prendete Helmut Lang, non c’era distinzione se sfilassero uomini o donne, la fluidità era già una realtà in quegli anni e anche Giorgio Armani, con le donne che indossavano capi dal taglio maschile… La moda è come i movimenti tellurici, devi saperli leggere, altrimenti ne vedi soltanto gli effetti disastrosi. Io negli anni ’90 vestivo solo da uomo, ne ero affascinata, ricordo i vestiti di Margiela, non c’erano etichette, non sapevi se fossero da uomo o da donna, non sapevi che taglia fosse, non aveva importanza, erano dei capi già totalmente per tutti. Oppure prendete Hedi Slimane, nel 2000 porta i suoi ragazzini invisibili sulle passerelle di Dior e crea lo “shrimp”, ricordo che facevamo la fila per comprare i suit da uomo rimpiccioliti. Tutto questo abbattimento di genere insomma ha radici profonde e lontane, è questo che voglio dire, la libertà creativa nella moda c’è sempre stata. Così, quando arriva il web e ascendono queste nuove generazioni di creativi di oggi, olè… la moda si lecca i baffi. E ovviamente noi siamo grati a tutto ciò che diventa, come ora, di massa, infatti oggi per esempio le mie nipoti, neanche vogliono sapere una taglia o se un vestito è da uomo o da donna.
LE URGENZE DELLE MINORANZE ORA SONO UN FENOMENO DI MASSA
C’è da dire che oggi ci sono temi su cui c’è molto da fare ancora… penso alle persone disabili, penso all’omofobia che ancora c’è, alla fobia delle persone transessuali… però voglio dire che la moda ha sempre proclamato la liberazione di essi, e ora finalmente questa proclamazione viene recepita come fenomeno di massa, e noi siamo ovviamente grati alle nuove generazioni per questo.
IL FEMMINILE: L GENDERLESS È SUPERATO
In un certo senso si può dire che il genderless è già superato, voglio dire questo, rubandolo a quanto detto da Dean e Dan (il duo di DSquared) ndr): si parla oggi di guardaroba della girlfriend, cioè i ragazzi rubano le cose dal guardaroba della fidanzata, e quindi le perle, le gonne, i pizzi. Questo mi ha fatto riflettere. Uno dei primi a fare una collezione di taglie maschili di vestiti da donna è stato Palomo, il designer spagnolo. Quando uscì questa cosa, fu piuttosto interessante. Ma se ci penso, non sono così stupita: il femminile è insito in tutti noi, dentro ciascuno di noi c’è Iside, la parte inconscia, la parte più vulnerabile, che in psichiatria è appunto definita Iside. Iside è in tutte le persone, uomini, donne, trans, in tutte le persone.
BODY POSITIVITY
Penso che oggi abbiamo due grandi trend, che sembrano opposti, ma che entrambi sono body positive.
C’è da un lato il fenomeno del coprirsi completamente, ma con un concetto tailor su misura. Dall’apparizione di Kim Kardashan completamente coperta in Balenciaga, è iniziato il fenomeno di couture tailored body positive. Non è semplicemente “io sto bene con il mio corpo”, no! Ora Kim ti dice che puoi star bene con il tuo corpo, fasciandoti su misura, insomma ora puoi star bene con il tuo corpo ed esaltarlo con cose che prima non era nemmeno pensabile tu indossassi. Sono pezzi fatti su misura sul tuo corpo. Basta standard, ogni corpo può fasciarsi su misura.
Dall’altro c’è il fenomeno di spogliarsi di tutto. Il cut-out, questo fenomeno di spoliazione, di cut, che ha investito tutte le nuove generazioni di creativi, da Nensi Dojaka in poi. È un trend che spoglia, toglie, e alla fine sei nuda.
Così abbiamo due trend opposti, o ti copri completamente, o sei completamente nuda, ma il dato comune è che entrambi parlano di confidenza con il proprio corpo, puoi star bene nella tua pelle, e questo è davvero un messaggio positivo.
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