Tra tutti gli sport al mondo, il cricket è tra i più inclusivi. Anche nelle sue competizioni di più alto livello, si annoverano parecchi giocatori apertamente LGBTQ+ e dal 1996 esiste una squadra, i Graces Cricket Club formata unicamente da giocatori gay. A volte, però, il profitto e gli interessi economici delle società sportive non amano troppo questa immagine inclusiva che spesso fa scappare gli sponsor meno disposti a mettersi in campo come alleati.
Questo è quello che è successo a Ben Stokes, giocatore di cricket nella squadra Twenty20 International e capitano della England Test. Stokes, di origine neozelandese ma naturalizzato inglese, ha iniziato la sua carriera nel 2011, arrivando ben presto nel Regno Unito come uno dei giocatori più promettenti delle nuove generazioni.
La sua carriera, tuttavia, ha subito un brusco arresto quando, nel 2017, è stato arrestato per una rissa tra le strade di Bristol. All’epoca la notizia fece il giro dei tabloid inglese ma il giocatore non ha mai rilasciato commenti sulla vicenda. Questo finora: nel suo documentario targato Amazon Prime, “Ben Stokes: Phoenix from the Ashes”, il giocatore ha rivelato alcuni dettagli sul processo e sulle sue conseguenze negli anni a seguire.
I protagonisti dello scontro, oltre a Ben Stokes e all’amico e collega Alex Hales che la sera dell’accaduto si trovava con lui, sono Kai Barry, William O’Connor, Ryan Ali e Ryan Hale. I primi due sono una coppia gay che, quella sera, si trovavano in giro per locali proprio come Stokes e l’amico. I secondi sono gli aggressori che, per strada, avevano preso ad insultare con fare minaccioso la coppia.
È facile immaginare come possano essere andate le cose: Stokes ferma la macchina e scende per difendere la coppia aggredita, Ali e Hale diventano violenti e scoppia una rissa. Il tutto viene ripreso in un video diffuso da CCTV che diventa immediatamente virale.
Ben Stokes viene arrestato e si apre un processo in cui si difende dicendo di aver voluto aiutare la giovane coppia gay, nonostante le accuse che lo avrebbero visto partecipare agli stessi scherni che aveva tentato di smorzare. Il processo si chiuse un anno più tardi, nel 2018, con Stokes scagionato da ogni accusa.
Ma, come racconta nel documentario, la storia non era ancora finita. Ben Stokes ha infatti raccontato che, a seguito della vicenda, New Balance ha ritirato la sua sponsorizzazione e ha dichiarato allo Star Observer di non aver mai parlato dei fatti perché non gli era permesso dalla società sportiva. Società che, anche dopo la sua assoluzione, non si è mai espressa in merito, nemmeno con un comunicato ufficiale.
«A volte mi dico: “Se avessi lasciato che accadesse e fossi andato avanti, non sarei qui, tutto questo non sarebbe successo”. Ma probabilmente non mi sarei mai perdonato per essere mai passato davanti a qualcosa del genere»
A sua difesa sono intervenuti anche Kai e William, i due ragazzi che Stokes a difeso, che in un’intervista al The Sun lo hanno definito un eroe, sostenendo che il processo non ci sarebbe nemmeno dovuto essere stato: «Ben ha rischiato la carriera per noi. È il mio eroe. Ha mostrato un’immensa forza di carattere».
Ben Stokes ha anche raccontato come le conseguenze del processo e tutte le pressioni mediatiche e della società sportiva gli abbiano anche fatto valutare di abbandonare definitivamente lo sport. Il suo gesto è passato in secondo piano: escluso e messo in un angolo per le possibili ripercussioni del suo coinvolgimento mentre una domanda sorge spontanea. Sarebbe stato trattato allo stesso modo se i ragazzi che aveva difeso fossero stati etero?
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