La Pesada Subversiva è un collettivo trans-femminista e di “dissidenti sessuali” della Bolivia che da varie settimane sta lavorando ad una iniziativa digitale chiamata “Se va a caer”. Si tratta di una mobilitazione digitale che predilige i social media come Tik Tok per dare visibilità alle persone transgender, ma anche ad altre tematiche, tra cui l’aborto, le rivendicazioni antipatriarcali, il lavoro sessuale e i crimini d’odio LGBTfobico. L’obiettivo è quello di invadere gli spazi virtuali “per indurre alla riflessione”.
Su TikTok, come afferma l’attivista transfemminista Chris Egüez, ci sono molti utenti disposti ad interagire e dibattere su video della durata inferiore ad un minuto: “Se riusciamo a dire tutto quello che dobbiamo dire in così poco tempo, si può costruire dibattito e empatia”.
Si tratta di un attivismo digitale che, attraverso questa piattaforma, può incoraggiare cambiamenti sociali reali, al di fuori dalla Rete.
C’è un video, ad esempio, dove una nonna boliviana parla della sua comprensione e del suo amore verso il nipote e la figlia con un orientamento non eterosessuale.
Per Alejandra Menacho, che si occupa della comunicazione del collettivo transfemminista, rimanere fuori ed escluse dallo sfruttamento delle nuove tecnologie non è un’opzione: “TikTok ci offre un mucchio di strumenti per continuare a occupare gli spazi in modo creativo, senza abbandonare le nostre lotte e cause“.
Diritti LGBT+ e omobilesbotransfobia in Bolivia
Nonostante nel 2016 la Bolivia abbia adottato una legge completa sull’identità di genere, considerata una delle leggi più progressiste al mondo in materia di persone transgender, il matrimonio egualitario resta difficile da conseguire e le aggressioni verso la comunità LGBTQ+ boliviana sono numerose.
Nel luglio 2010, a seguito della legalizzazione del matrimonio egualitario in Argentina, il vicepresidente Álvaro García Linera affermò proprio che il governo non aveva alcune intenzione di legalizzare le unioni tra persone dello stesso sesso.
Nel 2020 ci sono state circa 60 aggressioni verso la comunità LGBTQI+ boliviana e si stima che solo una vittima su dieci denunci, per timore di subire discriminazioni.
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