Nel pieno del Pride Month un altro episodio omofobo trova spazio sui quotidiani nazionali. Pochi giorni dopo l’aggressione verbale di Pavia, due ragazzi gay sono stati pesantemente insultati su un autobus a Bologna, come raccontato dai diretti interessati al Resto del Carlino.
È sabato sera, sono le 22:40. Francesco (nome di fantasia, ndr), originario di San Benedetto del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno, prende il bus della linea 29, in direzione centro città. Insieme a lui c’è il suo coinquilino. I due non fanno niente. Sono semplicemente in piedi, al centro dell’autobus. Dal fondo del mezzo un gruppo di ragazzetti tra i 18-20 anni, cominciano ad insultarli. Pesantemente. Gli urlano “ricch*one”, “fr*cio”. Sono in 6/7. È il branco che si spalleggia, facendosi forza perché in maggioranza. Anche per questo motivo Francesco e l’amico non reagiscono, ma gli insulti durano a lungo. Circa 10/15 minuti.
“Non volevamo dare loro modo di reagire in maniera più violenta. E se avessero avuto un coltello? Insomma, volevamo evitare che la situazione degenerasse. Credo che questo fosse l’intento anche di due ragazze che si trovavano già sul bus. Neanche loro hanno fatto nulla, ma non le biasimo: spero solo che se la situazione si fosse fatta più seria, allora sarebbero intervenute“, confessa Francesco, visibilmente ancora sotto choc. “Non facevamo nulla di strano. Io ero vestito con un completo in ecopelle nero e sotto avevo una canotta. Il mio amico indossava pantaloni con toppe marroni e camicia beige“. Sono le 23, i bulli omofobi si alzano per scendere alla loro fermata. Passano davanti ai due con aria di sfida, continuando ad insultarli. Fanno cadere lo smartphone ad uno dei due ragazzi. Una volta in strada, li salutano con un dito medio.
“Se abbiamo avuto paura? Sì, è la prima volta che mi capita. È stata una cosa abbastanza plateale”, ha concluso Francesco. “A San Benedetto successe un episodio analogo: delle ragazze mi diedero del fr***o. L’autista del bus, sabato, prima che scendessimo, ci ha rassicurato dicendo di aver sentito tutto, che quei ragazzi li conosceva. ‘Se dovesse accadere di nuovo – ha detto – me lo dite, fermo il bus e chiamiamo la polizia’. Ma cosa potrebbe accadere in attesa del 113, su un bus, insieme ai tuoi aggressori?”.
A inizio 2023, come dimenticarlo, Eugenia Roccella, ministra per le pari opportunità del governo meloni, ha negato l’esistenza di un problema omobitransfobia nel Bel Paese.
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Come mai a me ste cose non capitano mai?