Carlo Carcano, l’allenatore dei record dimenticato perché gay

Esonerato dalla Juventus sul punto di vincere il quinto scudetto consecutivo. I pettegolezzi a Torino. Quella giacca di daino regalata da un calciatore. La storia.

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carlo carcano juventus allenatore gay
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Quattro scudetti e mezzo e una giacca di daino hanno fatto la storia, nel bene e nel male, di uno dei più importanti allenatori di calcio nella storia d’Italia. Vittima di pettegolezzi e di una mentalità fascista escludente, ma anche di un oblio legato a una mentalità retrograda, Carlo Carcano ha dovuto lasciare la Juventus poco prima della vittoria del quinto scudetto. La motivazione: la sua presunta omosessualità.

È la storia di una giacca di daino a rendere la vita di Carlo Carcano impossibile. Tra voci di spogliatoio ed eleganza si dipanano le vicende della condanna di un intero ambiente. La volontà di esonerarlo e di non ricordarlo va avanti fino al 2014, quando viene inserirlo nella Hall Of Fame del Calcio Italiano. Una condanna che lascia impietriti, pensando alle parole che lo stesso Carcano pronunciava a quei pochi che lo cercavano:

Dimenticatemi, sarà meglio per tutti

 

Carlo Carcano e il calcio

Carlo “Carlìn” Carcano è una promessa del calcio. Nasce nel 1891 vicino Varese, si appassiona presto al gioco insegnato dagli inglesi al porto di Genova ed entra giovanissimo nell’Alessandria, a centrocampo. È proprio qui che inizia la sua carriera da allenatore, quando non solo si troverà a guidare la squadra di cui aveva portato la maglia, ma anche la Nazionale Italiana, seppure per sei sole partite.

Nel 1930 lo nota il presidente della Juventus, Edoardo Agnelli, già vicepresidente della Fiat. È il momento d’oro di Carlo Carcano, che sul giornale “Lo Sport Fascista” viene definito come “l’esempio italiano per l’organizzazione e l’insegnamento del gioco”. Il primo e l’unico, fino al superamento di Massimiliano Allegri, ad aver vinto quattro scudetti di fila con la propria squadra.

Al tempo Carcano è considerato il miglior allenatore italiano, tanto da essere chiamato per affiancare il tecnico della Nazionale, Vittorio Pozzo, con il quale crea il Metodo, un sistema di gioco vincente. Tra gli azzurri sono ben nove i giocatori che indossano la maglia bianconera ed è qui che la storia di Carlin ha una svolta. Alla vigilia di una partita Italia-Spagna ai mondiali del 1934 Carcano indica come giocatore Mario Varglien, nella rosa juventina, ma Vittorio Pozzo risponde di voler far giocare un altro nome. Carcano acconsente e Varglien sembra non prenderla bene. Ma è un regalo a rendere la vita di Carcano impossibile.

 

La giacca di daino

Qualche tempo dopo, durante una trasferta a Genova, ai giocatori della Juventus viene fatto un regalo: un pacchetto di canditi, un gran regalo per l’epoca. Varglien non li riceve, è infortunato e non si trova in Liguria. Carlin decide di far recapitare anche al suo giocatore, rimasto a Torino, la stessa scatola di canditi che il club bianconero aveva donato ai giocatori. Varglien apprezza il gesto e la generosità del suo allenatore, che non si è dimenticato della sua condizione, per questo decide di omaggiarlo con un regalo specifico: una giacca di daino.

Quella giacca di daino è di grande valore, non solo perché di moda. È un regalo del cognato, che lavora sulle navi che da Genova fanno avanti e indietro con l’America. È stata acquistata a New York. Un regalo immenso, per il 1934. Carcano riceve la giacca, è un gesto che lo emoziona, per questo la indossa sempre e la porta ovunque. Per qualcuno, però, quell’eleganza e alcune voci di corridoio sono un problema. Carcano non è più l’uomo del momento. Va esonerato, subito.

 

Felice Borel e Carlo Carcano
Felice Borel e Carlo Carcano – foto da Il Nobile Calcio

Tra i pettegolezzi e il fascismo

Quell’uomo elegante e raffinato, che indossa sempre quella giacca di daino, non piace più ai dirigenti della squadra. Non importa quanto sia stato capace di portare la Juventus ai livelli più alti del campionato, non importa quanto sia stato capace di aiutare Pozzo con la Nazionale. Nei salotti torinesi sono in tanti a parlare e sparlare.

Ci sarebbero alcuni componenti della squadra nelle grazie di Carlin per un motivo specifico: la loro vicinanza troppo intima con il tecnico. Si tratta di Luis Monti (originario argentino, che aveva disputato la finale dei mondiali del 1930 con la nazionale sudamericana) e di Felice Borel (detto “Farfallino” per il movimento di braccia e mani quando corre sul campo, campione assoluto con il record di 29 reti in 28 partite).

Parole al vento o verità, i salotti torinesi sono frequentati dal vicepresidente della Juventus, il barone Mazzonis, che non tollera più la presenza di un uomo 43enne non sposato e tanto chiacchierato come “invertito”.

Nei salotti si sorride dicendo che sia meglio non farsi vedere da lui senza mutande perché non si sa cosa potrebbe accadere. Edoardo Agnelli acconsente: non si può continuare così. Borel ha venti anni, all’epoca è quindi ancora minorenne. Un buon motivo per allontanare Carcano: sia mai che arrivasse un’accusa per plagio (come sarà per Braibanti negli anni Sessanta). Sono gli anni in cui salvare la faccia davanti al regime fascista è più importante della fortuna della squadra.

 

Carlo Carcano Juventus 1934 foto archivio "Museo Grigio"
Carlo Carcano Juventus 1934 foto archivio “Museo Grigio”

 

Il tempo dell’oblio a Sanremo

È il 10 dicembre del 1934 quando su La Stampa, espressione degli Agnelli, si parla del cambio di allenatore. Carcano si è dimesso, al suo posto sale Carlo Bigatto. Di punto in bianco e senza nessuna spiegazione, Carcano si trova “confinato” a Sanremo. Un piccolo contratto come vice al Genova (all’epoca non più Genoa, causa anglofonia avversata dal Fascismo) e poi più niente. Bisogna attendere alcuni anni per vederlo vice alla Sanremese, in serie C.

Dopo la guerra, un breve ma quasi nullo passaggio all’Alessandria e all’Inter. Il nome di Carcano non è più nel grande calcio. I pochi che lo cercano vengono liquidati con l’ormai tristemente amara risposta: “Dimenticatemi, sarà meglio per tutti”. Carlin ora vive a Sanremo, tra grandi passeggiate e nuotate. Non rinuncia, tuttavia, al suo amore per il football, e fonda la Carlin’s Boys, una squadra di calcio juniores, e organizza infine  anche un torneo per le squadre under-19.

 

La morte e alcuni ricordi postumi

A Sanremo Carlini è ormai un cittadino qualsiasi. Tanto rilevante è sottolineare il successo di quegli anni per il club bianconero, quanto irrilevante è ricordare l’allenatore, gettato nell’abbandono di un oblio totale.

Dopo la guerra e crollato il regime fascista, infatti, Carcano resta non solo estromesso dal sistema calcio che ha contribuito a rendere lo sport più popolare d’Italia, ma il suo nome viene completamente cancellato dalla memoria. Durante una delle sue amate nuotate ha un malore. Muore qualche tempo dopo, a 74 anni, nel 1965. Completamente dimenticato.

Escono, nel tempo, alcuni articoli e testimonianze. Tra le poche che si ricordano c’è quella di Gianni Brera, che su Repubblica del 1986 racconta con malizia il caso Juventus degli anni Trenta, tra Carcano, Monti, Varglien e Borel. Carlin viene raccontato anche da Alfio Caruso, che, nel suo “Un secolo Azzurro” tratta dello scandalo relativo alla sua omosessualità.

Un fatto è certo: Carlo Carcano non è solo vittima del suo tempo. È anche vittima di un oblio a cui ancora oggi è sottoposto. La sua omosessualità lo ha completamente emarginato, da vivo e da morto. L’unico minimo riconoscimento è stato, nel 2014, l’inserimento nella Hall of Fame del Calcio Italiano. Uno scherzo, in confronto a quanto Carlo Carcano abbia fatto per il calcio e lo sport italiani. Quello stesso mondo che lo ha nascosto e che ancora oggi fatica a mostrarlo. Eppure, sarebbe utile raccontare le sue vicende, considerando la difficoltà dei calciatori gay a fare coming out.

Raccontare Carcano, quello che è stato, fare mea culpa e chiedere scusa, nonostante siano passati anni, sarebbe un grande gesto, da parte della Figc e della Juventus stessa.

Perché è impossibile che nel mondo del calcio sia solo Jakub Jankto a sentire la necessità di fare coming out.

 

Lorenzo Ottanelli

 

 

Gli approfondimenti di Gay.it su “Calciatori gay”

Tutti i coming out nel mondo del calcio professionistico maschile dagli anni 90 a oggi 

 

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