La Corte di Cassazione ha cancellato una delle due madri dal certificato di nascita di un* bambin* nat* in Italia dopo un percorso di inseminazione. A darne notizia Famiglie Arcobaleno.
Per la Suprema Corte il ricorso delle madri va respinto perché la legge 40 consente l’accesso alla procreazione medicalmente assistita alle sole coppie formate da uomo e donna. Ancora una volta, in sostanza, la Cassazione ha deciso di far prevalere il divieto imposto dalla legge 40 alle coppie di donne, rispetto al riconoscimento alla nascita dei figli e delle figlie nat* da quei percorsi che la stessa legge assicura alle coppie eterosessuali.
La legge 40, vietando la procreazione assistita alle coppie di donne in maniera del tutto illegittima e antiquata, condanna i figli e le figlie delle coppie dello stesso sesso a una cittadinanza di serie B: per cui un* bambin* nat* da una donazione di seme in una coppia formata da Mario e Maria può e deve essere riconosciut* per legge alla nascita, anche se Mario non è il padre biologico. Ma se un* bambin* nasce dallo stesso tipo di percorso da Maria e Maria lo Stato non gli permette di vedersi riconosciuti entrambi i genitori. Discriminazione e omolesbobitransfobia di Stato che vede l’Italia come unico paese dell’Europa occidentale in questa situazione di violazione.
“Per l’Associazione Famiglie Arcobaleno è inaccettabile e grave che anche le più alte corti si omologhino alla narrazione FALSA di un’adozione in casi particolari (ex Art 44 lettera D) detta anche stepchild adoption, come soluzione per garantire al* minore il diritto fondamentale al riconoscimento anche giuridico di entrambi i genitori. L’adozione in casi particolari, come ribadiamo da sempre, non è la soluzione perché i percorsi delle coppie di donne sono IDENTICI a quelli delle coppie eterosessuali sterili e dovrebbero avere le stesse garanzie”.
Famiglie Arcobaleno ha voluto ricordare l’infinito iter che le coppie delle stesso sesso devono oggi affrontare.
1) l’adozione in casi particolari è subordinata alla volontà dell’adulto, mentre la legge 40 impone la protezione dei nati anche quando non vi sia tale volontà;2) l’adozione in casi particolari presuppone necessariamente una istanza dell’adottante, mentre il dispositivo di cui alla legge 40 è diretto a vincolare il genitore intenzionale alla sua responsabilità genitoriale in ragione del consenso prestato alla PMA;3) l’adozione in casi in particolari presuppone il consenso della madre biologica e dunque in caso di separazione conflittuale, questo consenso potrebbe essere negato, privando il genitore intenzionale dei suoi diritti e doveri nei confronti dei figlie e delle figlie;4) molti tribunali dei minorenni già oberati hanno tempi di attesa di anni anche solo per la prima comparizione;5) i tempi medi per una sentenza di adozione in casi particolari possono arrivare a 3 anni. Nel frattempo i minori sono privati di ogni tutela da parte del genitore intenzionale;6) molti tribunali richiedono anamnesi mediche che nulla hanno a che vedere con l’adozione in casi particolari, che riguarda genitori che già convivono con i figli e le figlie ed esercitano nei fatti la responsabilità genitoriale;7) i costi dell’iter ricadono su famiglie già gravate dai costi della procreazione assistita fatta all’estero che in Italia per le coppie eterosessuali sono sostenuti dal servizio sanitario nazionale.
“Chiediamo fermamente di porre fine a questa palese discriminazione di Stato che, come è evidente, ricade sui nostri figli e sulle nostre figlie privat* di diritti fondamentali per il solo fatto di avere due mamme o due papà“, hanno concluso da Famiglie Arcobaleno, ricordando come la strada da percorrere sia quella di una legge “che consenta il riconoscimento alla nascita di entrambi i genitori per i figli e le figlie delle famiglie omogenitoriali, come quella proposta da Famiglie Arcobaleno e Rete Lenford. Noi andremo avanti, non arretrando di un millimetro“.
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