Scendere in piazza invocando il rispetto della Costituzione e omettere qualsiasi riferimento a ciò che sta subendo la comunità LGBTIQ+ italiana dalla destra di governo. Forse perché molte persone iscritte alla CGIL sono anziane, e il segretario nazionale del più grande sindacato italiano Maurizio Landini ha timore di irritarle. Forse per evitare qualsiasi mugugno, che si sa che certi comunisti ai gay non li hanno mai potuti vedere. Difficile immaginare sia stata una dimenticanza. È stata una scelta bella e buona. Lasciamo perdere i diritti civili, deve aver detto qualcuno, spaventatissimo. Poi chi li vuole sentire i cattolici, subito ha precisato il più pragmatico. Pensiamo a tenere insieme tutti, sui diritti civili la gente si divide, deve aver aggiunto un’anima del ‘900. Noi ci dobbiamo occupare della povera gente, ha chiuso infine quello che si sente davvero di sinistra. Si tratta di frasi verosimili, e non di virgolettati. Non sono mai state dette, per intenderci.
Eppure diritti sociali e diritti civili sono inscindibili, in una liberal-democrazia. Ma non è poi così chiaro se la CGIL immagini una liberal-democrazia in questa discesa in piazza che, più di una protesta sindacale, ha una – legittima – vocazione politica. Ma poco importa se i diritti sociali e civili sono i due lati della stessa battaglia, come ripete spesso Elly Schlein, che i più recenti sondaggi vedono traghettare il PD in salita, contrariamente ai mugugni di molti.
Sabato 7 Ottobre a Roma la CGIL ha indetto la manifestazione “La via maestra“, in riferimento alla Costituzione. Il costituzionalista notoriamente schierato a sinistra Gustavo Zagrebelsky due giorni fa su Repubblica, in un estratto di anticipazione su quanto dirà Sabato in piazza, ci ha rinfrescato la memoria sulla bontà della Carta, su quanto sia importante la Costituzione. Ebbene, anche nel discorso di Zagrebelsky non si fa menzione della persecuzione alle famiglie omogenitoriali, della mancanza di una legge di aggravante per i crimini basati su odio omobitransfobico, della probabile penalizzazione universale della gestazione per altri con esplicito riferimento ai genitori omosessuali, della mancanza di educazione alle differenze e all’abbattimento degli stereotipi di genere nelle scuole.
La comunità LGBTIQ+ italiana in quanto tale non fa parte delle fragilità che stanno a cuore alla CGIL.
Naturalmente qualsiasi persona LGBTIQ+ sarà benvenuta in piazza a Roma Sabato 7 ottobre. Ma la sua presenza sarà per rivendicare diritto al lavoro, alla salute, all’istruzione, a un ambiente salubre e persino alla pace. Questioni sacrosante. Tuttavia – per evitare forse di sembrare troppo filo-occidentali o addirittura anglosassoni – manca un riferimento ai diritti civili e una specifica menzione per la situazione critica della comunità LGBTIQ+ italiana.
All’articolo 3 della Costituzione è scritto:
E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
In particolare la CGIL nella presentazione del programma (QUI), prende di mira alcune prossime azioni del governo e della maggioranza di destra: l’autonomia differenziata e l’elezione diretta del presidente del consiglio. In generale la CGIL contesta, al disegno politico della destra, il tentativo di sbilanciamento dei poteri nell’architettura delle istituzioni. La CGIL ribadisce il ripudio della guerra.
Dei diritti LGBTIQ+ nessuna menzione. Anche dalla piazza della CGIL, in un modo diverso e parallelo a quello della destra, l’Italia sembra guardare da lontano all’Unione Europea.
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