Il trattenuto doc Senza Lucio, l’agiografia di Dalla spaventata dalla sua omosessualità
La questione dell’omosessualità di Lucio Dalla è sempre stata emblematica: il sublime cantante bolognese non si dichiarò mai né appoggiò le molte iniziative della comunità gay nella sua città. L’agiografico documentario “Senza Lucio” diretto dal critico e giornalista cinematografico Mario Sesti accenna timidamente l’argomento – ipotizziamo per rispettare proprio la reticenza in vita di Lucio a questo riguardo – attraverso le parole di Paola Pallottino, autrice di ‘4 marzo 1943’: “Era buffo, lo sapevano tutti, ma Lucio non fece mai coming out”. Anche il suo consulente spirituale, Enzo Bianchi, sfiora imbarazzato la questione accennando a un ‘meum secretum mihi’, cioè un segreto intimo per Dalla stesso. È comunque un peccato, perché la voce narrante è dello storico compagno Marco Alemanno che fotografò per lui i luoghi del cuore (le Tremiti, Sorrento, l’Etna) e la volontà di tranciarne il ricordo sentimentale lascia la sensazione di una mancanza, ma più che di Lucio stesso, di una visione in profondità della sua esistenza. Pur essendo ben fatto e ricco di testimonianze interessanti (Charles Aznavour, Isabella Rossellini, John Turturro, Piera Degli Esposti, Renzo Arbore, Peppe e Toni Servillo), con vari brani di Dalla reinterpretati da altri cantautori (il gruppo Marta sui Tubi per ‘Le rondini’, ‘Ulisse coperto di sale’ cantato dai Novesesti, ‘Caruso’ eseguito da Paolo Fresu, eccetera), non sembra cogliere la complessa anima poliedrica dell’artista puntando sulle sensazioni emotive di amici e conoscenti alla sua scomparsa. Scopriamo così poco più di qualche curiosità, quali le sue presunte doti di medium. Il difetto maggiore di ‘Senza Lucio’, infatti, è proprio svelato dal titolo: sembra quasi che Dalla non manchi solo a chi l’ha amato e conosciuto ma che il ‘vero’ Lucio non ci sia proprio nel doc di Sesti, tranne le sue proiezioni santificate di fan irriducibili.
Superfast & Superfurious, la parodia della serie sui bolidi da competizione con carrozzeria gayfriendly
“Offriamo assicurazione sanitaria completa e riconosciamo gli stessi benefici anche alle coppie omosessuali”. La frase (serissima) viene pronunciata dopo un sonoro rutto dal protagonista Vin Serento alias Toretto (Dale Pavinski) di “Superfast & Superfurious”, parodia demenzial-camp della celebre serie sulle car races che lanciò il compianto Paul Walker. Il comico clone di Vin Diesel continua così la battuta relativa alla sua carrozzeria gay-friendly: “…E non meno importante, abbiamo i venerdì casual!” “Così posso mettermi la mia strafichissima camicia hawaiiana e le mutande col perizoma!!!” continua l’incattivito dipendente Curtis (David Booko). Gli autori di “Scary Movie” e “3ciento” ridicolizzano il machismo imbelle e inebetito dei protagonisti dell’originale, gang di piloti clandestini a Los Angeles, in cui si intrufola il poliziotto sotto copertura Lucas White (il belloccio Alex Ashbaugh). La sgangherata team di Torello è intenzionata a rubare il malloppo del boss un po’ checca della malavita, tale Juan Carlos de la Sol (Omar Chaparro), nascosto in un fast food Taco Bell. Le derive demenziali includono l’urina di Lance Armstrong usata come turbo-propulsore e un navigatore che chiama ossessivamente Torello “cazzo con le orecchie”. Per intenditori cinetrash.
The Search, la seconda guerra in Cecenia del 1999 rivista ispirandosi a Odissea Tragica
C’è un elemento in comune tra il nuovo film di Michel Hazanavicius, il bellico “The Search”, e il precedente “The Artist” che gli aprì la strada al successo e a imponenti finanziamenti per l’opera successivo grazie a cinque inattesi Oscar: il bimbo ceceno Hadij, traumatizzato dall’aberrante brutalità dei soldati russi, protagonista di uno dei tre segmenti di “The Search”, è muto per quasi tutto il film come i personaggi di “The Artist”. Ispirandosi a “Odissea Tragica” di Fred Zinnemann, il cui titolo originale era un identico “The Search”, il regista francese di origini lituane, racconta la dimenticata seconda guerra in Cecenia del 1999 seguendo infatti tre linee narrative che si chiudono in maniera circolare: Hadij scappa col fratellino in fasce dopo aver assistito all’uccisione dei genitori da parte delle milizie postsovietiche e incontra una delegata dell’Unione Europea per i diritti umani, Carole (Bérénice Bejo) che lo aiuterà con la collaborazione di una funzionaria della Croce Rossa (Annette Bening). Nel frattempo Raïssa, la sorella di Hadij, si mette a cercarlo attraverso la Cecenia devastata dal conflitto e, parallelamente, il giovane Kolia è costretto ad arruolarsi nell’esercito dopo essere stato arrestato per possesso di droga trasformandosi in un cinico cecchino-macchina plasmato dai suoi superiori.
Il ritorno di Will Smith nel thriller “Focus – niente è come sembra” su un truffatore d’alto bordo
Da John Requa e Glenn Ficarra, registi dell’action comedy gay “Colpo di fulmine – Il mago della truffa”, un thriller dai risvolti melò nuovamente incentrato sul mondo dei borseggiatori in grande stile. “Focus – niente è come sembra” segna il ritorno di Will Smith nei panni dello scaltro truffatore Nicky Spurgeon che s’innamora a New Orleans della bella Jess (Margot Robbie), scaricata senza remore quando non gli serve più. Ma tre anni dopo la rincontra sul circuito di Formula Uno di Buenos Aires: come mai anche lei si trova laggiù? Colpi di scena alla “Ocean’s Eleven” assicurati e pure una battuta saffica, a dire il vero non raffinatissima, messa in bocca a Farhad (Adrian Martinez), l’affabile socio di Nick: “Suvvia, lo sanno tutti che sei lesbica… Il tuo alito puzza sempre di vagina”.
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