50 associazioni non profit aderenti al Comitato Polis Pro Persona hanno inviato una lettera aperta ai parlamentari chiedendo loro di affossare il DDL Zan, come riportato da NewTuscia. Nulla di nuovo sotto il sole, se non fosse per i termini utilizzati da codesti signori.
“La proposta di legge Zan sulla cosiddetta ‘omofobia’ o identità di genere rischia di essere pericolosa se basata sul diritto penale come strumento di contrasto al problema”, esordiscono le associazioni. “Per questo chiediamo ai parlamentari di abbandonare questa strada e, alla ripresa dei lavori della Commissione Giustizia della Camera, di non procedere in una trasformazione surrettizia dello Stato italiano di una proposta che a nostro giudizio è foriera solo di grandi insidie sociali”.
Una richiesta che fa sobbalzare sulla sedia, perché di fatto costoro chiedono di poter continuare ad aggredire tanto fisicamente quanto verbalmente le persone LGBT, senza dover ricorrere in nessun reato. Siamo così giunti ben oltre la panzana del ‘diritto di opinione’, smascherando l’omotransfobico che è in loro. Queste 50 associazioni sottolineano come “non si possono governare le intenzioni con una norma penale, ma con l’educazione della libertà. Pretendere che presunte ‘istigazioni’ a non meglio precisate ‘discriminazioni’ divengano reato vuol dire solo delegare la magistratura a giudicare le coscienze, ma anche porre la delazione come strumento di rapporto sociale e ciò significherà minare la tenuta sociale della comunità civile”.
E non è finita qui. “Il confronto fra diverse concezioni dell’uomo”, proseguono, “non può essere mutilato con l’imposizione di una specifica antropologia, ovvero quella cosiddetta gender, imposta per legge, perché ciò significa trasformare la Repubblica in Stato etico e comprimere in modo inaccettabile la libertà di pensiero. Per questo per rispondere in modo adeguato al problema teoricamente posto da chi paventa una crescita dell’”omofobia” vanno esplorate strade normative diverse da quelle dell’inserimento di nuovi reati”.
Di quali eventuali ‘strade normative diverse da poter esplorare‘ parlino, ovviamente, non è lecito sapere.
Gay.it è anche su Whatsapp. Clicca qui per unirti alla community ed essere sempre aggiornato.
La Chiesa Cattolica ci ha abituati a queste previsioni tanto catastrofiche quanto fasulle. All'epoca del referendum sul divorzio ci sarebbe dovuta essere la distruzione della famiglia e della società. Al referendum sull'aborto saremmo tutti precipitati nel peccato e nella condanna divina. Dopo la legalizzazione delle coppie gay sarebbe finito tutto, l'umanià sarebbe implosa. Fortunatamente sono sempre meno quelli che si fanno abbindolare.