Martedì 13 luglio il DDL Zan approderà in Senato, con l’aula di Palazzo Madama chiamata a discuterne. Matteo Renzi, leader di Italia Viva che da giorni chiede modifiche alla legge, ha già annunciato che prenderà parola per esporre le ragioni delle proprie richieste. Una pioggia di interventi, questo è certo, che durerà giorni, tanto da riempire probabilmente l’intera prossima settimana. Poi la palla passerà agli emendamenti, che potrebbero far tremare l’Aula.
Roberto Calderoli, dalle pagine de LaRepubblica, ha infatti anticipato di aver “preparato il binocolo da cecchino sul DDL Zan”. “Non presenteremo 82 milioni di emendamenti, come fu per la riforma costituzionale. Niente algoritmo, questa volta, però il fucile è carico“.
Una concreta minaccia che dinanzi ai voti segreti (bastano 20 senatori per farne richiesta), potrebbe concretamente affossare il DDL. Numeri alla mano, in base ai voti sulla calendarizzazione di pochi giorni or sono, i favorevoli sarebbero 145, i contrari 134. 11 senatori di differenza. Basterebbero 5/6 franchi tiratori per far cadere in aula il DDL Zan. Nel 2016 la Lega presentò circa 5000 emendamenti contro le unioni civili. Seguì l’ormai celebre ‘canguro’, che venne ammainato causa mancato sostegno dei 5 Stelle, con successivo voto di fiducia del governo Renzi e approvazione della legge, privata a pochi metri dal traguardo della stepchild adoption.
La Lega si prepara quindi alla guerra in aula, checchè ne dica Matteo Salvini che da giorni chiede ad Enrico Letta di aprire ‘al dialogo’ sul DDL Zan, modificandolo, mentre Simone Pillon si smarca e ribadisce il suo no a qualsiasi tipo di legge: “Non serve, ci sono già le tutele necessarie. Ma se dobbiamo farla, che sia fatta bene“. Ovvero cancellando le persone trans da qualsiasi tipo di tutela e picconare la Giornata Mondiale contro l’Omotransfobia, dal 2004 riconosciuta dall’Unione europea e dalle Nazioni Unite.
Nel dubbio, il tempo scorre. Tra 4 settimane il Senato chiuderà per ferie, con il concreto rischio di dover far slittare il DDL Zan a fine estate, causa non pochi decreti da dover convertire in legge. Dobbiamo quindi prepararsi ad altri mesi di fake news, all’interno di un dibattito da tempo avvelenato. Ma a tutto questo ci siamo ormai tristemente abituati.
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