Ex direttore dell’Espresso ed ex dirigente nazionale Arcigay, Tommaso Cerno è senatore della Repubblica dal 2018, quando venne eletto tra le fila del Partito Democratico, poi salutato per strizzare l’occhio a Italia Viva, approdare tra i banchi del Gruppo Misto e ritrovato a inizio 2021, quando vota la fiducia al Governo e torna nel Pd. Intervistato da Libero, il 46enne Cerno ha rivendicato con orgoglio il suo non voto nei confronti del DDL Zan, impallinato mercoledì scorso dalle destre e dai franchi tiratori. “Unico gay dichiarato del Senato“, Cerno non ha partecipato al voto perché a suo dire il DDL Zan è un “testo tardo-medievale, già vecchio, malfatto“. Un’assenza, quella del senatore, tutt’altro che inedita. Si contano 410 presenze di Cerno a Palazzo Madama su 6.950 votazioni.
“Ho ripetuto in tutte le salse che quel testo aveva molti difetti, che rischiava di istituire un grottesco e sbagliato reato di opinione, che poteva essere migliorato“, ha sottolineato il senatore. “Invece lo hanno proclamato intoccabile, come se Zan fosse Mosè e il suo ddl fossero le tavole della legge dettate dal dio dei gay. Mi hanno escluso da qualsiasi tavolo sulla questione, nonostante io sia l’unico gay dichiarato di Palazzo Madama, perché contestavo il merito della legge e la linea dem del tutto o niente“, ha continuato Cerno. “Sono arrivati persino a telefonare alle trasmissioni tv che mi invitavano, per dissuaderle. Mercoledì ho chiesto di intervenire in aula e mi è stato detto che era un dibattito solo procedurale e non serviva. Si sono comportati da omofobi, loro che si dipingono come omofili“.
Cerno racconta di una telefonata che Zan gli avrebbe fatto, prima del voto decisivo di mercoledì, chiedendogli aiuto: “Ma ormai c’era poco da aiutare: il risultato era scritto, e del tutto prevedibile. Arrivati al voto, ho comunicato che non avrei partecipato, per evitare di passare per boicottatore a voto segreto“. Anche sul numero esatto di franchi tiratori, Cerno ha un suo pallottoliere che evidenzierebbe ‘traditori’ in arrivo dal partito guidato da Enrico Letta: “Il Pd dice 16, Matteo Renzi dice 40, secondo me qualcosa di meno. Per stare certi direi 31, visto che so chi sono i 15 del centrodestra che hanno votato con il Pd a sostegno del ddl, e 16 più 15 fa trentuno. Ora Enrico Letta dà tutta la colpa a Renzi, ma anche se tutti quelli di Italia viva avessero votato col centrodestra, non hanno certo quei numeri. Molti franchi tiratori venivano dal Pd: alcuni perché condividevano le mie critiche al testo, altri perché molto cattolici e quindi contrari in toto“.
Ma Cerno è un fiume in piena, tanto da criticare l’atteggiamento complessivo tenuto da Partito Democratico sul DDL Zan. “L’unica cosa che gli importava non era avere una buona legge, ma avere una bandierina con il marchio Pd. Si sono appesi al feticcio di una legge al ribasso, nata vecchia e scritta male, hanno raccontato che avevano i voti, e il risultato si è visto. La destra ha fatto quel che aveva annunciato, con qualche senatore che ha votato dall’altra parte. La sinistra ha fatto la sinistra, e si è spaccata. Ora scoprono che sull’elezione del capo dello Stato ci sarà il mercato delle vacche: forse devono provare ad eleggere un gay“. Conclusione sul perché il Pd si sia affidato a Zan: “Mah, cosa le devo dire, siamo tutti finocchi ma qualcuno è più finocchio degli altri“.
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Definirlo Giuda è da codice penale e quindi solo una domanda : ma quando a Montecitorio il testo sottoposto a Palazzo Madama è stato approvato , tutti i dubbi che sono emersi dove erano? Che dicano almeno una , solo una cosa che volevano cambiare!