È la senatrice Monica Cirinnà a pubblicare per prima il dossier Senato sul DDL Zan, questa mattina diventato realtà. Un dossier tecnico firmato dai giuristi del Senato.
Nessun rilievo tecnico: si conferma che il testo è scritto in modo preciso, che la libertà di espressione è tutelata e che identità di genere è concetto consolidato nell’ordinamento. Ora avanti.
Smontate pezzo dopo pezzo le fake news diffuse nelle ultime settimane. Andrea Ostellari, senatore leghista auto-proclamatosi relatore, aveva definito il disegno di legge Zan come “scritto male, liberticida, incostituzionale“. Fake news. Gli articoli 1 e 4, attaccati da più parti in modo del tutto infondato, sono stati così ampiamenti illuminati.
L’espressione “identità di genere” ha, per la prima volta, trovato ingresso in un testo normativo con la Direttiva 2011/95/UE che l’ha ritenuta identificativa degli aspetti connessi al sesso che possono costituire motivi di persecuzione, soprattutto ove sia evidente un contrasto tra i dati anagrafici e la rappresentazione esterna di un genere diverso. Nell’ordinamento interno tale disposizione è stata recepita con il D.Lgs. n. 18 del 2014, sull’attribuzione della qualifica di rifugiato, che individua tra i motivi di persecuzione (art. 8) l’appartenenza a un particolare gruppo sociale che può identificarsi anche con riferimento all’identità di genere. Utilizza inoltre l’espressione “identità di genere” dal 2018 anche l’ordinamento penitenziario (v. sopra), unitamente all’espressione “orientamento sessuale”. In merito, la Corte costituzionale con la sentenza n. 221 del 2015, in materia di rettificazione giudiziale dell’attribuzione di sesso, ha affermato che il «diritto all’identità di genere» è «elemento costitutivo del diritto all’identità personale, rientrante a pieno titolo nell’ambito dei diritti fondamentali della persona». Nello stesso senso la Corte si esprime con la sentenza n. 180 del 2017 nella quale ribadisce “che va ancora una volta rilevato come l’aspirazione del singolo alla corrispondenza del sesso attribuitogli nei registri anagrafici, al momento della nascita, con quello soggettivamente percepito e vissuto costituisca senz’altro espressione del diritto al riconoscimento dell’identità di genere”. Solo a titolo di esempio, si ricorda che da ultimo, nell’attribuire le deleghe al Ministro per le pari opportunità e la famiglia, il D.P.C.M. 26/09/2019 ha delegato il Ministro “a promuovere e coordinare le azioni di Governo in tema di diritti umani delle donne e diritti delle persone, nonché le azioni di Governo volte a prevenire e rimuovere tutte le forme di discriminazione per cause direttamente o indirettamente fondate sul sesso, la razza o l’origine etnica, la religione o le convinzioni personali, l’età, l’orientamento sessuale e l’identità di ge- nere, anche promuovendo rilevazioni statistiche in materia di discriminazioni” (art. 2). Sesso, orienta- mento sessuale e identità di genere sono ad oggi i tre motivi di discriminazione più spesso richiamati.
Tutte le fake news lette nelle ultime settimane, diffuse anche da alcune femministe e da Arcilesbica, sono quindi cadute in un colpo solo. Il DDL Zan, poi, NON è liberticida, come ampiamente e più volte ribadito. “L’articolo 4, specifica che ai sensi del disegno di legge in esame, “sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee e alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti” richiamando sostanzialmente quanto espresso dal principio costituzionale di cui all’articolo 21, primo comma, Cost. secondo il quale “tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione“”.
Concetti chiari, inequivocabili, a meno che non si voglia volontariamente gettare fumo negli occhi degli italiani, alimentando menzogne per motivi ideologici e propagandistici. A seguire l’intero dossier, articolo dopo articolo, da sbattere in faccia a chiunque continui a dire panzane nei confronti del DDL Zan.