La settimana decisiva. Dopo la tre giorni di voti e dibattiti parlamentari della scorsa settimana, con pregiudiziali di costituzionalità e centinaia di emendamenti respinti, la legge contro l’omotransfobia, la misoginia e l’alibismo torna oggi alla Camera dei Deputati per il rush finale.
Giovedì scorso ci eravamo lasciati con la bagarre alimentata dalla destra, l’espulsione di Vittorio Sgarbi e le indecenti dichiarazioni delle opposizioni, pronte a tutto pur di affondare il DDL Zan.
Metà legge è blindata, con 4 articoli ancora da approvare e decine di emendamenti da respingere, per un dibattito che riprenderà nel pomeriggio per poi proseguire eventualmente mercoledì e giovedì, nel caso in cui oggi non si dovesse arrivare al voto finale. Tre giorni per portare a casa l’approvazione definitiva della Camera, per poi puntare a inizio 2021 quel Senato che vede la maggioranza al limite, con singoli voti decisivi ad ogni eventuale (e prevedibile) attacco dell’opposizione.
Nella giornata di ieri diversi volti della comunità LGBT hanno voluto replicare a Giorgia Meloni, sottolineando l’urgenza di una legge contro l’omotransfobia anche nel pieno di una pandemia. Perché non c’è benaltrismo che tenga, questa volta. Sono quasi 30 anni che attendiamo questa legge di civiltà. La vogliamo ora.
Una campagna a sostegno del DDL promossa anche da Monica Cirinnà, senatrice Pd che ha sottolineato come “la speranza concreta” sia “quella di approvarlo in tempi rapidi, ma c’è ancora chi, come l’onorevole Giorgia Meloni, si chiede se la comunità LGBTQ+ di questo Paese sia sicura di volere questa legge nonostante il periodo così difficile. La nostra risposta è “Sì, Giorgia Meloni, siamo sicuri”.
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