Pro Vita vs. Carriere Alias: la risposta delle scuole e la spiegazione tecnico giuridica di Angelo Schillaci

Il professore di Diritto comparato ha dato una chiara analisi giuridica delle diffide.

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Sta facendo molto parlare, in questi giorni, l’ennesimo attacco di Pro Vita & Famiglia Onlus alla comunità LGBTQIA+ attraverso una presunta lotta all’ideologia gender che, secondo i conservatori, è arrivata a intaccare anche il sistema scolastico italiano. Si tratta, in questo caso, delle “Carriere Alias”, che molti istituti liceali e universitari hanno introdotto. La “Carriera Alias” è un provvedimento che, se adottato, permette a studenti trans* di utilizzare il nome eletto all’interno degli ambienti scolastici.

In una nota ufficiale, il portavoce della Onlus Jacopo Coghe ha dichiarato: «Abbiamo lanciato la più vasta campagna legale contro l’ideologia gender in Italia, notificando circa 150 diffide ad altrettante scuole che hanno approvato la cosiddetta Carriera Alias per alunni transgender su pressione del movimento Lgbtqia+, intimandone l’immediato annullamento», chiedendo anche l’intervento del Ministro dell’Istruzione Valditara.

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Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia Onlus

L’azione di Pro Vita ha scatenato un dibattito politico e pubblico non indifferente, tra chi appoggia l’iniziativa e chi, invece, la considera un brutale attacco alle libertà personali, studenti in primis. Nel testo delle diffide che sono state inviate agli istituti, l’associazione entra molto nel tecnicismo, facendo riferimento anche ad alcuni articoli del codice civile e penale che sarebbero infrante dall’attuazione delle “Carriere Alias”. Si tratta di una questione delicata che, senza gli strumenti giusti, rischia di essere fraintesa e male interpretata.

Ci ha pensato allora Angelo Schillaci, Professore associato di Diritto Pubblico comparato nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Sapienza di Roma, a fare chiarezza, affidando a un post Facebook una dettagliata analisi delle diffide mosse da Pro Vita. E, come si legge già nelle prime righe, appare subito chiaro come l’azione mossa dalla Onlus sia il risultato della solita mistificazione di cui i conservatori si appropriazione quando si tratta di tematiche LGBTQIA+.

«La diffida si basa su una radicale mistificazione dello scopo e degli effetti delle cd. carriere alias introdotte in sede scolastica; e, da tale mistificazione, fa discendere una serie di effetti giuridici la cui sola prospettazione può, in effetti, ingenerare preoccupazione nelle e nei dirigenti scolastici che, in assoluta buona fede e nel pieno rispetto della legge, hanno deliberato assieme ai competenti organi di istituto di introdurre all’interno della comunità scolastica uno strumento […] che ha l’unico ed esclusivo scopo di contribuire alla creazione e al consolidamento di un ambiente di vita e studio pienamente rispettoso della dignità di ogni persona»

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Angelo Schillaci, Professore associato di Diritto Pubblico comparato nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Sapienza di Roma

La contestazione di Pro Vita si basa sul fatto che la “Carriera Alias” «viola i diritti degli studenti e del personale scolastico che entrano in relazione con i richiedenti l’identità “alias”» ed è «potenzialmente dannos[o] per gli stessi studenti che l[o] richiedono» in quanto incentiverebbe una «percezione soggettiva» dell’identità di genere. L’obiettivo principe della “Carriera Alias” è, in realtà e come spiega Schillaci, esattamente l’opposto: consentire ad ogni studente di esprimere al meglio la propria identità al fine di creare un ambiente e una collettività scolastica più serena, inclusiva e vivibile per tuttə.

Le normative a cui fa riferimento Pro Vita – art. 6 del codice civile in materia di attribuzione di un nome corrispondente al sesso anagrafico e art. 479 e 494 del codice penale in riferimento a falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atto pubblico e d’istituzione di persona – sono anch’esse tirate in causa dietro la stessa mistificazione generalista. La “Carriera Alias” ha effetto solo all’interno degli istituti scolastici, mentre tutti gli atti esterni no vengono toccati. Come ben spiega il prof. Schillaci: «Ciò esclude in radice tutte le contestate violazioni di legge. Infatti: a) la carriera alias non incide sui dati anagrafici della persona e, dunque, non viola le norme in materia di attribuzione di un nome corrispondente al sesso anagrafico. […] b) in conseguenza, non si pone alcun problema in relazione a eventuali delitti di falso: gli atti conservati presso la scuola e aventi valenza certatoria verso l’esterno rimangono intestati al nome anagrafico e non vengono modificati a seguito dell’attribuzione dell’identità alias».

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Le “Carriere Alias” permettono agli studenti trans* di usare il nome eletto nell’ambiente scolastico

Le diffide inviate da Pro Vita & Famiglia Onlus, quindi, non sembrano avere una valenza giuridica fondata e, per il momento, il solo effetto di questa azione definita a più riprese vergognosa è stato quello di scatenare la reazione di studenti e istituti, che si sono opposti fermamente all’invito dell’associazione.

Ad esempio, sono già state rese pubbliche le risposte di due istituti che, da un capo all’altro dell’Italia, hanno espresso il sentire di un sistema scolastico sempre più propenso a garantire le libertà e il rispetto delle identità degli studenti. Dall’Istituto G. Veronesi di Rovereto, in provincia di Trento, arriva la conferma che la direttrice, Laura Scalfi, non darà seguito alla diffida, affermando: «Nel nostro istituto abbiamo affrontato il tema nel collegio docenti ottenendo l’approvazione del cv alias all’unanimità, e questo mi riempie di orgoglio perché è la dimostrazione di come al di là delle convinzioni personali, se una scuola lavora per il benessere dei suoi studenti non ci sono steccati».

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Diversi istituti e licei si sono già rifiutati di abolire le “Carriere Alias”

Sulla stessa linea anche l’Istituto Giulio Cesare e il Liceo scientifico Scacchi di Bari, che si sono rifiutati di dare seguito alla diffida, mettendo al primo posto la libertà degli studenti di esprimere sé stessi. Chiara Conte, preside del liceo Scacchi, ha dichiarato: «Anche noi abbiamo ricevuto la lettera di diffida e mi riservo di rispondere. Ognuno è libero di esprimersi, nel rispetto della libertà dell’altro. Non contesto le idee. La scuola non fa politica, ha il compito di dare agli studenti però la capacità di lettura della realtà così come l’università: sono luoghi di formazione e insegnano a saper riflettere con la propria testa e lasciare la libertà di scegliere singolarmente». Anche la preside del Giulio Cesare, Giovanna Piacente, ha affermato che non intende adottare «provvedimenti abolitivi verso la carriera alias».

L’azione intentata da Pro Vita & Famiglia Onlus non ha decisamente ottenuto l’effetto desiderato dai suoi vertici: sempre più spesso, ormai, le frange conservatrici si scontrano con una realtà sempre più aperta all’inclusione e alle libertà personali. Almeno per il momento, le “Carriere Alias” sembrano essere al sicuro.

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