“C’è qualcuno che può rispondere a Vendola il quale, con l’acidità di una vecchia isterica dichiara che a destra sente puzza di camorra, dicendogli che nella sua sinistra sale alto l’odore di becero frociame“. Così Paolo Trudu, addetto stampa del Pdl al consiglio regionale della Sardegna risponde al presidente della Puglia e leader di Sel Nichi Vendola che rispetto alla vicenda della candidatura di Cosentino in Campania, proprio nelle file del Pdl, aveva detto che “a destra si sente ancora la puzza di camorra”.
C’è voluto poco perché le parole di Trudu, improvvidamente affidate a Facebook si diffondessero e a niente è valso che poco dopo il loro autore le rimuovesse dalla propria pagina sul social network.
“Mentre Obama nel giorno della proclamazione presidenziale fa appello per i diritti dei gay – è stato il commento di Sel -, in Italia accade questo: lui è Paolo Trudu, addetto stampa del PDL al Consiglio Regionale della Sardegna”.
Trudu, dopo aver eliminato lo status da Facebook, vista la reazione provocata tra gli altri utenti del social network e anche nel resto della Rete, ha pubblicato un post in cui tenta di giustificarsi per quello che ha definito “uno scatto d’ira” nato “in un momento di rabbia dettata soprattutto da attacchi che quotidianamente vengono rivolti al partito a cui sono iscritto e al Presidente dello stesso, attacchi spesso pilotati che lo accusano di essere mafioso, pedofilo, e violentatore di minorenni”. Accuse che Trudu attribuisce anche a Vendola.
“Chi mi conosce sa bene che l’omofobia non fa parte della mia cultura – scrive ancora Trudu -. E i tanti amici anche gay lo sanno bene. Se qualcuno si è sentito offeso, me ne scuso profondamente, ma mai nessuno si è scusato quando gli attacchi gratuiti provengono da altre parti verso la mia parte politica, religiosa, culturale sessuale, come se attaccare con veemenza il PdL e i suoi iscritti (il meno che ti dicono e’ “fascista”), o la Chiesa cattolica di cui faccio parte, sia la cosa più normale, ma soprattutto legittima e lecita”.
Trudu precisa nello stesso post di avere espresso “considerazioni personali” che nulla hanno a che vedere con la sua professione o il partito a cui appartiene. E a confermarlo arriva subito una nota del capogruppo del Pdl del consiglio regionale sardo Pietro Pittalis che prende le distanze dalle “gravi affermazioni, espresse a titolo personale, dal giornalista Paolo Trudu e di cui non se ne condivide né la forma né la sostanza”. Pittalis precisa poi di aver inviato una nota di censura a Trudu con la quale lo invita “a presentare immediatamente le proprie scuse all’onorevole Nichi Vendola e riservandosi ogni ulteriore provvedimento al riguardo”.
A metterci il carico da novanta arriva anche il Consiglio dell’Ordine dei giornalisti della Sardegna che ha avviato un’indagine preliminare nei confronti di Turdu per le “frasi omofobe e oltraggiose rivolte a una formazione politica e al suo leader”. “Il Consiglio – aggiunge il presidente dell’Ordine Filippo Peretti – coglie l’occasione per ricordare che tutti gli iscritti all’Albo sono tenuti a rispettare le norme deontologiche a tutela della dignità professionale e del rispetto delle persone anche quando scrivono in forma privata in spazi pubblici o ai quali può accedere il pubblico, come ad esempio i social network”.
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