Il Senato della Repubblica è chiuso per ferie da circa 10 giorni, con il DDL Zan pronto a tornare a palazzo Madama tra circa un mese. Una vacanza ‘mediatica’ per il DDL più chiacchierato di questa legislatura, già approvato alla Camera a fine 2020 eppure ancora in balia di disinformazione e richieste di modifiche al ribasso, avanzate persino da chi ha contribuito a scriverlo e l’ha già votato a Montecitorio.
Ma a difendere il DDL Zan arriva quest’oggi un nome di peso, ovvero Dunja Mijatović, Commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa che ha pubblicato un comunicato dal titolo inequivocabile: “Pride vs. Umiliazione: manipolazione politica dell’omofobia e della transfobia in Europa“. Mijatović cita anche l’Italia, insieme ad Ungheria, Spagna, Polonia e Regno Unito, tra i Paesi in cui “i politici incitano alla transfobia e la perpetuano, mettendo in discussione la “normalità” o addirittura l’esistenza stessa delle persone transgender“.
Parole inattaccabili che risultano ancor più rumorose quando la Commissaria parla esplicitamente del DDL Zan, disegno di legge a suo dire “incontrovertibile“, eppure in grado di suscitare un “acceso dibattito politico“.
“In Italia“, scrive Mijatović, c’è un ddl “dove l’orientamento sessuale e l’identità di genere sono menzionati insieme ad altri motivi in un testo che vieta l’istigazione all’odio e i crimini d’odio“. Un ddl incredibilmente “bloccato da mesi. Gli oppositori sostengono che questa misura minaccia la libertà di espressione e la libertà di pensiero“. Peccato, prosegue Dunja, che l’istigazione all’odio contro le persone Lgbti non sia “tutelata dalla libertà di espressione e nemmeno dalla libertà di religione”.
“La Commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa Dunja Mijatović difende il ddl Zan proprio perché tutela “orientamento sessuale” e “identità di genere” condannando chi lo sta ostacolando da mesi e dividendo l’Europa in 2: stati avanzati e arretrati. Dove vogliamo stare?”, ha cinguettato Alessandro Zan, da oltre un anno impegnato in una battaglia politica e mediatica su una legge di pura civiltà.
Peccato che Matteo Renzi, teoricamente partner di governo, abbia già annunciato a LaRepubblica che Italia Viva “voterà la legge con modifiche su identità di genere e libertà di opinione“, per la gioia di Lega e Forza Italia che da sempre vogliono smantellarla.
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