“Ha fatto il simbolo della fessa” hanno scritto ieri sera sui social, ma il gesto di Emma Marrone a Sanremo 2022 significa molto altro.
“Ogni volta è così, siamo sante e puttane” canta Emma sul palco dell’Ariston, mentre alzando le mani e unendo gli indici e i pollici tra loro, raffigura il simbolo di un triangolo.
Sì, richiama la forma della vulva, ma è soprattutto il simbolo dei movimenti femministi dei primi anni settanta, divulgato durante le proteste per ottenere la parità di genere.
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La prima a farlo fu Giovanna Pala nel 1971 a Parigi, durante un convegno contro la violenza sulle donne: la femminista dichiarò di aver visto per la prima volta il simbolo sulla copertina della rivista femminista Le torchon brûlé.
Il gesto ha scosso una platea e da lì in poi tutta l’Europa: diventò simbolo di rivoluzione sessuale e liberazione dei corpi, di una vagina non è relegata esclusivamente alla fecondazione, ma diventa soggetto presente e attivo, che si svincola da ogni tabù o retaggio culturale dell’epoca.
Riproposto ovunque dal cinema al teatro fino alle arti visive, è lo stesso gesto che ha contribuito all’approvazione dell’aborto.
Riportandolo sul palco più famoso d’Italia (durante un’edizione che neanche quest’anno si risparmia alcuni siparietti vergognosi), Emma invita a non dimenticare, a non piegarsi ai (fin troppi) obiettori di coscienza, rivendicando una libertà d’espressione e scelta che ancora rischiamo di dare per scontata.
“Non parla di relazioni tossiche bensì di relazioni complesse” spiega Emma, parlando del suo brano in gara Ogni volta è così: “Molti amici stanno insieme in una bolla di finzione, per non restare soli non si rischia. Io mi rivolgo alle donne ma il messaggio è per tutti“.
Per l’esibizione, Marrone è stata affiancata da Francesca Michielin, nel ruolo di direttrice d’orchestra, una collaborazione tra donne che ha conquistato la simpatia e la fiducia del pubblico (al Fantasanremo si è portata dietro 10 punti in più per la voce “Dichiarazioni, gesti, o simboli pro femminismo“).
Ma anche Michielin non si è risparmiata: una volta ricevuto il solito bouquet “per le donne” di Amadeus, ha preferito concedere il mazzo di fiori al violinista dell’orchestra.
Ennesima risposta delle nuove generazioni ad una pratica vecchia e ammuffita, che continua ad annoiare concorrenti e pubblico ogni anno che passa.
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