Eugenia Roccella, Ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, è tornata ad attaccare le famiglie arcobaleno dalle pagine del Corriere della Sera. Roccella ha inviato una lettera al quotidiano più letto d’Italia rispondendo alla commissaria europea per l’uguaglianza Helena Dalli, che l’ha accusata di non saper distinguere tra le origini biologiche e lo status giuridico della genitorialità e di mettere in discussione «non solo la genitorialità tra persone dello stesso sesso ma anche il concetto di genitori adottivi».
Questo perché Roccella, poche settimane fa, aveva precisato: “siamo tutti nati da una madre che ci ha partorito e da un padre biologico. Dire che un bambino può avere due mamme e due papà non è la verità”, con il puro intento di attaccare le famiglie composte da persone dello stesso sesso.
“Non credo sia possibile tracciare una così netta demarcazione tra biologia e diritto, contrapponendo la prima al secondo, come se si potessero escludere l’un l’altro“, ha ora scritto Roccella al Corriere. “La filiazione umana è un insieme indistricabile e complesso di elementi biologici, culturali, inconsci, simbolici. È difficile scomporre l’intreccio, sedimentato nella psiche, nella storia e nella cultura, cancellando uno dei componenti. Tanto difficile che il primo paradosso emerge dalla stessa procreazione assistita: se purtroppo in tutto il mondo le adozioni crollano, mentre cresce il ricorso alla fecondazione artificiale, è anche perché si cerca con il figlio proprio quel legame genetico che astrattamente si nega. Questa contraddizione testimonia la resistenza di un bisogno profondo: trasmettere qualcosa di sé, saldare quella catena tra generazioni che permette di superare il confine dell’io e l’angoscia della morte“.
Premesse per partire all’attacco delle «nuove forme di genitorialità».
“I sostenitori della genitorialità sganciata dalla biologia eludono molte altre contraddizioni“, ha proseguito la ministra del governo Meloni. “Per esempio tacciono sul nuovo mercato transnazionale di parti del corpo umano, in particolare di quello femminile, che discende dalle «nuove forme di genitorialità». Solo attraverso la compravendita di gameti e l’utero in affitto, con contratti garantiti da penali, si può infatti oltrepassare il dato biologico. Chi ha frequentato le fiere della fecondazione in vitro ha visto come il lato commerciale di queste pratiche sia ormai esposto alla luce del sole, con tutti i corollari connessi: dépliants pubblicitari, confronto dei prezzi, consulenze. Eppure su tutto questo una parte della politica tace, o preferisce glissare. È imbarazzante, evidentemente, ammettere che gli ovociti delle donne dell’est valgono più di quelle africane, o che i contratti di maternità surrogata hanno clausole spesso molto dure. Per scoprire il gioco basta confrontare, ad esempio, la pratica dei «rimborsi» a chi «dona» i propri gameti con la tradizione solidaristica italiana: nel nostro Paese il sangue, le cellule e i tessuti per i trapianti sono rigorosamente gratuiti, escludendo ogni sfruttamento della povertà o di condizioni di fragilità“.
“E ancora“, conclude Roccella. “Si dice che attribuire rilevanza al dato biologico metterebbe in discussione anche le adozioni. Non è così. Per la Convenzione sui diritti dell’infanzia il minore ha diritto, «per quanto possibile, a conoscere i propri genitori e riceverne le cure». Per quanto possibile: il bambino che non ha avuto la possibilità di crescere con i propri genitori, può, se adottato, trovare altrove amore e cura. Con l’adozione si rimedia a una mancanza che non è stata voluta e progettata, ma data dalle circostanze della vita: crescere senza il proprio padre e la propria madre non è certo un’opportunità, in generale, per un bambino. E infatti il diritto a conoscere le proprie origini, sancito a livello internazionale, si riferisce proprio alle origini biologiche. Insomma: perché è diventato così difficile riconoscere che siamo tutti nati da una madre e da un padre?“.
A queste parole, che stonano se pronunciate da colei che è ministra per le pari opportunità, ha replicato Alessia Crocini, presidente Famiglie Arcobaleno, con un’altra lettera inviata al Corriere della Sera.
“Nel nostro paese da anni sono perfettamente legali i percorsi di procreazione medicalmente assistita, anche la cosiddetta eterologa“, ha precisato Crocini, da noi pochi mesi fa intervistata. “Quei percorsi legali (e passati dal servizio sanitario nazionale) che le coppie eterosessuali possono fare anche per superare eventuali problemi di sterilità attraverso la donazione di ovuli e seme. Grazie a questo ogni anno a migliaia di coppie possono diventare mamme e papà pur non avendo nessun legame biologico con i propri figli. Lei pensa quindi che non siano veri genitori? Vere madri e veri padri? Ecco, le coppie dello stesso sesso, fanno lo stesso identico percorso in paesi in cui questo è perfettamente legale. Le coppie di mamme accedono a una donazione di seme in moltissimi paesi europei, partoriscono in Italia bambini che però, a differenza dei bambini nati nello stesso identico modo da una mamma e da un papà, non hanno diritto a vedersi riconosciute entrambe le loro madri dalla legge italiana“.
“Genitori biologici, genitori adottivi, genitori affidatari, genitori intenzionali: sono scelte che riguardano l’intimità di ogni singola persona“, ha proseguito Crocini. “Da quando la scienza ci consente di sopravvivere a malattie mortali e di diventare genitori, la genitorialità e la capacità di procreare non vanno sempre di pari passo. Ma questo a ben vedere succede dalla notte dei tempi: i bambini nel mondo sono sempre stati cresciuti, amati, protetti ed educati da chi ha donato loro il proprio patrimonio genetico? È la lotteria del Dna che ci rende genitori o la responsabilità che ci assumiamo nei confronti dei nostri figli di amarli e curarli in ogni aspetto della loro crescita?“.
Domande che Famiglie Arcobaleno pone da 18 anni: “essere riconosciuti come genitori perché anche noi persone gay, lesbiche, bisessuali, transgender e queer lo siamo, da sempre. Siamo genitori ogni giorno della nostra vita e della vita dei nostri figli, anche in assenza delle più elementari tutele legali e a prescindere da quanto del nostro Dna alberghi in loro”. Cara Ministra, io sono madre di un bambino di 8 anni che non ho partorito e con cui non ho legami biologici, riprendendo quanto scritto da lei: umilmente penso che la paura della morte non si sconfigga con la sicurezza di trasmettere il proprio patrimonio genetico ma con la certezza di lasciare al mondo figli e figlie fortemente voluti e infinitamente amati“.
Alle parole di Roccella ha risposto anche Pietro Turano, attore che dalle pagine della Repubblica ha rimarcato come la ministra ignori, o finga di ignorare “che nel nostro paese sono già migliaia le famiglie omogenitoriali, talvolta con figli e figlie ormai più che adolescenti. Famiglie composte da genitori che non chiedono il permesso per esistere, ma che proprio a tutela dei figli e delle figlie chiedono di essere riconosciute per quello che già sono“.
Nella sua lettera la Ministra parla di gestazione per altri, asserendo che in alcuni paesi del mondo sussista un tema di sfruttamento delle donne: “anche in questo caso la Ministra forse ignora che i paesi dove può emergere questo rischio sono proprio quelli dove le coppie omosessuali e queer non sono le benvenute, a differenza di quelle eterosessuali (che in Italia continuano a costituire la maggioranza di chi accede a procreazione assistita e gestazione per altri, senza incontrare però ostacoli o strumentalizzazioni politiche)“, ha sottolineato Turano. “La ministra mette anche a confronto la questione economica della gestazione per altri, laddove siano previsti rimborsi per chi porta avanti la gravidanza, con la “tradizione solidaristica italiana” grazie alla quale la sanità pubblica italiana garantisce accesso a tutte le persone, senza differenze. In ultimo la Ministra parla di adozione come luogo dove “il bambino che non ha avuto la possibilità di crescere con i propri genitori può trovare amore e cura”.
Ed è qui che arriva, puntuale e doverosa, la provocazione del volto di SKAM Italia, portavoce del Gay Center.
“Alla luce delle sue dichiarazioni mi sembra evidente che la Ministra Roccella, nel pieno dei suoi poteri e dei suoi doveri, possa dunque aprire una strada affinché a tutti i cittadini e tutte le cittadine italiane venga garantito gratuitamente e facilmente, nel proprio paese, parità d’accesso agli strumenti per la genitorialità, come l’adozione o tutti quelli che la scienza già offre. La stessa scienza che nel nostro paese già permette a genitori eterosessuali di diventare tali, al di là della biologia. La stessa scienza che ci permette di curarci e allungare l’aspettativa di vita. D’altronde ai governi non è richiesto di dare al paese un indirizzo ideologico, ma di riconoscere, amministrare e rappresentare quello che il paese già è. La biologia non può essere un argomento di convenienza per piegare in modo strumentale la realtà alla propria ideologia, ma solo uno dei tanti elementi del reale. E la realtà di questo paese prevede già tante famiglie che pretendono di essere tutelate al pari di qualsiasi altra, secondo gli stessi principi, gli stessi diritti, le stesse opportunità”.
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