Storie queer da Napoli e da Genova, dal mondo e dal vicolo di casa nostra. Storie dal passato e del presente, storie senza tempo, vite da ricordare, da raccontare, da non dimenticare mai. Oggi vi consigliamo quattro novità editoriali a tema LGBTQIA+ e un classico imprescindibile
1) Uvaspina, Monica Acito, Bompiani
Lo chiamano Uvaspina, perché è nato con una voglia a forma di acino sotto l’occhio sinistro. Lo chiamano così da sempre e questo soprannome ha finito per identificarlo e rappresentare la sua indole. L’uva spina esiste per essere spremuta e lenire i dolori degli altri. E così tutti calpestano anche lui a scuola e in famiglia, lo scherniscono per via di quel corpo maschio di madonnina, per quella pelle trasparente e quelle movenze da santa, da uccellino. Uvaspina è il femminiello, l’identità polimorfa, il ragazzino queer. Sta crescendo e si sta scoprendo, scopre il suo corpo, l’amore e il mondo. In una Napoli magica e onnipotente, Monica Acito cala la storia della famiglia Riccio, una storia di chiummi e processioni, di scuorno e mal d’amore, una storia di fratellanza e di legami, di amore e di morte. A metà strada tra Ortese e la Napoli velata di Ozpetek, Uvaspina è già uno degli esordi migliori dell’anno.
2) Il coraggio verrà, Sara Poma, Harper Collins
È l’8 marzo 1972 quando a Campo de’ Fiori, a Roma, un gruppo di donne scende in piazza per rivendicare il proprio posto nel mondo e i propri diritti. Insieme a loro, ma defilata, una ragazza con indosso un dolcevita nero infeltrito e tra le mani un grande cartello con la scritta Fronte di Liberazione Omosessuale. Si tratta di Maria Silvia Spolato, insegnante di matematica di origine padovane approdata nel Lazio per lavoro. Donna lesbica e femminista militante, Spolato farà parlare di sé per aver sfidato la morale del tempo, compiendo il primo coming out pubblico nella Storia del nostro paese. Il coraggio verrà di Sara Poma, edito da Harper Collins, ripercorre la sua storia e la storia di un’epoca infiammata e decisiva per la lotta della comunità LGBT+. Nonostante i buchi biografici e le numeroso mistificazioni, Poma riesce a ricostruire la vita di una donna che ha giocato a nascondino con la vita, palesandosi e nascondendosi dagli altri ma mai da sé stessa. Maria Silvia Spolato è stata un’attivista intersezionale ancor prima che l’intersezionalità fosse un tema, una militante sempre lucida e all’avanguardia, capace pur nella sua evanescenza di imprimere il suo pensiero e il suo orizzonte pratico e ideologico, una donna disturbante e provocatoria, che ha pagato aspramente (con la solitudine e l’invisibilità, con il nomadismo e l’oblio) il prezzo di essere fedele a sé stessa.
3) I travestiti. Fotografie a colori, Lisetta Carmi, Contrasto
E proprio in quel 1972 – mentre Maria Silvia Spolato scendeva in piazza con il cartello del F.L.O. – la casa editrice romana Essedi pubblica I travestiti, un volume fotografico che racconta per immagini la vita dei travestiti genovesi. A distanza di oltre cinquant’anni e a qualche mese dalla morte di Lisetta Carmi, il volume torna in libreria grazie ai tipi di Contrasto e alla curatela di Giovanni Battista Martini. I travestiti. Fotografie a colori, oltre a raccogliere fotografie inedite e a colori, presenta testi di Carmi stessa, dell’attivista Juliet Jacques, dello psichiatra Vittorio Lingiardi e di Paola Rosina, che ripercorre la storia editoriale del libro e il lavoro dell’autrice, che ha dato dignità e ha colto tutta la bellezza e la liricità nei corpi prodigiosi e obliqui dei suoi soggetti. Un documento importantissimo.
4) Con i denti, Kristen Arnett, Bollati e Boringhieri
Ci sono libri che arrivano per creare crepe e dissapori, per generare inciampi e corrompere gli sguardi. Proprio come Con i denti di Kristen Arnett, che giunge in sordina, quatto quatto, e sciabola a un centimetro dal nostro volto descrivendo uno squarcio di verità ruvido, affatto conciliante. Con un talento davvero notevole, Arnett racconta una vicenda che ha il suo nucleo nella famiglia di Monika e Sammie, madri di Samson, un bambino energico e rabbioso che mette a dura prova la tenuta della coppia. Con i denti disintegra il velo nero che copre e mistifica la narrazione intorno alle famiglie omogenitoriali e fotografa un’unità in crisi, caotica e sdrucciolevole, un anti-idillio domestico che svela i pericoli e i vuoti della genitorialità.
5) Il pozzo della solitudine, Radclyffe Hall, Corbaccio
A lungo è stato l’unico esempio di rappresentazione delle donne lesbiche. Non un esempio perfetto, per carità, non un esempio facile da decontestualizzare, non un esempio capace di sopravvivere indenne al tempo e agli stravolgimenti socio-culturali, questo è da dire. Ma Il pozzo della solitudine, il testo pubblicato nel 1928 da Radclyffe Hall, è e dev’essere oggetto di studio e di dibattito, non fosse altro che per il ruolo centrale che ha avuto nel racconto dell’identità omosessuale femminile. Quando uscì, il romanzo venne censurato e messo al bando perché ritenuto osceno e pornografico. La protagonista è Stephen, una giovane donna aristocratica e di successo, una donna lesbica in conflitto con sé stessa e con una società che da un lato ne elogia i successi e dall’altro la marginalizza inesorabilmente. Un testo che è un culto e una archetipo del genere, in ogni caso imprescindibile.
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