E venne il giorno di Nuovo Olimpo alla Festa del Cinema di Roma, con Ferzan Ozpetek e l’intero cast atteso sul red carpet dell’Auditorium Parco della Musica. Un’anteprima mondiale per il 14esimo film di Ferzan, in uscita il 1 novembre su Netflix. Interpretato da Damiano Gavino, Andrea Di Luigi, Aurora Giovinazzo, Alvise Rigo e Giancarlo Commare, Jasmine Trinca, Greta Scarano e Luisa Ranieri, Nuovo Olimpo prende forma negli anni ’70. Enea e Pietro sono giovani, belli e hanno appena 25 anni. Si incontrano per caso e si innamorano perdutamente. Un avvenimento inaspettato però li separa. Per trent’anni insegueranno comunque la speranza di ritrovarsi, perché si amano ancora.
Nel corso della conferenza stampa Ozpetek ha confermato lo spiccato lato autobiografico della pellicola.
“Da 7, 8 anni pensavo di raccontare questa storia perché mi era rimasta dentro, era quasi un’esigenza. Ne ho parlato con Gianni Romli, ci siamo detti “rischiamo, vediamo cosa succede”. “È un film quasi tutto autobiografico. Tutto no, ma quasi. Ci sono molte cose della mia vita. Come se dovessi mettere il punto ad un romanzo. Ora ho voltato pagina, vedrete cosa combinerò”.
Ferzan ha poi raccontato quanto avvenuto anni or sono in America, quando cercò qualcuno dei suoi film in una videoteca, trovandoli solo nel “reparto gay”.
“Io non racconto l’omosessualità o l’eterosessualità, racconto le persone come sono fatte, senza censure nella mia testa”, ha ribadito Ozpetek. “Un giorno sarà meraviglioso quando non ci saranno locali etero e/o locali gay, quando ci saranno locali per tutti. Quando ci saranno i genitori e basta, senza fare distinzioni tra papà gay o etero. Nei miei film ho sempre parlato di persone che vanno con uomini e/o con donne, ma nella mia vita c’è sempre stato quel tipo di corteggiamento fluido. I sentimenti, le emozioni non vanno catalogate”.
Luisa Ranieri, alla sua 3a esperienza con Ozpetek dopo Allacciate le Cinture e Napoli Velata, ha raccontato come si sia avvicinata allo splendido personaggio della cassiera del cinema.
“Quando ti chiama Ferzan è sempre una festa. Anche i personaggi sulla carta più piccoli, grazie a lui hai sempre di dar loro un colore in più, facendoli crescere. Abbiamo iniziato con un’idea, voleva che omaggiassi Mina nel trucco e nel parrucco, e questo ha aperto un mondo. Ogni scena l’abbiamo costruita insieme, cambiato battute, aggiunto cose. Sulla carta era un ruolo molto piccolo ma insieme l’abbiamo farcito”.
Il regista, in tal senso, ha confessato come non avesse inizialmente pensato a Luisa Ranieri per il ruolo della cassiera. A suggerirglielo fu proprio Mina. Gianni Romoli, alla sua 11esima sceneggiatura scritta insieme al regista, ha confermato l’importanza di uno script che non sia per forza di cose granitico.
“Scrivere un film insieme a Ferzan è un processo abbastanza lungo e molto tempestoso. Ma ci sono abituato, avendo fatto 11 film insieme. Si parla sempre dal nocciolo di una sua cosa, per poi discutere sul soggetto che io sviluppo, che io e scrivo. A quel punto tutto viene ricorretto e riscritto insieme a Ferzan. Mi concentro affinché il film abbia una struttura solida e inattaccabile, in modo tale che al suo interno possa poi succedere di tutto. Dalla lettura con gli attori in poi, con Ferzan i personaggi cominciano a diventare altro. E questo succede anche durante la lavorazione sul set. È un working in progress, ma partendo da una struttura solida. La sceneggiatura deve stare al servizio della creatività altrui, in primis il regista. Non bisogna solo difenderla, ma collaborare continuamente affinché mossa migliorare”.
Archiviata la serie Le Fate Ignoranti per Disney+, Ozpetek è tornato a lavorare con una piattaforma streaming. Netflix, per la prima volta, da cui ha avuto totale carta bianca.
“Non sono abituato a lavorare così, senza limiti. Io ho bisogno di limiti, anche per essere creativo e mettermi in difficoltà. Al montaggio molti mi hanno detto “saranno cazzi tuoi quando lo vedranno”. E invece sono arrivati, hanno visto il film, mi hanno espresso il loro pensiero e io li ringrazio perché sono sempre molto aperto anche davanti alle critiche, è stato magico lavorare insieme. Non uscire in sala è una sensazione strana, ce lo possiamo dire. Però mi piace molto l’idea che questo film possa entrare nelle case di 190 Paesi, mi affascina molto. E’ stata un’esperienza bellissima. Sono molto contento dei miei attori, io ho un mio metodo di lavoro. Credo molto che non debba essere l’attore ad entrare nel personaggio ma viceversa. Non avrò poi l’ansia dei David di Donatello, dove non potrò competere. Ci vorrò essere ma per premiare qualcuno. Sono contento, felice. Poi se cominceranno ad arrivare messaggi da tutto il mondo per dirmi “brutto stronzo che film orrendo hai fatto”, comincerà a cambiare idea”.
Domani mattina uscirà la nostra recensione in anteprima di Nuovo Olimpo.
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