Non solo Fausto Leali, squalificato dopo aver parlato di ‘razza negroide’ ed essersi concesso una rivisitazione storica mussoliniana, e Denis Dosio, squalificato per aver bestemmiato. All’interno del Grande Fratello Vip 5 è esplosa anche la grana Patrizia De Blanck, che durante il pranzo domenicale si è così espressa: “Quel gay, quel fro*io“, rivolgendosi apparentemente a Tommaso Zorzi, a pochi metri da lei e non a caso indispettito da quanto sentito: “Come hai detto? Del? Del? Non ho capito cosa hai detto? Che parola hai usato?“.
Da parte della Contessa non una parola di scuse, ma solo un tombale silenzio. Gelo tra gli altri coinquilini. Sul web è presto esplosa la polemica, con richieste agli autori di immediata squalifica della De Blanck, da sempre tutt’altro che nuova ad un utilizzo a dir poco colorito della lingua italiana. Ma fino ad oggi la vulcanica Patrizia non era mai andata oltre il ‘vaffa’.
Ma il punto è un altro, o almeno dovrebbe essere un altro. Perché il Grande Fratello nasce come reality, e in quanto reality dovrebbe semplicemente rappresentare la realtà così com’è, in quanto ‘esperimento sociale’. Il Grande Fratello non prende forma come programma educativo e/o formativo, se non fosse che soprattutto nell’ultimo decennio sia troppo spesso diventato piattaforma diseducativa, specchiandosi però in un’Italia che troppi fingono di non vedere e ascoltare, se non quando sbarca tra le quattro mura di Cinecittà.
Solo nell’ultima settimana abbiamo avuto un vicepresidente di regione che ha rivendicato il diritto di utilizzare termini come neg*o e froc*o, con fior fior di giornalisti che hanno incredibilmente fatto altrettanto. Quotidianamente decine e decine di ragazzi vengono insultati e derisi, a scuola, in strada, in casa, solo perché appartenenti alla comunità LGBT. Una parte di politica difende la propria libertà all’insulto, alla discriminazione e alla diffamazione, battagliando contro una sacrosanta legge che andrebbe a punire proprio questa piaga sociale che negli ultimi 20 anni si è visibilmente allargata.
Perché l’Italia, culturalmente parlando, è regredita, e un programma odiato e/o amato come il Grande Fratello è lì a ricordarcelo tutti i giorni, tra vip e personaggi qualunque. Bestemmie, insulti e discussioni omotransfobiche, aggressioni verbali e fisiche. Nel corso degli anni all’interno del GF si è tristemente visto e ascoltato di tutto, così come drammaticamente vediamo e ascoltiamo di tutto nella nostra bella Italia, precipitata in un buco nero in cui trincerandosi dietro il cosiddetto ‘politicamente corretto’ chiunque si sente autorizzato a dire e/o a fare quasi di tutto.
Ad essere squalificata non dovrebbe essere solo l’eventuale Patrizia De Blanck di turno, ma quell’insostenibile ignoranza che ha messo radici in buona parte del Paese. Per farlo ci vorrebbero misure drastiche, leggi precise, una sana educazione scolastica, una classe politica culturalmente accettabile e umanamente rispettabile. Il 20 ottobre prossimo il primo passo verso un’Italia meno intollerante potrebbe prendere forma, con il ritorno alla Camera dei Deputati della legge contro l’omotransfobia e la misoginia. Il primo doveroso passo per una squalifica sociale, reale, quotidiana, nei confronti di un certo tipo di linguaggio e comportamento, che va decisamente ben oltre i confini di un reality televisivo.
stanno cercando di eliminare questo video “prova”, continuate a retwittarlo per favore. non deve passare inosservato #gfvip pic.twitter.com/hXqKuMs2kB
— reginetta⁷☆彡 (@jenniegng) October 4, 2020
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La gravità di una offesa si misura dal valore della persona che la profferisce, in questo caso il livello della persona in questione è talmente infimo che l'offesa vale nulla
Non si rimpiange di certo la paludata TV in B/N con un'unica Rete , ma questi " Reality Show " per potere interessare devono essere a questo livello. Non è la società che si è degradata , ma trasmissioni simili che scatenano l'impossibile e l'immondo per qualche minuto di notorietà e pubblicità ( pagante).