È apparso il 19 Maggio sul Corriere della Sera il necrologio di Luca Guadagnino in omaggio a Helmut Berger, scomparso il 18 Maggio 2023 all’età di 79 anni.
Il messaggio di addio pubblicato dal regista di “Bones and all” è commosso e insieme polemico verso i Visconti. Ed è firmato da Luca Guadagnino, insieme a Carlo Antonelli. C’è scritto così:
Eri nobile tu, non lui e loro che ti sputarono e, gelidi, ti tolsero tutto. – Tutto”. E ora te ne vai là dove sei venuto: sul cachemire, in una infinita partouze popolata solo da esseri meravigliosi. – Come te, adorato
Helmut Berger
Carlo Antonelli, Luca Guadagnino
Roma, 19 Maggio 2023
L’accento polemico da parte del regista di Call me by your name e Antonelli è indirizzato in modo per nulla velato a Luchino Visconti e alla famiglia Visconti, una delle più famose e amate dinastie nobiliari del ‘900 italiano. I Visconti vengono definiti nel necrologio “gelidi” e sono accusati di “aver tolto tutto” a Berger.
Luca Guadagnino, che a Settembre presenterà “Challengers” con Zendaya a Venezia, in questi giorni è impegnato a Cinecittà a Roma per le riprese appena iniziate di “Queer” di Burroughs con Daniel Craig e Drew Starkey.
Helmut Berger fu la musa totale di Luchino Visconti. Uno dei più grandi registi di sempre si innamorò di un giovane, bellissimo e sconosciuto attore e lo rese protagonista di alcune delle sue più acclamate opere cinematografiche, vere e proprie pietre miliari della storia del cinema.
- Nel 1969, con lo straordinario “La Caduta degli Dei”, Visconti disegna per lui il ruolo del nevrotico, gelido, bellissimo e decadente Martin von Essenbeck, che porterà Helmut a vincere un David e ad ottenere una nomination ai Golden Globe. Personaggio violento, disturbante e accecante, che in una scena il regista tramuta in Marlene Dietrich ne ‘L’angelo azzurro’. (continua a leggere qui…)
L’amore tra Visconti e Berger fu pubblicamente acclamato, sotto forma soprattutto di sublimazione artistica, in tempi in cui difficilmente una coppia di uomini veniva presentata come tale. Eppure, nelle cronache mondane e nelle pubblicazioni di critica cinematografica dell’epoca, Luchino Visconti ed Helmut Berger erano presentati come coppia anche nella vita. Una coppia nella cui intimità non era il caso di indagare: un po’ perché erano “artisti” e un po’ perché c’erano di mezzo “persone nobili” come i Visconti. Un’altra Italia, nella quale i due si amarono pubblicamente per tutta la vita.
Quando morì Visconti, il 17 Marzo 1976, Berger si definì vedovo. “È stato il mio maestro, di vita e di cultura” disse Helmut di Luchino. Dopo la morte di Luchino, accanto al quale Helmut restò fino all’ultimo giorno di vita del regista, i Visconti non furono in grado culturalmente di anticipare i tempi e mandare un messaggio di umanità e progresso. A Helmut non fu riconosciuto nulla.
Helmut Berger, l’uomo che aveva amato Luchino Visconti più di ogni altro, e che da Luchino era stato amato, dovette affrontare anche un periodo della propria vita di stenti e povertà. Come scrivono Guadagnino e Antonelli, sia Luchino Visconti, sia la sua famiglia, non furono certo “nobili” d’animo.
I Visconti furono in verità “gelidi”. E “sputarono.”
grazie a Dagospia che non nomina i Visconti ma parla di “pizzino”
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