Paola Egonu è tra i motivi d’orgoglio della nostra nazione: la pallavolista ha portato l’Italvolley alle semifinali con una sola sconfitta nel pool iniziale (pur con 275 punti, più di tutte le altre giocatrici su scala mondiale) e ben due vittorie contro Brasile e Stati Uniti. Tanto basterebbe per gioire, ma ancora una volta il successo è accompagnato dall’amaro in bocca: “Mi hanno chiesto perché sei italiana?” dichiara Egonu, in lacrime a bordo parquet dopo la vittoria, in un video che ha fatto il giro del web e ha riportato l’attenzione sull’altra faccia scomoda della medaglia di bronzo.
There is no place for racism. 🙅 Sending ❤️ to Paola Egonu. #WCH2022 #VolleyballWorldChampionship #volleyball pic.twitter.com/BJQiN92y75
— Volleytrails (@volleytrails) October 16, 2022
“Non puoi capire, non puoi capire. Sono stanca. Questa è la mia ultima partita” . Non un addio, ci terrà a specificare successivamente la pallavolista, ma una pausa per riposare: “Spero che venga capito” spiega la pallavolista, specificando di non voler abbandonare il campo ma ritrovare tempo per sé stessa, per tornare ancora più forte: “C’è chi dice che non merito la Nazionale invece il mio sogno è essere sul podio con questa squadra“. Le parole di Egonu hanno visto il supporto di tutta la squadra (compagne fidate e vicine, che la campionessa ringrazia apertamente) e dei social, incluso il sostegno del Presidente del Coni, Giovanni Malagò, che ha invitato la pallavolista a non “prendere decisioni affrettate”: “Ti siamo accanto, ci vediamo al rientro dalle tue meritate vacanze“. Non manca nemmeno il Presidente Mario Draghi, che ha telefonato direttamente alla campionessa definendola “orgoglio dello sport italiano” in segno di piena solidarietà.
Egonu crying 😭 pic.twitter.com/mBHhypGk8w
— @whatsupban (@whatsupban) October 15, 2022
Ma lo sfogo di Egonu è solo un ulteriore riflesso di un razzismo sistemico intrinseco in ogni settore della nostra società, nascosto goffamente sotto il tappeto a suon di “siamo tutti uguali” e altre frasi qualunquiste per lavarci la coscienza. “Non c’entra nulla con lo sport” ma come si può omettere dalla conversazione un problema che è parte intrinseca della nostra formamentis culturale, e quindi estesa ad ogni contesto? “Non ci nascondiamo dietro un dito” ha commentato il presidente federale, Giuseppe Manfredi, evidenziando problematiche presenti da sempre nell’ambiente. “Io un simbolo? Ma quando questo simbolo non va bene è il primo che viene attaccato.” dichiara la pallavolista “Sono una persona umana che ha bisogno ogni tanto di riprendersi mentalmente, perché è dura. Non è stato semplice scendere in campo, suonava l’inno e piangevo, per il dolore ma anche per quanto sono ferita.”
La stanchezza di Egonu merita spazio, ascolto, e sottolinea l’urgenza a fare di meglio, nel mondo dello sport e non solo. Perché il razzismo sistemico non è uno spauracchio da rimproverare solo quando tocca la medaglia di bronzo, ma l’amara realtà che ci chiama in causa tuttə a cadenza regolare ogni giorno. Dentro e fuori il campo.
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