Intervista a Dario Guidi, campionissimo di 100% Italia insieme all’amato Giorgio Luongo

Ieri eliminati dopo aver vinto 12 puntate e 95.000 euro, hanno scritto insieme una piccola grande pagina di tv nazionale. Ne abbiamo parlato con Dario!

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Intervista a Dario Guidi, campionissimo di 100% Italia insieme all'amato Giorgio Luongo - Dario e Giorgio - Gay.it

Campioni a maggio, con 60.000 euro vinti, e campioni anche a settembre, con altri 35.000 euro portati a casa per un totale di 95.000 euro conquistati.

Dario Guidi e Giorgio Luongo hanno impreziosito il prime time di Tv8 grazie ad una strepitosa serie di vittorie a 100% Italia, game show condotto da Nicola Savino che li ha visti non solo vincitori ma anche felicemente innamorati, pubblicamente innamorati, sulla tv generalista. Evento di non poco conto nell’Italia del governo Meloni, tanto dall’aver voluto intervistare Dario, musicista, attore e cantante, per provare a conoscere meglio entrambi, tanto in ambito televisivo quanto privato, 24 ore dopo la loro ultima puntata. Ieri sconfitti, ma chiarament trionfatori.

Intervista a Dario Guidi, campionissimo di 100% Italia insieme all'amato Giorgio Luongo - Dario Guidi e Giorgio Luongo 3 1 - Gay.it

Partiamo dal principio, a chi è venuto in mente di partecipare ad un game show. Perché proprio 100% Italia e chi tra voi due è più competitivo?

“Volevamo partecipare proprio a 100% Italia. Giorgio è strafan di questo programma, l’idea è venuta a lui, io ero scettico inizialmente. Facendo l’attore, ho pensato che ci potessero essere dei problemi. Ci abbiamo provato, gli ho dato il contentino a Giorgio pensando che non ci avrebbero mai preso. E invece il provino è andato molto bene, ci siamo divertiti e ci hanno preso. Sulla competitività è una bella lotta, lo siamo entrambi ma in modo sano. Sappiamo perdere. Ma quando giochiamo, anche negli sport e con altre persone competitive che si arrabbiano quando perdono, tendenzialmente le facciamo vincere, per evitare litigi. A 100% Italia ovviamente no, non li conoscevamo gli altri concorrenti. Dovevamo vincere noi!”.

Nella storia dei game show italiani, raramente si era vista una coppia dichiaratamente gay. Avete sentito il peso di questa “responsabilità”, avuto la consapevolezza di dover dare visibilità e rappresentanza a chi nella stragrande maggioranza delle volte viene escluso?

“No, non abbiamo sentito alcun peso perché noi affrontiamo sempre tutte queste cose pubblicamente con molta naturalezza. Io molto più di lui, perché ho una marea di colleghi non dichiarati che non parlano della loro vita privata. Non è che non lo fanno perché vogliono tenerla fuori dall’ambito professionale, perché se fossero etero la foto con la ragazza la pubblicherebbero, ma in quanto gay temono che possa intaccare il loro lavoro. Perché l’ambiente dello spettacolo è molto omofobo, molto chiuso, anche se apparentemente sembra aperto. Non lo è, soprattutto quando si parla di scelte registiche, in una serie o in un film. Nel cinema e nella tv ci sono molte etichette. Un attore che si dichiara gay potrebbe essere inquadrato in determinati ruoli rispetto ad altri. A me questa cosa non è mai fregata. Giorgio lavora in un’azienda molto aperta e molto attenta ai diritti e alle minoranze. La sua azienda, Striker, partecipa anche ai Pride. Noi siamo andati a 100% Italia per presentare l’amore. Punto. E far vedere che noi ci amiamo da sei anni, semplicemente, senza dover portare nessun tipo di bandiera. Deve essere così, punto e basta”.

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Complessivamente, quante puntate avete vinto e quante volte avete conquistato il gioco finale? C’è una puntata in particolare che rimpiangete di non aver sbancato?

“Abbiamo vinto 12 puntate. La puntata che più rimpiangiamo di non aver sbancato è stata la prima, perché abbiamo giocato benissimo. Abbiamo fatto il record di montepremi della storia del programma, arrivando ai 90.000 euro, lasciando gli sfidanti che erano i campioni a 5000 euro. Abbiamo indovinato tutto. E la domanda finale non era così difficile, era dedicata ai divi di Hollywood che meglio interpreterebbero i cattivi. Lì rimpiango di aver preso Glenn Close e lasciato Willem Dafoe. Preso dalla fretta, ci siamo fatti scappare 90.000 euro. Se ci pensiamo rosichiamo”.

Via social avete avuto un qualche tipo di interazione da parte del pubblico da casa? Come è “arrivata” allo spettatore medio questa coppia di ragazzi innamorati nel prime time della tv generalista? Sono stati più i complimenti o gli insulti omofobi?

“Abbiamo ricevuto una marea di messaggi d’amore. Il più bello è stato quello di una nonna che stava guardando il programma con suo nipote. Quando ci siamo baciati suo nipote si è commosso e ha fatto coming out con lei, che lo sapeva da un po’ ma non sapeva come farglielo dire. Ci ha ringraziato e questo mi ha commosso. Su 100 commenti arrivati, 97 erano d’amore, carini, di persone affettuose. Poi il 3% sono stati insulti. Non mi sorprende che fossero di persone grandi. Commenti del tipo “perché devo vedere due uomini che si baciano, a mio figlio come lo spiego?”. Una signora ci ha scritto che come figli non ci vorrebbe perché siamo troppi gay. Le ho risposto facendole presente che ci sono ragazzi che si suicidano, per simili discorsi. E la signora ha cancellato il commento. Pochi idioti, per fortuna”.

 

Da parte degli autori e di Nicola Savino, conduttore, c’ è stata massima libertà espressiva? Avete potuto raccontarvi e mostrarvi esattamente come volevate raccontarvi e mostrarvi?

“Massima libertà espressiva. Abbiamo potuto fare tutto, dire tutto, vestirci come volevamo, abbracciarci, baciarci. Tv8, Savino, tutta la redazione, molto avanti e molto aperta da questo punto di vista”.

Ieri sera è andata in onda la vostra ultima puntata, ma c’è già chi chiede la vostra partecipazione al torneo dei campioni, a fine stagione. Tornereste per provare ad andare oltre i 95.000 euro già conquistati?

“Il torneo dei campioni verrà deciso all’ultimo, noi non sappiamo ancora se si farà. Nel caso in cui dovesse farsi ci hanno assicurato che in teoria, avendo vinto 6 puntate della nuova stagione ed essendo campioni della stagione 1, dovremmo partecipare”.

Passiamo a voi, dove, come e quando nasce la vostra storia d’amore.

“Nasce grazie alla segretaria di edizione di un film che io stavo girando. Mi chiede se fossi fidanzato. Le dico di no, lei mi dice che voleva farmi conoscere il suo migliore amico, un ingegnere bello e intelligente. Lui è venuto a fare la comparsa in questo film, ci siamo visti, è stato amore a prima vista. Il giorno dopo mi ha invitato a colazione, mi ha corteggiato, baciato, dopo due settimane eravamo già ufficialmente fidanzati. Siamo stati fortunati, perché io venivo da ragazzi sbagliati. Da ragazzi che facevano parte del mondo dello spettacolo e che mi avevano demolito, riempiendomi di insicurezze. Mi ero riproposto di non mettermi mai più con colleghi. Giorgio invece, è speciale, l’ho capito subito”.

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Straordinario arpista, cantautore e attore, Dario tu spazi nel più ampio spettro artistico e culturale. Attualmente sei al Globe Theatre nei panni di Graziano in Otello, mentre in estate hai sbancato Pompei con Medea. Torno ora su un argomento già trattato prima, ovvero quanto è complicato per un giovane attore gay dichiarato lavorare tra cinema e tv, al giorno d’oggi. È finalmente crollato quel soffitto di cristallo?

“No, affatto, per niente. È difficile, chi dice che i gay sono facilitati, che c’è una lobby, dice una bugia. La verità è che essere gay dichiarato nello spettacolo, viverla serenamente, è complicato. Anche con i registi che ti fanno lavorare, perché anche gli stessi registi che ti scelgono tendono poi a vederti in una determinata maniera. Difficilmente ti permettono di spaziare, in cose troppo lontane da te. Non tutti lo fanno, ma parecchi lo fanno. E sono comunque meglio di quelli che non ti prendono per un ruolo eterosessuale in quanto gay. E ci sono. Ho sempre lottato contro questa cosa, lavoro da 10 anni, lavoro tanto, e sono sempre rimasto fedele a me stesso. E se un regista non vuole lavorare con me per il mio orientamento sessuale, e perché ritiene che il mio orientamento sessuale possa non garantire un’ottima resa su un ruolo che vado a fare senza neanche provinarmi per quel ruolo ma per partito preso, allora sono io stesso che con quel regista non ci voglio lavorare. Preferisco meno lavoro ma con persone più sane, che lavorare ovunque nascondendo quello che sono. Perché se vivi una vita dove devi nasconderti, anche artisticamente, dove devi mettere il cuore in mostra, come fai ad emozionare lo spettatore se sei una persona chiusa, che non abbraccia il mondo nella propria identità? No, non è crollato quel soffitto di cristallo, ma se si ha talento, se si studia, se si crede di avere un valore e si cerca di mostrarlo, allora un posto nello spettacolo te lo prendi, lo guadagni e te lo godi a testa alta”.

Intervista a Dario Guidi, campionissimo di 100% Italia insieme all'amato Giorgio Luongo - dario guidi - Gay.it

Dovessi mai obbligatoriamente scegliere tra canto e recitazione, a cosa saresti disposto a rinunciare?

“Per me sono tutte forme di espressione artistica, anche il quiz lo è. Chiaro, non può avere l’importanza di una Medea al teatro greco di Siracusa, ma l’arte è ampia. Se proprio dovessi scegliere, con una pistola puntata, forse reciterei. Smetterei di cantare, ma se proprio fossi obbligato, piangerei tutti i giorni ma forse reciterei”.

Giorgio è ingegnere biomedico ma ha a lungo lavorato in Germania. Per anni avete dovuto gestire una storia d’amore a distanza mentre da poco vivete finalmente insieme a Roma, nella vostra prima casa. Se qualcuno ve l’avesse detto 6 anni or sono, quando tutto è iniziato con tutte le difficoltà del caso, ci avreste mai creduto?

“No, mai. Io ci ho sempre creduto. Ho sempre creduto nell’intelligenza enorme di Giorgio, che ha un’intelligenza sopra la media. È un piccolo genio, ero sicuro che avrebbe potuto trovare in Italia un posto di lavoro che lo rendesse felice e lo valutasse giustamente anche economicamente. Le persone attorno a me non ci credevano. Nè Giorgio, gli amici di Giorgio, la famiglia di Giorgio e anche la mia famiglia. Però io ci ho sempre creduto, che lui potesse occupare un posto in qualsiasi parte del mondo, dove volesse. E così è stato”.

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