La Polonia intende porre il veto alla proposta della Commissione Europea che raccomanda agli Stati membri dell’Unione il riconoscimento dei matrimoni omosessuali contratti in altri Paesi appartenenti all’UE. Lo ha dichiarato Sebastian Kaleta, vice ministro della Giustizia polacco.
Dunque la Polonia è pronta a rompere il patto dell’Unione Europea e a mettere in discussione il principio di libera circolazione dei cittadini, valore fondante dell’UE.
Soltanto poche settimane fa su Gay.it anticipavamo il possibile scenario.
L’opposizione alla volontà dell’Unione Europea di difendere i diritti arcobaleno potrebbe arrivare da stati politicamente orientati verso un sovranismo di stampo autoritario, stati nei quali quali la democrazia liberale è a rischio, come Polonia e Ungheria. Ma anche da un paese come l’Italia, storicamente protagonista e propulsore di un’Unione Europea fondata sui diritti, che con un governo formalmente di estrema destra come quello di Giorgia Meloni, potrebbe porre il veto alle richieste dell’Unione di difendere la libera circolazione delle famiglie arcobaleno.
Attualmente sono 14 su 27 gli stati dell’UE che riconoscono il matrimonio tra persone dello stesso sesso: Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Slovenia, Spagna, Svezia.
Lo scorso 7 dicembre la Commissione Europea ha pubblicato il regolamento che raccomanda la difesa della libera circolazione di tutti i cittadini, incluse le famiglie arcobaleno, nei territorio dell’Unione Europea. L’Unione, è bene ricordarlo, sta dunque cercando di tutelare i diritti di 2 milioni di bambini.
Ursula Von der Leyen ha recentemente dichiarato:
“Se sei genitore in un paese, sei genitore in tutti i paesi”.
Le norme emanate dalla Commissione garantiscono chiarezza giuridica a tutte le famiglie che, in una situazione transfrontaliera, avranno comunque diritto di beneficiare dei diritti di genitorialità ai sensi del diritto nazionale nel quale quei diritti sono stati acquisiti. Per intenderci, una coppia di donne francesi sposate con due figli avrà diritto a vedersi riconosciuto il proprio status di famiglia anche in Polonia, nonostante questa non riconosca il matrimonio omosessuale.
A Gennaio 2023 il Parlamento Europeo dovrà discutere di questa “raccomandazione” giunta dalla Commissione. Trattandosi di un principio cardine dell’Unione, e cioè la libera circolazione dei cittadini, il Parlamento cercherà di convincere ogni Stato membro a soprassedere a qualsiasi ipotesi di “veto” in sede di Consiglio di Stati membri. Ma è una partita tutta da giocare.
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L’Intergruppo LGBTI al Parlamento Europeo già da tempo ha denunciato l’evidente violazione dei diritti delle famiglie arcobaleno nell’Unione. Alcune organizzazioni a #Bruxelles (come per esempio Nelfa) incontrano costantemente gli europarlamentari per sottolineare l’urgenza di migliaia di casi in cui i principi fondanti dell’Unione Europea vengono sistematicamente violati, creando una situazione di incertezza legale non soltanto per i genitori, ma soprattutto per i loro figli. I diritti negati alle famiglie arcobaleno violano un principe cardine dell’Unione Europea, quello fondante e previsto dai trattati: la libera circolazione dei cittadini all’interno dell’Unione. Abbiamo chiesto all’Europarlamentare Rosa D’Amato, del Gruppo Greens Efa di spiegarci tutto: qui sopra l’intervista video.
Per bocca del suo vice ministro alla Giustizia Kaleta, l’attuale governo polacco ha fatto sapere che la Polonia non aderirà alla misura, qualora venisse adottata: “Finché in Polonia sarà al timone questo Governo, questo documento non entrerà mai in vigore” ha detto Kaleta. Che tuttavia, va detto, non è certo un esponente di primo piano. Il governo polacco sta sondando lo scenario politico, prima di opporre apertamente il proprio veto? La Polonia sta manipolando un semplice bluff attendista? E cosa farà l’Ungheria di Orbàn? E l’Italia di Meloni?
Ad ora, la Polonia sembra pronta a mandare in frantumi l’Unione Europea. Pur di continuare a non riconoscere le famiglie arcobaleno.
Lo scenario è tuttavia sfaccettato e scomposto. L’Italia si alleerà con il fonte est? Se lo facesse, è probabile che la Commissione Europea dovrà rimangiarsi tutto: l’Unione Europea non può permettersi di andare allo scontro con un paese fondatore come l’Italia. Le nubi del Qatar-gate (per ora tutte di matrice italiana) non danno forza al Parlamento Europeo, che in questo momento gode di una bassa credibilità.
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