Significato della fiaba di Andersen
La fiaba di Andersen va letta come un canto d’amore strozzato; un canto reso muto dalle convenzioni sociali del mondo umano; un amore impossibile perché impossibilitato dalla diversità. La sirenetta non ha voce sulla terra, così come Hans non ne aveva per poter esprimere il suo amore omosessuale in pubblico, nella Danimarca del 1800. La Sirenetta è una tragica e potente poesia sulla diversità, sul compromesso più difficile che Andersen dovette affrontare: barattare la libertà di essere sé stesso dichiarando il proprio amore con la solitudine imposta dalle leggi eteronormative della società dell’epoca. Non è un caso che lo scrittore danese abbia prodotto altre fiabe quali “Il brutto anatroccolo” (che viene allontanato dalla sua famiglia perché diverso) e “Il soldatino di stagno” (che soffre per la sua diversità fisica in quanto carente di una gamba). Eppure, nella fiaba de La Sirenetta la diversità acquisisce una natura ancora più complessa, identitaria e persino spirituale. Quella della protagonista è un’identità che aspira ad essere come gli umani perché gli unici dotati di un’anima eterna che vive in paradiso. E per questo è disposta a tutto, persino a rinunciare alla propria voce e a sentire il suo corpo trafitto da mille lame ad ogni passo compiuto sulla terraferma.
Per Andersen, quindi, il mondo degli umani è caratterizzato da una triste contraddizione. Da una parte, è il luogo dove la sirenetta può essere allineata con la sua essenza. Dall’altra, la sua libertà può solo esistere se circoscritta nel silenzio. Hans esprime in questa fiaba tutta la sua impotenza di fronte a una società che non poteva cambiare e che gli concedeva l’amore per Edvard solamente nel segreto del suo cuore. La sirenetta diventa, così, un’eroina di un viaggio epico che, seppur tragico, ha come ultimo fine la difesa di essere sé stessi a qualunque costo. Malgrado l’amore tradito e non riconosciuto, Andersen si rifugia nella consapevolezza di non aver vissuto invano, negando al suo cuore i suoi più nobili sentimenti. Difatti, la sirenetta sarà risparmiata per tutta la sua sofferenza. Dopo essere diventata spuma, invece di smettere di esistere per sempre, verrà trasformata in una figlia dell’aria. Il suo cuore buono e puro la eleverà al mondo degli spiriti, con la promessa di ottenere quell’anima tanto desiderata e di volare in paradiso passati 300 anni. In questo finale dallo slancio teleologicamente spirituale, lo scrittore danese conclude la (sua) triste storia, trovando un respiro dal dolore nella consapevolezza di essersi meritato un’anima degna e integra. Citando Oscar Wilde, un altro scrittore omosessuale forse non a caso, “l’esser diventato un uomo di sentimenti più profondi è il privilegio di coloro che hanno sofferto. E tale io penso di essere divenuto”.
Fonte: De Profundis, Oscar Wilde (ed. 2014)