La Sirenetta siamo noi: la splendida metafora del coming out

Cosa rende La Sirenetta un emblema dell’identità queer? Scopriamolo insieme, in attesa del live-action Disney.

11 min. di lettura
la sirenetta queer coding coming out live action diseny mahmood ariel
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E il live-action?

Il 24 maggio è la data di uscita dell’attesissimo live-action de La Sirenetta (nella versione italiana c’è anche Mahmood che doppia Sebastian!). È presto per dare giudizi, perciò l’unica cosa che possiamo fare è aspettare. Sebbene i cambi fatti ai testi siano alquanto discutibili, da quel poco che abbiamo visto sembra che il film abbia cancellato la sua forte impronta queer. A mio avviso, il cast è totalmente sbagliato, a cominciare da Melissa McCarthy nel ruolo di Ursula. Invece che essere interpretata da una comica bianca, etero e cisgender, perché non omaggiare Divine dando il ruolo a una drag queen di professione come RuPaul? Perché non ingaggiare un’attrice afrodiscendente apertamente queer, come le splendide Queen Latifah o Ariana deBose? Nel mio sogno utopistico, avrei tanto voluto che Ariel venisse interpretata da un’attrice trans, o che avesse Erika come interesse amoroso, invece di Erik. Ma questo era ovviamente impossibile da sperare.

In un film che sembra abusare della CGI, usare una fotografia spenta e puntare sul cast sbagliato, la vera nota degna di lode è la protagonista. Halle Bailey nel ruolo di Ariel è semplicemente magnifica. Mai fu compiuta scelta più azzeccata. Non solo appare adorabile, ma la sua voce ha il potere di far zittire anche i più scettici. Con il suo solido background come cantante di musical e non solo, la sua rendition di “Part of Your World” è da far venire i brividi e la pelle d’oca. È capace di darle un’interpretazione personale e sentita, pur senza rinnegare l’eredità delle principesse del passato. A livello tecnico riesce nell’ardua impresa di incarnare Ariel, in bilico tra i due mondi, quello passato e quello presente. Tanto eterea come solida, la voce di Halle unisce infatti, in modo organico e sinergico, due stili di canto differenti. Da un lato, inizia le frasi delle strofe in un tono arioso e leggero, con un vibrato tipico dell’impostazione operistica del primo musical di Broadway – lo stesso usato dalle principesse Disney più celebri, come Biancaneve, Cenerentola e Aurora. Dall’altro lato, la classica Disney Princess voice viene affiancata da una potente voce di petto che termina le strofe con un belting da togliere il fiato. Questo ultimo stile si rifà al nuovo Broadway, altresì chiamato “contemporay commercial music style”. In questa incredibile comunione, Halle dà letteralmente voce alla dualità che caratterizza la nostra amata protagonista.

Il live-action sarà all’altezza del capolavoro d’animazione? Sarà un passo indietro o un passo avanti nella rappresentazione queer? Sarà una mera “operazione nostalgia” o avrà un taglio contemporaneo tale da rivolgersi alle nuove generazioni? Ai posteri la sentenza, nemmeno tanto ardua.

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