Lasciate in pace Laura Boldrini (e chiedetele scusa)

La famiglia Feltri all'attacco di Laura Boldrini, tra Libero e Huffington Post, censura e giustificazioni che puzzano di inaccettabile familismo.

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3 min. di lettura

Due giorni fa Laura Boldrini ha denunciato sui social quanto accaduto con Mattia Feltri, direttore dell’Huffington Post. L’ex presidente della Camera aveva scritto un intervento sul suo blog personale in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne. Peccato che Mattia Feltri, figlio di Vittorio Feltri, non ne abbia autorizzato la pubblicazione. Il motivo? In quel pezzo Laura Boldrini chiamava in causa suo padre, che martedì ha firmato un indegno articolo su Libero dal titolo: “La ragazza stuprata da Genovese è stata ingenua“, di fatto attribuendo, come avviene troppo spesso, anche alla ragazza la colpa dello stupro.

Feltri jr. ha poi confermato quanto raccontato da Boldrini, rivendicando la propria decisione in quanto direttore della testata. Successivamente la deputata Pd ha pubblicato su FB l’articolo ‘censurato’ da Mattia Feltri, che guardava a papà Vittorio solo in questo breve passaggio.

Ed è parte, grande, del problema, rispetto a cui il ruolo dell’informazione è centrale. E mi riferisco polemicamente a quei giornali che fanno di misoginia e sessismo la propria cifra. Cosa dire del resto dell’intervento di ieri di Feltri su Libero, in cui si attribuiva la responsabilità dello stupro non all’imprenditore Genovese ma alla ragazza diciottenne vittima?

Nè più nè meno, eppure Mattia Feltri ha chiesto a Boldrini di tagliare questa parte, non pubblicando il pezzo dinanzi al rifiuto della deputata. Apriti cielo. Oggi Libero, a firma Vittorio Feltri, titola a tutta pagina “Povera Boldrini non sa niente“, parlando di una “Laura” che “prova a imporre al figlio di Feltri di pubblicare sul suo giornale un articolo pieno di odio e inesattezze, nel quale ci attacca sul caso Genovese. Respinta, si infuria anziché scusarsi. Pubblichiamo noi le sciocchezze vergate della signora“. Peccato che il pezzo fosse stato già pubblicato sui social dalla stessa Boldrini. Peccato che non contenesse sciocchezze, odio e/o inesattezze, a differenza di quanto troppo spesso pubblicato proprio su Libero e dal signor Feltri, in estate scappato dall’Ordine dei Giornalisti onde evitare l’onta dell’espulsione.

Travolto dalle polemiche, Mattia Feltri, proprio questa mattina, ha comunque deciso di non fare alcun passo indietro, rilanciando dalle colonne dell’Huffington Post le proprie presunte ragioni e chiedendo a gran voce le scuse di Carlo Verna, presidente dell’Ordine dei giornalisti che l’aveva pubblicamente criticato, ribadendo così la sua posizione.

Sulla policy c’è scritto che la redazione e la direzione si riservano di non pubblicare i blog senza dare spiegazione e senza nemmeno avvertire (un paio di settimane fa ho sospeso il blog di Carlo Rienzi del Codacons per una ragione che dettaglierei così: non mi piace). Non ci siamo inventati nulla. Vale sempre e vale ovunque.

Peccato che prima del ‘caso Boldrini’ nulla di simile fosse mai accaduto. Per fare un recentissimo esempio, proprio il 25 novembre, Giornata mondiale contro la violenza sulle Donne, sul blog personale Huffington Post di Aurelio Mancuso è andato serenamente on line un articolo semplicemente delirante contro i gay e le trans d’Italia.

Quel che resta è la decisione del signor Mattia Feltri di censurare la deputata Pd e il suo blog personale solo e soltanto perché la signora Boldrini ha osato parlare di suo padre, che non è un pensionato qualunque bensì il fondatore di un quotidiano che alla vigilia della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne si era concesso un editoriale a dir poco discutibile, e per questo criticabile, anche a mezzo stampa.

La shit-storm social nei confronti della deputata Boldrini, neanche a dirlo, è puntualmente partita, ma in tanti, fortunatamente, le hanno espresso la massima solidarietà. Luca Paladini  dei Sentinelli di Milano e Barbara Collevecchio hanno annunciato di aver immediatamente interrotto la propria collaborazione con l’Huffington Post, mentre altrettanto durissima è stata la reazione politica.

Gli sproloqui di Feltri su Libero contro Laura Boldrini hanno una definizione ben precisa: coda di paglia“, ha twittato Alessandro Zan. “Un triste teatrino di machismo tossico e censura giornalistica andato in scena tutto nella famiglia Feltri, ma che degrada la serietà dell’Huffington Post“.

La risposta di Mattia Feltri a Laura Boldrini è imbarazzante“, ha cinguettato Monica Cirinnà. “Una concezione proprietaria e familista del giornalismo che non fa onore al buon nome dell’Huffington Post“.

In tutta questa incredibile e triste pagina di giornalismo italico un’unica domanda bisognerebbe porsi, ovvero, “è eticamente ammissibile che il direttore di un giornale decida la non pubblicazione di un pezzo solo e soltanto perché al suo interno si fa legittimamente il nome di suo padre?“.

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Franzc Dereck 28.11.20 - 22:29

Bene scrive mnb8 : non leggero' e mai , acquisterò' il loro prodotto. L'unica risposta che in una democrazia compiuta si può fare contro alcuni - forse tutti - i " media" troppo di parte e che pensano di influenzare il libero convincimento dei lettori è boicottarli. Ma non possiamo pretendere , con le chiare regole che vi sono , che le notizie abbiano un certo taglio.

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Anonimo 28.11.20 - 19:03

Questo episodio di censura e familismo machista fa semplicemente orrore! Da quando Mattia Feltri è diventato direttore dell'Huffington Post il livello generale del sito è vertiginosamente crollato, è proprio il caso di dire tale padre tale figlio. Confidavo in una presa di distanza della redazione che, invece, ha pubblicamente sostenuto Feltri con un triste e striminzito comunicato stampa. Non mi interessa se lo hanno fatto per reale convinzione o per bieco opportunismo professionale, nei fatti sono complici di questo bruttissimo episodio. Bene hanno fatto Luca Paladini e Barbara Collevecchio a interrompere la loro collaborazione. Nel mio piccolo smetterò di leggerlo per non regalare ulteriori visite al sito. Ancora una volta abbiamo la prova di quanto sessismo e misoginia siano profondamente radicati nella nostra società e si manifestino in tutta la loro cieca violenza soprattutto contro donne di sinistra come Laura Boldrini.

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