Questo 10 Novembre presso il Liceo Cavour di Roma un professore ha rifiutato il compito in classe di uno studente transgender, sbarrando il nome d’elezione e rispondendo: “Davanti a me ho una donna, non posso riferirmi a te diversamente” e ignorando completamente la carriera alias in quanto “il regolamento non gli interessa”. La vicenda sta risuonando ovunque, con tanto di intervento del Ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, che sosterrà tutte le opportune verifiche per appurare la discriminazione, sottolineando come l’ambiente scolastico “non può ovviamente ammettere al proprio interno alcuna forma di discriminazione”.
Adesso lo studente stesso ha preso parola, in un’intervista con Repubblica, dove spiega nello specifico tutto l’accaduto. “Ora vedrete che succede col governo di destra” avrebbe detto il professore, tanto che alla visibile mancanza di rispetto del docente, Marco (ndr. nome di fantasia, il ragazzo ha scelto di restare anonimo) non ha fatto altro che riportare le regole: “Gli ho spiegato che c’è un regolamento d’istituto che mi tutela e mi consente di utilizzare il nome con il quale mi identifico” racconta nell’intervista “L’ho cercato col cellulare e gliel’ho messo davanti. Ma ha detto che non gli interessava”.
L’adolescente si è successivamente rivolto alla vicepreside, in un colloquio dove “tremava, quasi sull’orlo del pianto”, ma ribadendo l’accaduto senza fare passi indietro: “Il prof non è stato sbadato a chiamarmi “signorina” anche quando gli chiedevo di non farlo”. Marco ha ricevuto innumerevoli messaggi di sostegno tra compagni, famiglia, insieme al collettivo della scuola, Tommie Smith, e il Gay Center di Roma: “Sono contento che si stia parlando della mia storia, perché non sono sicuramente l’unico al quale sono capitati episodi simili” continua, sottolineando come a differenza sua tanti altri non possono appellarsi alla carriera alias.
Lo studente non ha intenzione di sporgere denuncia, ma ha intenzione di fare ricorso, contattando la commissione apposita e prendendo i dovuti provvedimenti: “Per quanto riguarda i miei diritti e quelli degli altri, il prof può pensarla come vuole, davvero. Ma c’è un regolamento e va rispettato” concludendo, senza mezzi termini: “Io sono Marco (ndr. nome di fantasia), non “signorina“.
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