Lucia Ocone, madrina Lazio Pride: “Non mi piace chiamarla diversità” – Intervista

L'attrice e comica a Gay.it: "Non è vero che non esiste l'omofobia, esiste eccome". E ancora: Siamo tutti diversi, è una cosa ovvia". Ecco cosa ci ha detto.

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Lucia Ocone intervista Gay.it
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Oltre ad essere attrice e comica, Lucia Ocone è anche un’icona molto amata dalla comunità LGBTQ+. Paladina del mondo queer e delle minoranze che vi lottano insieme, negli anni ha lottato al fianco della comunità, passando tra momenti seri e momenti di pura ironia, tutta rivolta a prendere in giro quell’omofobia che non riesce proprio a capire.

Il 25 giugno è stata la madrina della data del Lazio Pride tenutasi ad Albano Laziale, sua città natale. Lazio Pride che quest’anno raddoppia, infatti il 9 Luglio è previsto il bis a Viterbo. E mentre in questi giorni è nelle sale in “Una boccata d’aria” – il nuovo film di Alessio Lauria che la vede protagonista al fianco di Aldo Baglio -, abbiamo pensato di fare una chiacchierata con lei sul Pride, sui diritti e su quelle “diversità” che tanto odia chiamare in questo modo.

 

Lucia Ocone intervista Gay.it
Lucia Ocone è stata la madrina dell’Albano Lazio Pride. Foto: Marco D’Alò

Lucia, partiamo dal Lazio Pride. Sei un’icona molto amata dalla comunità che ha sempre lottato al suo fianco, hai partecipato anche a molti Pride. Che esperienza è stata esserne la madrina quest’anno?

Guarda, è stata una grande emozione, ti dico la verità, perché sì, mi sono fatta tanti Pride nella mia vita. Sono stata madrina del Pride di Roma nel 2012. È pure lì, fu una grande emozione, ma questa lo è stata ancora di più. Intanto perché questa data è stata l’Albano Lazio Pride e io sono proprio di Albano Laziale, quindi è la mia città. Poi perché credo che sia importante trattare questi temi di inclusività nei piccoli centri, nelle cittadine. Spesso nelle grandi città ci sono più possibilità di essere accettati, c’è un background culturale diverso per cui si è più predisposti ad accettare quelle che sono le diversità, anche se mi dà fastidio chiamarle così. Ad Albano, che è comunque un centro piccolo, il Pride è andato benissimo, c’erano tantissime persone ed è importante perché ognuno di noi credo debba avere la possibilità di essere libero di vivere la propria identità con tranquillità nel suo luogo di nascita, senza dover fuggire nelle grandi città per essere accettati. Quindi sono stata veramente felice di questo evento. 

Hai detto che non ti piace usare la parola diversità, in che senso?

Non mi piace chiamarla diversità, nel senso che la diversità per me è normalità. Siamo tutti diversi, è una cosa ovvia. Anche io e te siamo diverse. Anche con gli altri: chi è basso o alto, chi è magro o grasso, chi è moro o biondo, chi è gay, etero, disabile, bianco e nero. Ecco, la vita. Quindi che ci sia ancora bisogno di sottolineare questa cosa per quanto riguarda tutte le “diversità” è assurdo e spero non ci sia più bisogno di farlo in futuro, che non ci sia più bisogno di lottare, che ci sia un Pride ma che sia solo una grande festa. Il fatto che ci siano ancora degli episodi di omofobia, di ragazzi che vengono picchiati e uccisi per l’orientamento sessuale, a me sembra veramente fantascienza. Non capisco proprio cosa passa nella mente di un omofobo. A volte cerco di provare a capirlo, cosa cambia a queste persone se io sposo un uomo o una donna.

Lucia Ocone intervista Gay.it
Lucia Ocone durante il Lazio Pride. Foto: Matteo Oi

L’omofobia, non solo a livello sociale ma anche istituzionale, è purtroppo un fenomeno con cui abbiamo sempre vissuto, però ultimamente si è intensificata. Penso non solo all’affossamento del DDL Zan, ma anche alla miriade di leggi anti-LGBT che solo nell’ultimo anno sono state approvate nel mondo, soprattutto negli Stati Uniti. Sembra che gradualmente stiamo perdendo alcuni diritti che sembravano conquistati. Stiamo tornando indietro in questo senso, secondo te?

Secondo me sì, c’è molta gente che non se ne rende conto e che non si informa evidentemente, quindi ancora ti dice: «Ma l’omofobia non esiste». Non è vero che non esiste, ci sono ancora episodi di violenza purtroppo. Ritorno al discorso di prima, sarei molto felice che non ce ne fosse bisogno ma va approvata assolutamente la legge contro l’omobitransfobia perché l’omofobia c’è ancora come c’è ancora il razzismo. Parlo veramente per queste persone che non si informano, perché vedono cosa? Dei programmi TV dove ci sono delle persone gay o ci sono anche nelle fiction storie gay. Per questo non c’è più l’omofobia? Vanno informati di quante persone vengono ancora uccise, picchiate per strada e derise. Se ci sono due ragazzi che si tengono per mano, due ragazze che si baciano – non tutti per fortuna – ma c’è sempre quello che dice che sono zozzerie e che ci sono i bambini che guardano. C’è bisogno assolutamente di una legge che punisca queste persone che comunque usano violenza. Stiamo veramente tornando indietro su molte cose, come sta succedendo anche in America.

Visto che siamo in tema America, vorrei chiederti un commento sulla decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti di cancellare il diritto all’aborto…

Io rispondo a questa notizia dicendo che mi fa paura. Non avere più la libertà di decidere l’interruzione di gravidanza, che può essere per tanti motivi, è come se la libera scelta stesse passando di moda. Perché io posso decidere di essere madre, è una cosa importante, un impegno, e non tutte lo possono fare. Lo devi volere tantissimo, per cui io posso essere libera di dire «non me la sento in questo momento della mia vita”. Tante persone rimangono incinta perché vengono stuprate e sono vittime di abusi. Per cui devo poter essere libera di scegliere per il mio corpo. È una cosa agghiacciante. Considerando poi anche i casi in cui ci sono delle complicazioni proprio di salute, che richiedono l’interruzione di gravidanza.  

Credi che ci sia un rischio di fare marcia indietro su questo tema anche in Italia?

Ci ho pensato e devo dire che ho tremato all’idea. Spero fortemente di no, perché sarebbe veramente terrificante.

Lucia Ocone intervista Gay.it
Lucia Ocone in una scena di “Una boccata d’aria”, ora in sala

Quando si tratta di tematiche LGBT la comicità è un punto un po’ delicato, perché molti ne parlano per stereotipi. Credi invece che, usando i giusti termini, anche l’ironia e la comicità siano un modo per portare avanti la battaglia LGBTQ+?

Certo, ma come in tutti i giorni e devo dire su qualsiasi tema. Secondo me per arrivare alla gente e portare quel tipo di messaggio, qualunque esso sia, l’ironia e la comicità funzionano tantissimo. Ma io spesso l’ho usata con la mia comicità. Con tanti miei personaggi, soprattutto Veronica la televenditrice. Credo sia importante, certo non parlando per stereotipi come dici tu, però per far passare un qualcosa, un messaggio, questo assolutamente sì. 

Ci stiamo inoltrando in un Luglio ancora denso di Pride: cosa ti auguri per il futuro?

È un po’ il discorso di prima, ma spero davvero che non ci sia più bisogno di manifestare per la comunità. Sarebbe fantastico non dover più pensare a sottolineare lui è gay o lui è etero. Poi dico sempre, dipende da come le usi certe frasi, magari facendo un doppio giro per prendere in giro l’omofobia, no? Io ho degli amici che fanno serate LGBT, e ogni tanto gli dico che mi hanno portato la malattia e ridiamo. Per cui è la presa in giro di chi veramente pensa questa cosa, che l’omosessualità sia una malattia, che tra l’altro mi fa davvero ridere. Io sono malato, allora mi dai assistenza e soprattutto se non mi dai certi diritti, se facciamo che io sono diverso, mi fai pagare meno. E lo dico da eterosessuale.

 

Lucia Ocone intervista Gay.it
Una foto dall’Albano Lazio Pride. Foto: Marco D’Alò

In questo senso, a livello istituzionale spesso vengono usati due pesi e due misure…

Tutto ciò che è contro la libertà di scelta di un essere umano mi fa veramente diventare matta. Che si tratti di aborto o di orientamento sessuale: io sono un cittadino uguale a un eterosessuale, perché mi devi togliere certi diritti? Una cosa che poi spesso mi dicono è: «Ma a te che te frega?». Però è una cosa che mi fa incazzare. Anche sul tema della disabilità. Una delle mie migliori amiche è paraplegica e sta in carrozzina da due anni, quindi la vivo giornalmente. È un problema se esce da sola, perché magari su un marciapiede c’è la rampa all’inizio ma non alla fine, e quindi poi deve tornare indietro. Oppure quando usciamo a mangiare insieme dobbiamo telefonare prima per chiedere se il luogo è fatto in modo accessibile, se ci sono i bagni accessibili. Dovrebbe essere la normalità, perché invece non lo è? Questo è un cittadino come tutti gli altri, non cambia niente, e ha diritto alle stesse attenzioni, gli sono dovute le stesse cose.

Anche qui torniamo sul DDL Zan, la legge prevede anche pene contro l’abilismo ma è stata comunque ignorata.

Follia, una cosa veramente da Medioevo e di un’ignoranza spaventosa. Mi auguro, per la comunità LGBTQ+ e per le altre categorie, di abbattere davvero questa parola, “diversità”. È proprio assurdo.

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