Laureato in Architettura a Roma e in regia al California Institute of the Arts di Los Angeles, Marco Simon Puccioni è tornato al cinema la scorsa settimana con Il Filo Invisibile, e da oggi, 5 marzo, in streaming su Netflix. Pellicola quantomai sentita, per Puccioni, felicemente sposato con un uomo e padre di due bambini nati tramite gestazione per altri. All’interno del film (qui la nostra recensione), interpretato da Filippo Timi e Francesco Scianna (qui la nostra intervista), il regista racconta la storia di Leone, 16enne, e dei suoi due papà, Simone e Paolo, in crisi dopo 20 anni d’amore.
Esattamente 20 anni fa Puccioni esordisce al cinema con “Quello Che cerchi” (2002), in cinquina ai David di Donatello come migliore opera prima. Nel 2008 al Festival di Berlino con “Riparo”, tra i film italiani più premiati e visti all’estero dell’anno, nel 2009 Puccioni è alla Mostra del Cinema di Venezia con il documentario “Il Colore delle parole”, che affronta i temi dell’immigrazione e dell’intercultura. Nel 2012 il regista racconta la sua storia con il documentario “Prima di tutto”, menzione speciale ai Nastri D’argento. Un diario privato girato nell’arco di due anni tra gli USA e l’Italia, con protagonisti Marco Simon Puccioni e il suo compagno, diventati papà di due figli da due mamme consapevoli, una “mamma-pancia” (colei che li ha tenuti in grembo) e una “mamma-uovo” (la donatrice degli ovuli).
Nel 2014 esce “Come il vento”, con Valeria Golino nei panni di una delle prime donne direttrici di carcere in Italia. Tra il 2014 e il 2018 Puccioni alterna il lavoro di sceneggiatore, produttore e di docente di regia alla scuola G.M. Volonté. Nel 2019 firma la regia a teatro di “After the End” e nel 2020 esce al cinema con il documentario “Tuttinsieme”, altro titolo con cui racconta la sua famiglia arcobaleno.
Un dialogo intimo tra due padri che ripercorrono gli ultimi quattro anni della crescita dei loro gemelli. Due uomini che ricordano come i loro figli abbiano elaborato, in diverse età, cosa significhi vivere in una famiglia con due padri, rispondendo alle domande dei loro compagni sulla madre o giocando sui nomi e sui ruoli. Due papà che vivono il clima di forte contrapposizione in cui Monica Cirinnà riesce a dare all’Italia una legge sulle unioni civili.
Due anni dopo quell’esperienza di vita diventa lungometraggio cinematografico con Il Filo Invisibile, dramedy su un adolescente (Francesco Gheghi) che cerca l’amore schivando pregiudizi ed equivoci, mentre le sue certezze vengono messe in crisi dal conflitto tra i suoi due padri.
Un “film costruito intorno alle implicazioni dei nuovi modi di venire al mondo e che pone delle domande su cosa ci definisce come esseri umani, come figli e come genitori“, ha precisato il regista. “La procreazione medicalmente assistita interessa sempre più coppie e in particolare può assumere caratteristiche particolari presso le coppie omosessuali. Negli ultimi anni si è molto dibattuto sul matrimonio e la genitorialità da parte di coppie omosessuali, sollevando più di un interrogativo su cosa sia la famiglia contemporanea. Che influenza ha l’orientamento sessuale del genitore sul benessere del bambino? Come influenza le sue relazioni familiari e sociali? Quali sono i confini della sua famiglia? I legami di sangue sono ancora il fondamento della genitorialità e della famiglia? Possiamo ancora affermare che per il bambino il legame genetico sia emotivamente più importante della cura di un genitore?“, si domanda Puccioni. “Per riflettere su queste domande ho voluto scrivere la storia di questa famiglia in disfacimento dal punto di vista del figlio ovvero la persona il cui benessere dovrebbe importare più di ogni altra cosa“.
E se un divorzio è sempre catastrofico per un figlio, in una coppia omosessuale le conseguenze possono essere molto più complicate perché le leggi attuali faticano a seguire l’evoluzione dei diversi tipi di famiglie.
Nel corso di una roundtable a cui abbiamo potuto partecipare, Puccioni ha così risposto ad una nostra domanda sul tema della GPA in Italia, sulla destra che ha presentato proposte di legge per renderla illegale anche all’estero e sull’enorme quantità di disinformazioni che puntualmente travolgono il dibattito.
“Vorrei proporre che il matrimonio diventi un reato universale. Se andiamo in giro per il mondo vediamo episodi di sfruttamento, le spose bambine e i matrimoni combinati. E allora facciamolo reato universale. La stessa cosa che si dice sulla GPA. Siccome si possono trovare situazioni di sfruttamento, losche, in cui si fa business, allora si dice facciamo di tutta un erba un fascio. Ma un Paese intelligente distingue, un Paese che non cerca populismo elettorale dovrebbe fare una legge che regoli la GPA, in modo che non esistano episodi di sfruttamento, tramutando questo desiderio genitoriale in realtà. Visto che la scienza ci ha aiutato e l’umanità lo rende possibile, bisognerebbe regolamentarla”.
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