L’ossessione di Mario Adinolfi nei confronti della comunità LGBT prosegue, in modo quasi patologico e sempre più preoccupante. Il leader del Popolo della Famiglia se l’è presa ieri con le persone trans, attaccando ancora una volta Rai 1, a suo dire colpevole di trattare argomenti legati alla comunità T.
“Ho visto su Raiuno alle 14.30 fare l’ennesimo discorso su quanto è giusto e figo fare le copertine sui trans”, ha cinguettato Adinolfi. “E noi genitori di under 12 a dover spiegare in casa: chi sono i trans? È possibile chiedere ai vertici Rai che l’indottrinamento gender eviti la fascia pomeridiana?”.
Peccato che l’educazione spetti a qualsiasi buon padre di famiglia, tradizionale o meno che sia. Adinolfi non dovrebbe certamente prendersela con la tv pubblica, se è incapace di spiegare alla figlia under 12 chi siano le persone trans, possibilmente senza scivolare gratuitamente nei soliti insulti transfobici. Evento puntualmente verificatosi poco dopo, perché il fondatore de La Croce è tornato a sparare a zero contro la comunità T, con parole immancabilmente volgari e inaccettabili.
Dev’essere chiaro un concetto. Se un maschio dichiara “io sono una femmina” (o viceversa) la cosa equivale al sottoscritto che dicesse “io sono magro”: è una stramberia non corrispondente alla realtà, è una cosa non vera. E scappare dalla verità crea solo dolore. Viva la verità.
Una fuga dalla verità che Adinolfi perpetua da anni, alimentando odio nei confronti di quelle persone che proprio lui, leader di un partito ultracattolico, dovrebbe accogliere a braccia aperte e proteggere, perché spesso ultimi tra gli ultimi. Ma tra il dire e il fare, neanche a dirlo, c’è la propaganda politica segnata dall’odio e dall’ignoranza.
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