Dinanzi ad un possibile Governo Draghi formato da Movimento 5 Stelle, LEU, Partito Democratico, Lega, UDC e Forza Italia, Monica Cirinnà e Arcigay hanno giustamente voluto rimarcare come l’essere europeisti voglia dire anchee guadare ai diritti LGBT.
Un duplice messaggio chiaramente inviato alla Lega di Matteo Salvini, riscopertasi ‘europeista’ dalla mattina alla sera pur di rientrare nella nuova maggioranza, e ai partiti di centrodestra che negli ultimi mesi hanno dichiarato guerra alla legge contro l’omotransfobia, la misoginia e l’abilismo, attesa ancora in Senato.
“Tutti coloro che sventolano l’europeismo devono sapere che l’europeismo è fatto di contenuti politici, di eguaglianza, di diritti, di lotta alle diversità“, ha sottolineato la senatrice Pd a Radio Immagina. “Per questo sono pienamente fiduciosa in Draghi. Sono convinta, infatti, che non ostacolerà percorsi parlamentari di leggi relativi ai diritti delle persone, come quella Zan che riguarda i diritti civili, o di quelle che afferiscono ai diritti sociali, come la lotta alla discriminazione sui posti di lavoro. Diritti civili e diritti sociali sono un tutt’uno che riguarda l’esistenza delle persone”. “Il superamento dei decreti Salvini ha dato un importante segno di discontinuità ma restano aperte alcune questioni che afferiscono al nostro essere europei. Penso allo ius soli e alla legge contro l’omofobia e la misoginia, possiamo dare ancora dei segnali importanti sui diritti tenendo separata la via parlamentare da quella del governo. Il Parlamento si deve riappropriare del proprio ruolo che è quello di indirizzo e di controllo“.
“In questi giorni di grande apprensione, in cui attendiamo che il governo ritrovi una stabilità, leggiamo con preoccupazione il gioco di veti che alcune forze politiche stanno ponendo al premier incaricato Mario Draghi per contrattare l’appoggio nelle aule parlamentari“, ha dichiarato Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay. “In particolare ci sorprende chi, come l’Udc, annuncia di voler sostenere un governo europeista chiedendo lo stop dell’iter parlamentare della legge contro l’omotransfobia, già approvata alla Camera, e che è un provvedimento acquisito da tempo e ormai consolidato in gran parte dei Paesi che costituiscono l’Unione europea. Non solo: sorprende il modo spudorato con cui nella nostra Repubblica coloro che sono investiti del potere legislativo, contrattino quel potere con l’esecutivo, facendo carta straccia della divisione dei poteri, e della loro reciproca autonomia, che è asse fondante del nostro assetto costituzionale. Il nostro auspicio sta saldamente ancorato, al contrario, alla nostra Costituzione: ci aspettiamo infatti che il Parlamento, anche in un contesto di maggioranza ampia a sostegno di un governo tecnico, rivendichi l’autonomia del potere legislativo e prosegua nell’’iter di approvazione di provvedimenti di cui i nostri tessuti sociali hanno un grande bisogno, a partire dalla legge contro l’omotransfobia”.
“Rivolgiamo in particolare questo appello alle forze che sostenevano la vecchia maggioranza (Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Leu e Italia Viva) e che ancora possono mettere assieme i numeri per raggiungere il traguardo dell’approvazione definitiva”, ha continuato Gabriele Piazzoni. “Ma non solo: in tema di europeismo, in particolare oggi che l’europeismo sembra diventato la bandiera di molti se non di tutti, ci teniamo a ricordare che l’Europa è quella dell’uguaglianza, dei diritti, quella che include le differenze e sostiene l’autodeterminazione dei cittadini e delle cittadine. La stessa Ursula Von der Leyen lo ha chiarito senza mezzi termini: non c’è spazio per la discriminazione delle persone lgbti+ nell’Unione europea. Quindi: non esiste europeismo che possa porre veti sulle leggi che promuovono i diritti umani, civili e sociali delle persone. A questo proposito, vogliamo portare all’attenzione del premier incaricato il fatto che le coppie di gay e lesbiche con figli vivono ancora oggi in Italia una grave condizione di invisibilità, sulla quale infierisce la crisi che stiamo attraversando e che andrà presumibilmente aggravandosi nei mesi a venire. Quei figli e quelle figlie sono cittadini e cittadine dell’Europa e non possono vivere in una dimensione di diritto a metà per l’opposizione di chi si dice europeista ma in realtà dell’Europa ha eletto a modelli Polonia e Ungheria, cioè Paesi che attraversano una buia stagione liberticida, che coinvolge le donne e le persone lgbti. L’Italia non può e non deve seguire quell’esempio: su questo siamo pronti anche subito a tornare nelle piazze.”
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Non mi stancherò mai di dire che in questo paese dobbiamo contare di più e parlare di meno. Contiamo i numeri al senato. Che troviamo? almeno a parole, cioè confidando nella buona fede di chi si dice favorevole al ddl Zan, troviamo che quelli che si oppongono al ddl Zan sono in minoranza al senato, per poco, ma in minoranza. Quindi a chi vuole il ddl Zan non conviene far entrare il ddl Zan nel programma di governo, ammesso che si riesca a farcelo entrare, perchè questo significherebbe dare alla minoranza che è contro il ddl Zan e che sostiene il governo Draghi, il potere di condizionare l'iter del ddl Zan, proprio perchè diventato punto del programma di governo. Non mi pare un grande affare. La Cirinnà ha detto bene:Draghi non ostacolerà percorsi parlamentari, etc etc. come la legge Zan. In parole povere, i numeri al senato ci sono, risicati a dire il vero ma ci sono, Draghi non si metterà di traverso, non diamo ai contrari al ddl Zan il potere di veto sul ddl Zan, potere che avrebbero proprio se costringessimo Draghi ad occuparsi del ddl Zan, nel qual caso Draghi dovrebbe come PdC mediare all'interno della nuova maggioranza, il che significherebbe che magari per tenere in piedi il governo si modifica il testo, ricomincia la navetta tra i 2 rami del parlamento e prima che il ddl Zan diventi legge qualcuno potrebbe far cadere il governo Draghi e con esso pure il ddl Zan. Ho il sospetto che chi dentro la ex maggioranza non voglia il ddl Zan, voglia usare la nuova maggioranza e Draghi per non venire allo scoperto quale finto sostenitore del ddl Zan, cioè salvare la facciata finta gay-friendly dicendo che il ddl Zan non è passato per colpa di Draghi e del nuovo governo. La ex maggioranza ha i numeri per far passare la legge, li usi, separando la partita sul ddl Zan, in cui siamo in vantaggio, da quella del governo Draghi, che è tutt'altra partita.