Marco Maria Taglialatela è un architetto nonché un professore di Napoli che ieri, giornata mondiale contro la violenza sulle donne, si stava recando a scuola dai suoi ragazzi. Apparentemente una mattinata come le altre, se non fosse che in metropolitana Marco, marito di Carlo Cremona, referente dell’associazione I – Ken, sia stato aggredito e minacciato da un uomo sui 50 anni, italiano, campano. “Il tutto nell’indifferenza di quanti e quante passavano ed ascoltavano e proseguivano“, ha scritto sui social Taglialatela, che ha ricostruito quanto avvenuto al Corriere della Sera.
“Attendevo ai piedi della scala mobile che si diradasse la calca per rispettare il distanziamento anti Covid. Sono stato urtato da un tipo sui cinquanta anni con un trolley. Ho protestato, ho fatto presente che ero in attesa, che c’ero prima io e che stavo aspettando per salire“. A quel punto è scoppiato il putiferio. “Stu Ricchione ‘e mmerda, fai schif’, si Nun te stai zitt te schiatt nu curtiell dint’ a panza…“, gli ha urlato l’uomo, che ha poi cercato di farlo cadere sgambettandolo in pieno giorno. “È nato uno diverbio, cercavo di tenere testa agli insulti per non mostrare paura e debolezza, poi si è avvicinato facendo il gesto di prendere qualcosa dalla tasca o dal pantalone, non ricordo, dicendomi che se avessi continuato mi avrebbe “schiattato nu curtiell dint’ ‘a panza“, continua Marco sui social.
Il professore ha chiesto aiuto a due militari, non essendoci presidi delle forze dell’ordine. Taglialatela ha denunciato, ma quella denuncia verso ignoti l’ha già definita “inutile“, perché sarà sempre “la mia parola verso la sua, nonostante gli addetti di Trenitalia che hanno assistito ed a cui ho chiesto per primi un aiuto“.
Carlo Cremona, da noi contattato, ci ha confessato come suo marito sia rimasto talmente scosso dall’aggressione in stazione dall’aver faticato a stare in classe, nella giornata di ieri, perché travolto da continue crisi di pianto. “Chiediamo solo di poterne parlare con l’assessore comunale Antonio De Iesu e relazioneremo all’UNAR“, ha proseguito il referente dell’associazione I – Ken. “Affinché le Grandi Stazioni e le metro abbiamo adeguati impianti di sicurezza. Ad esempio le telecamere inquadrano le azioni e non l’audio, quindi le minacce non vengono registrate, auspichiamo che chi abbia assistito e non si sia fermato parli, che i dipendenti di Trenitalia in servizio raccontino quello che hanno visto ieri e non solo. Abbiamo scoperto la solitudine in cui le vittime vivono le stazioni, questo è terzo mondo ed ha ragione Le Figaro. Napoli può solo risorgere, è già morta“.
Marco Maria Taglialatela aveva già denunciato un fatto omofobo avvenuto nella sua classe, nel 2019, con la sua sedia etichettata come “la sedia del gay” da qualche studente.
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