Foto in copertina: Jane Barlow/PA
Questo mercoledì 22 Dicembre in Scozia si terrà il voto finale che permetterà alle persone transgender tra i 16 e i 17 anni di portare avanti il percorso di affermazione di genere senza iter burocratici.
Stando al Gender Recognition Act 2004, approvato a Wenstmister nell’Aprile 2005, cambiare genere sui propri documenti richiede una certificazione medica e psichiatrica, oltre ad un “periodo di prova” di oltre due anni per “garantire” che la tua identità di genere sia davvero quella che dici.
Oltre ad un notevole costo di tempo e denaro, la pratica risulta invasiva e invalidante.
In particolar modo con la nuova legge non sarà necessario confermare la propria “disforia di genere” per portare avanti il percorso, aprendo le porte a più soggettività (perché spoiler: non tutt* le persone transgender hanno disforia).
Con oltre 30 riconoscimenti di genere all’anno, la nuova riforma garantirebbe – secondo le stime – un incremento di 250-300 applicanti.
Tuttə felici? Mica tanto.
La prima preoccupazione è che questo garantirebbe ‘poca sicurezza’ a partire dai bagni pubblici ai carceri femminili, dando quindi il passepartout a uomini pericolosi e abuser.
Una lagna che le TERF portano avanti da tempo, su tutte la solita JK Rowling che ritiene “distruggerà i diritti delle donne”.
Ci si mette anche la chiesa convinta che a 16 anni si è troppo giovani per comprendere la propria identità di genere: “I minori devono essere protetti dal fare dichiarazioni legali permanenti sul loro genere che possano portare a interventi irreversibili, tra cui anche operazioni chirurgiche” scrivono i vescovi in un documento ufficiale.
“Abbassare l’età minima per la dichiarazione con la quale si decide di cambiare sesso da 18 a 16 anni e introdurre un sistema di autoidentificazione incoraggerà un numero maggiore di minori e giovani su questa strada. Questa legislazione toglierà a persone vulnerabili, compresi i minori, cure mediche indispensabili, sostegno e protezione“.
Un luogo comune che fatica a trovare aderenza con la realtà: Nicola Sturgeon, primo ministro, leader dello Scottish National Party, e “veterana femminista” ci tiene a sottolineare che la riforma non influenzerà per nulla i diritti ottenuti.
Victor Madrigal-Borloz – avvocato delle Nazioni Unite esperto sulla protezione contro la violenza e la discriminazione basata sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere – ha sottolineato su Scotsman “che tutte le persone affette da violenza e discriminazione, di qualunque natura sia, vivono in comune esperienze che dovrebbero fornire una nozione dell’importanza a guardarsi a vicenda, ascoltarsi, e agire verso l’altro cn rispetto, gentilezza, e compassione“.
Per Borloz a procrastinare la legge sono solo “gli infondati e negativi stereotipi riguardo le donne trans” e che approvarla sarebbe il “più efficiente e appropriato modo per garantire dei diritti umani”.
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