La morte di Brianna Ghey ha scosso la comunità di Warrington, nel Regno Unito, e le indagini sulle cause che hanno portato al tragico epilogo stanno rivelando dettagli sempre più inquietanti sul periodo antecedente al suo omicidio.
A riprova che l’identità transgender della ragazza pare davvero essere il movente principale dell’aggressione – a differenza di quanto sostenuto dalla polizia in fase d’indagine iniziale -, vi sono le testimonianze delle persone più vicine a Brianna, che raccontano di come la ragazza subisse episodi di bullismo da tempo.
Sabato scorso, il corpo di Brianna era stato trovato a Linear Park, Warrington. Pochi giorni prima della sua morte, la sedicenne aveva caricato un video su TikTok con la didascalia “sono stata esclusa a scuola“: i suoi compagni l’avevano isolata.
Gli amici della sedicenne hanno riferito ai tabloid che Brianna era stata vittima di bullismo per anni senza alcun intervento da parte delle autorità, e che gli episodi erano diventati sempre più gravi negli ultimi tempi.
Un’escalation di violenza che era poi sfociata in una vera e propria imboscata, quando Brianna era stata accerchiata e picchiata da un gruppo di bulli.
“È stata bullizzata e picchiata da una gang di ragazzini solo perché era trans. La sua scuola superiore e la polizia di Cheshire si sono rifiutate di intervenire” ha raccontato un’amica.
Altre testimonianze hanno confermato che Brianna era stata vittima di bullismo a causa della sua identità, e che sia la sua scuola superiore che la polizia locale non avevano fatto nulla per proteggerla.
“È stata bullizzata a scuola per anni. Gli insegnanti ovviamente lo sapevano, ma sceglievano deliberatamente di non intervenire“, ha spiegato ancora un amico al giornale The Sun.
La morte di Brianna ha scatenato una grande reazione emotiva da parte della comunità LGBTQ+ del Regno Unito e di tutto il mondo. Molti hanno espresso il loro sostegno alla famiglia e hanno chiesto azioni concrete per prevenire il bullismo e proteggere i giovani LGBTQ+ dalla violenza.
La preside della Birchwood Community High School, scuola superiore in cui Brianna aveva studiato, ha emesso nelle scorse ore una dichiarazione:
“Siamo sconvolti e devastati dalla notizia della morte di Brianna. Questo è comprensibilmente un momento molto difficile e angosciante per molti e faremo il possibile per sostenere i nostri studenti e l’intera comunità scolastica“.
Tuttavia, molti hanno criticato la scuola accusandola di non aver fatto abbastanza per proteggere Brianna dal bullismo e dalla violenza, sostenendo che una politica più stringente sugli episodi di violenza fisica e verbale e attività di sensibilizzazione più approfondite avrebbero forse potuto salvare la ragazza.
Il caso di Brianna Ghey non è isolato. In tutto il mondo, i giovani LGBTQ+ sono spesso vittime di bullismo e discriminazione. Molti di loro subiscono violenza fisica e psicologica a scuola, sul posto di lavoro e nella loro vita quotidiana.
È urgente che i governi, le istituzioni e la società civile agiscano con determinazione per proteggere i giovani LGBTQ+ dalla violenza e dal bullismo, e per promuovere la tolleranza e l’accettazione delle persone di tutte le identità di genere e orientamenti sessuali.
Inoltre, è importante che gli insegnanti e il personale scolastico ricevano la formazione e le risorse necessarie per prevenire il bullismo e creare un ambiente scolastico sicuro e accogliente per tutti gli studenti, soprattutto quelli più vulnerabili.
La morte di Brianna Ghey è una tragica testimonianza di come – anche tra i giovanissimi – l’ignoranza cieca e l’ignavia delle istituzioni possano diventare fatali.
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