Il primo giugno scorso Leonardo Sinopoli, performer di fama mondiale da oltre 73.000 follower Instagram, ha denunciato un episodio omofobo vissuto sulla propria pelle in Valle d’Aosta. Classe 1998, Leonardo è stato verbalmente aggredito in palestra da un 30enne, che lo ha insultato in quanto omosessuale, perché a suo dire i “fr*ci” danno fastidio e non vorrebbe mai che qualcuno ci possa provare con lui sotto la doccia. Dinanzi a quelle parole così gratuite e così violente Leonardo ha reagito, chiedendo di evitare simili uscite, scatenando la reazione fisica e verbale del 30enne, convinto di poter liberamente dire di non volere gay in palestra.
“Affermare ad alta voce negli spogliatoi di non volere persone gay in palestra perché ti danno fastidio non è un’opinione”, ha denunciato Sinopoli sui social. “La libertà di espressione ed esprimere una propria opinione sono cose ben lontane da questo. E ancora no, basta giustificare le persone, non si tratta solamente di ignoranza, si parla di persone Violente. Non ho paura di dire che subito dopo questa aggressione sono rimasto scioccato e che ho pianto, ma la cosa che conta per me è aver avuto il coraggio di rispondere. Di rispondere a questa persona e di condividere quanto successo con altre persone“.
Parlarne ha aiutato il giovane, che ha scoperto di essere circondato da tante persone pronto a sostenerlo. “Non sono più ai tempi del liceo quando, dopo l’ennesima aggressione subita, a 16 anni ho deciso di cambiare città e di trasferirmi da Aosta a Firenze da solo; sono letteralmente scappato dalla mia città portandomi dietro traumi su cui sono finalmente riuscito a lavorare“, ha proseguito Leonardo. “Adesso di anni ne ho 24 e non concedo più a nessuno di trattarmi così. La mia fortuna più grande è stato scoprire di avere una famiglia fantastica“.
Il performer ha voluto ringraziare i titolari della palestra, che sono immediatamente intervenuti, e Arcigay Valle d’Aosta Queer Vda. “Io questa volta non ho avuto paura di rispondere all’ennesimo episodio violento e come accennato, so di avere tante persone intorno a me su cui contare. Ma come dicevo prima questo non è un caso isolato. Il mio pensiero va a tutte le persone che questo sostegno non ce l’hanno o che magari non sanno di avere. Ci terrei a far riflettere su quanto sia importante il ruolo che giocano le persone attorno a noi. Cosa pensate possa succedere ad un* ragazz* che subisce un’aggressione di questo tipo e che quando torna a casa non può chiedere aiuto? Troppo facile mettere al mondo dei figli e dire di amarli quando poi non si è in grado di accettare qualcosa come l’orientamento sessuale o l’identità di genere di questi ultimi. Bisogna che ci sia una presa di coscienza da parte di tutt*. Dalla famiglia alla scuola, dalla palestra alle nostre strade, pretendo che ogni luogo diventi un posto sicuro per tutt* noi“, ha concluso Leonardo.
Un appello, quello del ragazzo, raccolto da Arcigay Valle d’Aosta Queer Vda, che ha invitato tutti a denunciare episodi simili, perché l’omotransbifobia esiste. Anche in Valle d’Aosta.
“Avevamo già creato un google form per raccogliere i dati e le testimonianze degli atti di discriminazione e omofobia che le persone della comunità subiscono“, ha rivelato il presidente Giulio Gasperini ad Aostasera. “Quando Leonardo ci ha contattati a proposito di questo episodio di omofobia – avvenuto tra l’altro in una delle palestre convenzionate con Arcigay – la prima cosa che abbiamo fatto è stata sentire anche i responsabili della struttura che hanno subito preso posizione contro la persona violenta e abbiamo scritto un post di denuncia. Poi abbiamo pensato che era proprio per questo tipo di situazione che avevamo creato il form e lo abbiamo ricondiviso sui nostri canali, ripetendo che c’è sempre la possibilità di rivolgersi direttamente a noi”.
Un form del tutto anonimo, per denunciare eventuali episodi di violenza omobitransfobica. Perché la Valle d’Aosta non è un’isola felice dove l’omobitransfobia non esiste.
“Non è così e l’episodio che ha coinvolto Leonardo è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso“, ha precisato Alice Sartore, vicepresidente dell’associazione Arcigay QueerVdA. “Così abbiamo deciso di cercare di documentare e dimostrare che questo problema esiste anche da noi con dei dati statistici, seri. Al momento non abbiamo ancora un numero di testimonianze sufficiente per trarre delle conclusioni, ma speriamo che questo strumento venga diffuso sempre di più”. “Non importa chi subisca una violenza, l’importante è che ci siano degli strumenti per gestire questi episodi. L’importante è riconoscere la discriminazione come tale e costruire attorno a sé una rete di supporto. A tutti l* ragazz* più giovan*: scriveteci in DM, tesseratevi se potete, mettetevi in contatto con qualcuno che vi capisca e vi supporti”.
Un form che potete trovare cliccando qui. Il Pride della Valle d’Aosta si terrà
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