Il tribunale distrettuale di Varsavia ha emesso una sentenza nei confronti dell’emittente pubblica polacca TVP affinché rimuova da YouTube il documentario “Inwazja”. Il doc in questione è stato trasmesso pochi giorni prima delle ultime elezioni e ha puntato il dito, tra le altre cose, contro la comunità LGBTQI, accusata di cospirare contro la Polonia insieme a George Soros. La causa è diventata realtà su richiesta di KPH (associazione che lotta contro l’omofobia), che ora vuole perseguire ulteriori azioni legali contro TVP.
Il 10 ottobre scorso, in prima serata, TVP aveva trasmesso questo doc di 30 minuti furbescamente manipolato e volutamente distorto, con “interpretazioni errate”, come denunciato da KPH. Il tutto mostrando i volti dei partecipanti ai Pride nazionali, compresi quelli dei leader LGBTQI Monika Tichy, Elżbieta Podleśna, Karol Opic e Krzysztof Listowski. Parti del documentario, poi interamente caricato su Youtube dalla stessa rete televisiva, erano state filmate da un “giornalista sotto copertura”.
Il rappresentante legale di KPH Jakub Turski aveva chiesto la rimozione di “Inwazja” da Youtube e la non diffusione futura in nessuna forma, oltre a pubbliche scuse e a 2.500 euro di risarcimento. Il tribunale distrettuale di Varsavia ha invece ordinato la rimozione di “Inwazja” da YouTube e vietato la sua pubblicazione o eventuali frammenti in qualsiasi forma per un anno di tempo. Le persone i cui volti sono comparsi nel documentario vogliono denunciare TVP, perché sostengono giustamente come la loro sicurezza – a causa dell’odioso e falso taglio dato al documentario – sia in pericolo.
Rémy Bonny, esperto di politica LGBTQI dell’Europa centrale e orientale, ha così commentato la sentenza: “Questo è un precedente importante. Negli ultimi anni il governo polacco ha smantellato l’indipendenza della magistratura. Che un tribunale locale polacco tenga fede alla legge poalcca in favore della comunità LGBTQI è un passo importante per eventuali casi futuri”. “C’è sempre più pressione sulla retorica estremamente aggressiva del governo attuale nei confronti della comunità LGBTQI. Solo la settimana scorsa la Commissione europea ha inviato una lettera alle zone “libere dall’ideologia LGBT” del Paese minacciando loro di portare via i fondi di coesione se non rispetteranno gli standard europei di antidiscriminazione. Le imminenti elezioni presidenziali del 28 giugno costituiranno uno slancio importante per il futuro europeo della Polonia”.
Alle elezioni, come scritto giorni fa, prenderà parte anche Rafał Trzaskowski, già sindaco di Varsavia e favorevole ai diritti LGBT.
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