Antonio Ruiz, il primo gay spagnolo ad essere risarcito dal suo governo per essere stato internato come soggetto "pericoloso e da riabilitare" durante la dittatura franchista, ha definito il traguardo raggiunto "un grande successo" non solo per sé stesso, ma per tutta la comunità lgbt spagnola. Ruiz, che adesso ha 50 anni ed è presidente dell’associazione "Ex-Presos Sociales", decise di fare il suo coming out in famiglia il 3 marzo del 1976, quando aveva solo 17 anni. Franco, in realtà, era già morto da quattro mesi, ma le sue leggi vigevano ancora e classificavano i gay come persone pericolose da sottoporre a riabilitazione.
La famiglia, presa alla sprovvista dalla notizia, chiese aiuto ad una suora che lo denunciò alle autorità. "Il giorno dopo vennero quattro poliziotti nella mia casa in un quartiere di Valencia e mi portarono via. Lì iniziò il mio martirio: dal primo strupro, alle percosse alle umiliazioni. Sono rimasto in carcere per tre mesi, all’inizio a Valencia, poi a Carabanchel e Badajoz, dove c’era la più alta concentrazione di detenuti omosessuali". A Badajoz veniva seguito un protocollo che avrebbe dovuto "riabilitare" i gay. "Era l’epoca dell’elettroshock e delle terapie coercitive" ha spiegato Ruiz al quotidiano spagnolo El Paìs. I detenuti erano a guardare prima immagini di sesso tra uomini e donne, "poi quando apparivano uomini soli l’omosessuale subiva una scarica elettrica". "Questa è la prima volta – ha tenuto a sottolineare Ruiz – che un governo indennizza i gay per quanto subito durante la dittatura".
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