Quando Desmond Tutu si scusò con i gay per i mali della chiesa

20 anni fa la notizia su Gay.it. “Non potrei venerare un Dio omofobo".

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2 min. di lettura

Desmond Tutu è passato a miglior vita. Aveva 90 anni, interamente spesi a difesa degli oppressi. Nel 2001, come all’epoca riportò Gay.it, l’allora Arcivescovo Tutu si scusò con la comunità LGBTQ+ per il modo in cui era stata sino ad allora trattata dalla chiesa.

«Nessuno che fosse fedele agli insegnamenti di Cristo, potrebbe condannare le persone basandosi sul loro orientamento sessuale»

Così disse Tutu durante  una conferenza sull’omofobia a Città del Capo.

Il primo vescovo apertamente gay della chiesa anglicana americana, Reverendo Gene Robinson, ha confidato in queste ore a Politico “Quando feci coming out, Desmond fu il primo a difendermi“. E sul retrocopertina del libro che Robinson pubblicò proprio quell’anno, Tutu firmò il seguente messaggio: “Gene Robinson è un essere umano meraviglioso e sono orgoglioso di appartenere alla sua stessa chiesa“.

E del resto da sempre Desmond Tutu aveva dimostrato di avere la propria autonoma opinione rispetto alle indicazioni dei superiori religiosi, che lo avevano osteggiato per le sue posizioni a favore dei diritti delle persone omosessuali. Desmond Tutu aveva così risposto:

«Non potrei venerare un Dio omofobo»

La vita di questo gigante dei nostri tempi era costellata di fragilità e coraggio. Nel 1984 Tutu divenne il primo arcivescovo nero di Città del Capo, capitale di quel Sudafrica in cui all’epoca vigeva il regime dell’apartheid. Apartheid contro cui Tutu ha combattuto un’intera vita, a fianco del suo amico Nelson Mandela.

E nel 1984 il mondo, che iniziava ad aprire gli occhi su quell’immane e vergognosa segregazione costituzionalizzata, assegnò all’arcivescovo Tutu il premio Nobel per la pace, per la sua campagna non-violenta contro il regime dell’apartheid.

Una vita spesa all’insegna della difesa dei diritti umani. Una vita dalla parte dei fragili. In difesa non solo delle persone discriminate sulla base di un distinguo di razza, ma anche per i poveri, i diseredati, per la conciliazione civile, per il diritto all’aborto, per il diritto al suicidio assistito e per il malati di AIDS-HIV. Su questo, Gay.it vi aveva raccontato nel 2016 l’iniziativa con Elthon John (leggi qui).

Qui il bellissimo documento fotografico redatto da BBC >

 

 

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